Cultura

Quando Genserico conquistò Sicilia e Africa

In quest’articolo scriverò del più grande re Vandalo della storia e del suo popolo additato tra i più violenti che si conosca. Basti pensare al termine vandalismo che ancora oggi evoca atti di barbarie.
Genserico fu re dei Vandali e degli Alani (tribù di stirpe iranica) prima nei territori a sud della penisola Iberica e poi nell’Africa romana.
Nacque nel 389 d.C. nella regione del Balaton in Ungheria, figlio illegittimo del re dei Vandali della tribù degli Asdingi Godiasel. C’era un’altra tribù vandala quella degli Silingi, darò qualche informazione su di loro nel proseguo dell’articolo.
I Vandali, dalle fonti ad oggi a noi note, probabilmente erano originari del territorio dell’attuale Polonia centrale e meridionale. Le prime fonti romane che menzionano il nome di questo popolo sono del periodo dell’imperatore Marco Aurelio a proposito delle guerre “Marcomanniche” in cui i Vandali (gli Asdingi) erano alleati dei Marcomanni in una coalizione di barbari contro l’Impero Romano.
Tornando a Genserico, dopo la morte del padre nel 406 e del fratellastro Gunderico nel 428, divenne re dei Vandali quando già si trovavano nel sud della Spagna. Furono costretti ad emigrare dall’Europa dell’est per ragioni di sopravvivenza, uno dei motivi dei loro spostamenti fu l’avanzata verso ovest dei popoli delle steppe, come gli Unni. Ai Vandali si aggiunsero in questa forzata migrazione, gli Alani ottimi cavalieri iranici, i quali seguirono i Vandali fino in Africa.
I Vandali Silingi si trovavano a Nord della Spagna, pressappoco nell’attuale Galizia, e gli Asdingi di Genserico nella Betica, oggi Andalusia. I Silingi furono praticamente annientati dai Visigoti assoldati dall’Impero romano per distruggerli. I superstiti ripararono nella Betica con i Vandali Asdingi e gli Alani che nel 429 Genserico guidò in Africa. I Vandali e gli Alani che arrivarono nell’Africa romana erano 80000 compresi bambini, donne e vecchi, di cui 15000 in armi. Il motivo della discesa dei Vandali in Africa, sono diversi: da una parte attratti dal caos delle rivolte dei Mauri (popolo che viveva nel nord Africa) che le autorità imperiali avevano difficoltà a controllare. Dall’altra la già citata pericolosità dei nemici Visigoti, che con il benestare dell’impero d’Occidente, stavano occupando la penisola Iberica come foederati (alleati) dell’Impero. Infine c’è un’altra fonte la quale narra che il generale e governatore della diocesi d’Africa Bonifacio sospettato di tradimento dall’imperatore Valentiniano III, avrebbe chiamato i Vandali per governare insieme a loro l’Africa.
Qualunque sia il motivo della loro discesa in Africa, alla fine della traversata i Vandali si riversarono in Mauretania (Marocco, Algeria nord-ovest) dove conquistarono Cesarea(attuale Cherchell in Algeria) e Cinto in Numidia Cirtensin o Cirta (Algeria orientale). Genserico batte’ più volte i Romani e conquistò nel 430, senza entrare in città Cirta o Ippona. Il governatore romano d’Africa Bonifacio rimase chiuso a Ippona durante l’assedio posto dal re vandalo, nel quale morì San Agostino, era il 28/08/430. Nel 431 la città di Ippona cadde in mano vandala, Bonifacio riparò in Italia e da lì a poco fu ucciso in battaglia dal suo rivale, il generale Ezio. L’anno dopo, nel 432, i Vandali invasero la Numidia Proconsolare, (la Zeugitana e la Byzacena) attuale Tunisia, Algeria orientale e Libia occidentale. La guerra con l’impero stava diventando difficile anche per i Vandali, che arrivarono ad un trattato di pace a Ippona con l’imperatore d’occidente Valentiniano III l’11 febbraio 435.
I Vandali furono foederati (alleati) al servizio dell’Impero romano per il proconsolato di Numidia Cirtana con capitale Ippona, senza cessione formale di alcun territorio.
Nel territorio che i Vandali governavano nel nome di Roma, essendo loro cristiani di confessione ariana, destituirono i sacerdoti cattolici in Africa. In questo modo Genserico si comportava come un monarca autonomo.
