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John Ruskin: onestà, affetti e giustizia per realizzare una società giusta

Un uomo onesto è una delle migliori opere di Dio attualmente visibili, ed alquanto rara nello stato attuale delle cose; ma non è un’opera incredibile o miracolosa, e tanto meno anormale. L’onestà non è una forza perturbatrice che disturbi le orbite dell’economia; ma una forza coerente ed imperiosa, obbedendo alla quale e solo con ciò quelle orbite possono continuare senza cadere nel caos.” John Ruskin

È possibile costruire una società giusta fondata sugli affetti degli esseri umani e sulla giustizia? A questa domanda dà una risposta affermativa il libro intitolato Unto this last di John Ruskin (1819-199), pubblicato in Italia nel 1908 dalla casa editrice Voghera di Roma con il titolo italiano: “La fonte di ricchezza”. Questa edizione è particolarmente importante perché è stata curata da Giovanni Amendola.

Quest’opera è composta da quattro saggi che l’autore pubblicò nel 1860 sul Cornhill Magazine e raccolse successivamente in un unico libro che divenne un caso perché fu aspramente criticato e stroncato.

Secondo Ruskin, l’essere umano è fondamentalmente buono ed è dotato di un’anima capace di senso morale. Con Unto this last si poneva due obiettivi:

1) “dare una stabile ed accurata definizione della ricchezza”;

2) “dimostrare che l’acquisto della ricchezza è possibile soltanto sotto certe condizioni morali della società, prima fra le quali la credenza nell’esistenza, ed anche, per i fini pratici, nella conseguibilità dell’onestà” (pag. 6).

Scriveva: “nessuna azione umana è stata dal Creatore degli uomini designata ad essere guidata con le bilance della convenienza, sibbene con quelle della giustizia. Perciò egli ha reso sterili per sempre tutti gli sforzi per determinare che cosa sia «utile» fare. Nessun uomo ha mai saputo o potrà mai sapere quale sarà per sè stesso o per gli altri l’ultimo risultato di una qualsiasi determinata linea di condotta. Ma ogni uomo può sapere, e la maggioranza di noi lo sa, qual è un’azione giusta e quale una ingiusta. E tutti noi possiamo anche sapere che le conseguenze della giustizia saranno alla fine le migliori possibili, sia per gli altri che per noi stessi, nonostante che non possiamo dire nè che cosa sia il «meglio» nè come mai esso potrà avverarsi. Ho detto bilance della giustizia, intendendo d’includere nel termine giustizia l’affetto quell’affetto che un uomo deve all’altro. Tutte le giuste relazioni fra padrone ed operaio e tutti i loro migliori interessi, dipendono in ultima analisi da quello.” (pag. 23).

La vera ricchezza non sta nell’accumulazione di beni o di denaro, ma nel potere sugli altri esseri umani, in particolare, sul loro lavoro. Le ineguaglianze sociali sono quasi sempre deleterie, ma possono essere giustificate in alcuni casi quando tutti gli altri individui ne godono vantaggi e tale situazione sia eticamente giustificabile. La circolazione della ricchezza può essere paragonata alla circolazione del sangue. Solo se essa avviene correttamente tutto il corpo sociale vive in salute.

L’opera contiene una durissima critica dell’individualismo, dell’etica della competizione, della legge del profitto e del liberismo economico. La ricerca del profitto ad ogni costo ha avvelenato i rapporti umani e bandito l’onestà dal sistema economico. L’obiettivo dei saggi è quello di mostrare che è possibile avviare e gestire imprese che tengano conto degli individui concreti con i loro desideri e soprattutto con i loro affetti. Secondo l’autore, gli affetti e le dimensioni concrete del cuore umano non sono riconducibili al calcolo del piacere e del dolore, né alle logiche del profitto.

Sembra che nelle nostre aspirazioni ad essere qualche cosa di più che onesti, noi abbiamo, in una certa misura, perduto di vista la proprietà di essere onesti. Non dobbiamo occuparci qui di ogni altra cosa in cui possiamo aver perduto fede, ma è certo che noi abbiamo perduto fede nella comune onestà e nel suo potere d’azione. Ed il nostro primo compito è di ricuperar questa fede, insieme ai fatti sui quali può riposare” (pag. 7). Solo recuperando l’onestà tra gli esseri umani è possibile pensare di costruire un sistema di relazioni industriali e di organizzazione del lavoro eticamente giusto e allo stesso tempo efficiente.

Una seria politica ha lo scopo di combattere le disuguaglianze create dai fallimenti del libero mercato: “Io credo che le ineguaglianze subitanee ed estensive di richiesta, che sorgono necessariamente nelle operazioni mercantili di una nazione attiva, costituiscono la sola difficoltà essenziale, che deve essere superata, se si vuol giungere ad una giusta organizzazione del lavoro.”.

Nell’introduzione e nei vari saggi Ruskin arriva a proporre un vero e proprio programma di riforme sociali che prevede:

1) istruzione gratuita per tutti i giovani per modellarne il carattere e avviarli al lavoro;

2) creazione di enti pubblici gestiti dallo stato per la produzione e distribuzione di alcuni beni essenziali;

3) sostegno a tutti giovani che perdono il lavoro attraverso l’istruzione e il reinserimento nel mondo del lavoro con salari fissi determinati ogni anno;

4) sistema di relazioni industriali in cui in nome dell’onestà siano fissate condizioni generali di lavoro tra i datori di lavoro e i lavoratori e che permetta anche di bloccare i salari rispetto alle variazioni del mercato;

5) giusto salario (argomento del terzo saggio del libro “Qui iudicatis terram”)

6) funzione sociale dell’impresa in sostituzione del commerciante truffaldino e dedito all’accumulazione di ricchezza quasi di rapina (pag. 45-47);

7) tutela dell’ambiente di lavoro, della salute dei lavoratori in nome della continenza e del decoro morale;

8) sistema sanitario e pensionistico per i più anziani che lasciano il lavoro.  

L’opera è molto ben scritta e chiara. Proprio in ragione di ciò fu aspramente criticata. In queste pagine sono anticipati tutti i capisaldi del cd. Modello Sociale Europeo e quindi quelle previsioni normative ed istituti giuridici contenuti nelle costituzioni redatte dopo la Seconda Guerra Mondiale e il Welfare. Ruskin propone un sistema ad economia mista con una forte presenza dello stato nell’economia, regolazione del mondo del lavoro e una stretta convergenza di etica ed economia.

Colpisce moltissimo il tema dell’onestà. Il libro è fortemente intriso di una grande e sincera ricerca di autenticità e verità nelle relazioni personali, sociali, economiche, finanziarie e politiche. All’homo oeconomicus ipercompetitivo, Ruskin preferisce l’essere umano creativo e dotato di un cuore in grado di promuovere l’amore e la fratellanza umana a dispetto della semplice ricerca di accumulazione di denaro e del profitto, un modello di essere umano sempre più raro nel sistema neoliberista che prevede la logica competitiva della rapina, lo sfruttamento di altri individui e la forza travolgente della truffa.

Edizione italiane di Unto this last di John Ruskin

Le fonti della ricchezza, Voghera Editore, Miliano, 1908 su Internet Archive (https://archive.org/details/ruskin-le-fonti-della-ricchezza);

A quest’ultimo. Quattro saggi di socialismo cristiano, Marco Valerio, 2003; 

Cominciando dagli ultimi, introduzione di Luigino Bruni, San Paolo 2014.

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