Dal 437 il re Vandalo, ormai convito delle sue forze, iniziò ad esercitare la pirateria razziando le coste siciliane. C’è da sottolineare un particolare importante, i Vandali non avevano una flotta navale all’inizio dei loro spostamenti dall’Europa dell’est verso quella dell’ovest. Dalle fonti in nostro possesso c’è da ipotizzare che già quando i Vandali si stanziarono nella penisola Iberica i provinciali romani di Spagna, i quali avevano navi e marinai ed erano insoddisfatti del governo dell’Impero, aiutarono Genserico e la sua gente ad approntare una flotta. In Africa i Vandali potenziarono questa flotta, con la stessa modalità avvenuta in Spagna, cioè con l’aiuto dei provinciali d’Africa, fino al punto di ottenere una flotta che esercitava una vera e propria talassocrazia nel Mediterraneo centro-occidentale.
Il 19 ottobre439 Genserico prese una delle città più importanti dell’Impero romano d’Occidente, ovvero Cartagine, senza colpo ferire. Ci fu un saccheggio nella città con atti di violenza, ma nessun edificio fu deliberatamente distrutto o danneggiato. Questo anche perché Genserico voleva fare di Cartagine la capitale del suo regno e quindi la voleva integra. Cartagine era tra le più importanti e ricche città dell’impero.
Il vero dramma di questa conquista fu per il clero cattolico e la nobiltà romana che fu ridotta in schiavitù o mandata in esilio e tutte le loro proprietà, vennero trasferite al clero ariano, alla nobiltà vandala e ai suoi soldati.
Nel 440 forte di una potente flotta navale Genserico organizzò incursioni in tutto il Mediterraneo, soprattutto in Sicilia e in Sardegna (granai dell’Impero occidentale) e poi si spostò in Corsica e nelle Baleari.
Nel 441 arrivò nelle acque siciliane una flotta dell’Impero orientale inviata dall’imperatore Teodosio II, visto l’incapacità difensiva della flotta occidentale, per attaccare i Vandali in Africa. I navarchi di Teodosio indugiarono senza agire e quando i Persiani e gli Unni, quest’ultimi forse pagati da Genserico, attaccarono l’Impero d’oriente, la flotta dovette rientrare a Costantinopoli.
A questo punto l’imperatore Valentiniano III venne a patti con Genserico riconoscendogli la sovranità sulle terre e sui popoli da lui conquistati. Il trattato di pace era una novità rispetto all’usuale istituto “Hospitalitas Romana”. I Vandali non erano più foederati ma, un popolo che deteneva la piena sovranità sul territorio a cui l’imperatore aveva rinunciato.
Cartagine divenne capitale del regno Vandalo e da quel porto partirono la maggior parte delle scorrerie vandale degli anni successivi nel Mediterraneo.
Le relazioni tra l’Impero d’occidente e i Vandali rimasero buone fino al 455.
La situazione mutò quando il 16/03/455 l’imperatore Valentiniano III, responsabile dell’omicidio del generale Ezio, fu a sua volta assassinato dai seguaci di Ezio. (Non approfondisco la figura di questo grande generale romano, perché richiederebbe un articolo intero su di lui, non è escluso che un giorno non lo scriva) Genserico non riconobbe il nuovo imperatore d’occidente Massimo Petronio, considerato un usurpatore (il quale forse era coinvolto in entrambi gli omicidi sopracitati) e ritenne decaduto il precedente trattato stipulato con Valentiniano, da qui il pretesto per salpare in Italia.
Un’altra fonte narra che l’imperatrice Licinia Eudossia, moglie del defunto Valentiniano III, non volendo accettare la proposta di matrimonio di Petronio Massimo, che sposò comunque, chiamò i Vandali in Italia.
Qualunque fu la motivazione Genserico e i suoi uomini sbarcarono a Porto a nord di Ostia e marciarono su Roma. Alla notizia dell’arrivo dei Vandali a Roma, l’imperatore Petronio Massimo fuggì dalla capitale, ma le sue guardie lo uccisero fuori la città ponendo così fine ad un regno che durò poco più di due mesi.
Alla Porta Portuense, una delle porte meridionali delle mura Aureliane di Roma, gli andò incontro papa Leone I, che implorò il re vandalo di risparmiare la città e la sua popolazione. Genserico fu di parola, anche se alcune fonti riferiscono che i Vandali furono violenti verso Roma e i Romani, risparmiò la città e i suoi abitanti ma, si lanciò con i suoi soldati al saccheggio liberamente. (tra gli oggetti trafugati ci fu la Menorah, il candelabro a sette braccia, sacra per gli Ebrei presa da Tito figlio dell’imperatore Vespasiano nel 70 d.C.)
Il re dei Vandali e degli Alani prese in ostaggio l’imperatrice Licinia Eudossia, le figlie Placida e Eudocia, quest’ultima andò in sposa ad Unnerico primogenito di Genserico, e anche il figlio del generale Ezio. Era il 2 giugno del 455, la storia lo ricorda come “il Sacco di Roma”. C’è da ricordare che ce ne fu un altro di “Sacco di Roma” quello compiuto nel 410 dal re visigoto Alarico.
Dopo qualche anno l’imperatrice Licinia Eudossa e la figlia Placida furono liberate da Genserico dietro riscatto. L’altra figlia dell’imperatrice, Eudocia rimase in Africa essendo la sposa di Unnerico e al quale diede un erede, Ilderico.
Nel 468 il regno di Genserico fu l’obiettivo dell’ultimo sforzo militare congiunto delle due parti dell’Impero romano, teso a sottomettere i Vandali. I quali furono sconfitti dai generali dell’Impero orientale guidate da Basilisco in Tripolitania e persero la Sardegna ad opera del generale romano d’occidente Marcellino.
Mentre Marcellino riuniva le flotte congiunte d’occidente e d’oriente per salpare a Cartagine, nell’agosto del 468 fu assassinato da un suo subalterno (forse un sicario di Ricimero, un politico e generale Goto dell’impero Romano d’Occidente, effettivo detentore del potere dal 460 fino alla sua morte 472).
A questo punto Genserico rimase il signore incontrastato del Mediterraneo centro-occidentale, regnando dallo stretto di Gibilterra alla Tripolitania.
Come notiamo oltre all’abilità e al coraggio Genserico ha avuto la fortuna dalla sua parte, visto tra l’altro che i potenti dell’impero si eliminavano tra di loro.
Nel 474 il forte re vandalo stipulò una pace perpetua con l’Impero d’oriente, governato dall’imperatore Zenone, nella quale ai Vandali fu riconosciuta la sovranità dei territori conquistati.
Genserico di contro fece riscattare quanti più prigionieri e schiavi possibili, concesse libertà di culto ai cattolici, tranne ai suoi stretti collaboratori che li costrinse alla conversione all’arianesimo e tra l’altro permise la nomina di un nuovo titolare di carica vescovile cattolica a Cartagine. (vacante dal 457)
Zenone nel 476 confermò a Genserico il possesso di tutta la provincia africana dallo stretto di Gibilterra alla Tripolitania, le isole Baleari, la Corsica e la Sicilia. Quest’ultima ceduta poco tempo dopo agli Eruli di Odoacre, i nuovi padroni dell’Italia, in cambio di un tributo annuo tranne Lilibeo (attuale Marsala) di interesse strategico, che i Vandali utilizzavano come ponte da Cartagine verso le incursioni nel Mediterraneo centro-occidentale.
Il 25 gennaio del 477 a 87 anni, in altre fonti 77, Genserico morì a Cartagine lasciando ai suoi eredi un regno forte, stabile e ricco. Nel giro di circa 50 anni le lotte interne tra i successori di Genserico favorirono l’Impero romano d’Oriente, (Bizantino) che riprenderà nel nome di Roma la vecchia provincia africana e farà scomparire per sempre dalla storia i Vandali e suoi alleati Alani.
Bisogna aggiungere sulla figura di Genserico che fu certamente spietato sia con i nemici esterni che con quelli interni, con un potere accentrato sulla sua persona, ma fu anche un abile politico. Tra le azioni politiche c’è da sottolineare il matrimonio di Eudocia la figlia dell’imperatore Valentiniano III con suo figlio Unnerico, poi fece gravare le tasse soprattutto sulle spalle delle ricche famiglie romane e sul clero cattolico mantenendo un gettito di denaro capace di fare funzionare il regno. Fra l’altro tenne con se diversi funzionari romani i quali avevano molta esperienza nel campo amministrativo, facendo così funzionare bene le casse del regno vandalo.
Con questa lungimiranza Genserico mantenne florida la provincia d’Africa che era tra le più ricche dell’Impero e inoltre continuava a sostenere, come nel passato, con l’esportazione di prodotti l’Italia e la popolosa Roma. Concludendo l’ingresso dei Vandali in Africa a posto dell’Impero non interruppe il commercio nel Mediterraneo, che rimase fiorente per tutto il secolo del dominio vandalo.

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