Migliaia di morti al giorno nella Striscia di Gaza

Mentre l’Italia – come ha dichiarato il Ministro Guido Crosetto ha raggiunto “il 2% del pil per la spesa in difesa e sicurezza” e si prepara, come ha aggiunto Antonio Tajani, a procedere in direzione del 5%, come chiesto dagli Stati Uniti, nella Striscia di Gaza si contano migliaia di morti al giorno e si cancellano le tracce di un intero popolo.
Una strage di uomini, donne e bambini: almeno 115 persone muoiono nella Striscia di Gaza a causa dei bombardamenti israeliani effettuati ogni giorno. Lo riferiscono fonti sanitarie citate dai media palestinesi. Cento e più vite spezzate al giorno, quasi una ogni 13 minuti. La conta costante dei morti a Gaza, iniziata il 7 ottobre 2023 con la brutale ritorsione dell’esercito israeliano nei territori occupati a seguito dell’attacco simultaneo di Hamas allo Stato ebraico, è impressionante.
A fare il resoconto è il ministero della Salute palestinese, attraverso continui report e aggiornamenti. Secondo i dati forniti dal ministero della salute di Gaza all’Ufficio delle Nazioni unite per gli affari umanitari (Ocha) si contano 52.862 vittime palestinesi (di cui 15 mila bambini) e 119.648 persone che sono rimaste ferite in 585 giorni di offensiva di Israele.
Come documenta l’ultimo rapporto dell’Integrated food security phase classification (Ipc) pubblicato il 12 maggio, più di 470 mila persone a Gaza rischiano di morire di fame a causa delle carenze alimentari e, tra questi, 71 mila sono bambini.
Human Rights Watch ha dichiarato che il blocco totale imposto da Israele alla Striscia di Gaza, in vigore dal 2 marzo, è diventato “uno strumento di sterminio”. “Il blocco israeliano ha trasceso le tattiche militari per diventare uno strumento di sterminio”, ha dichiarato Federico Borello, direttore esecutivo ad interim di Hrw, in una dichiarazione in cui ha anche criticato “i piani per comprimere i 2 milioni di abitanti di Gaza in un’area ancora più piccola, rendendo il resto del territorio inabitabile”.
Nelle scorse settimane nell’enclave palestinese si sono esaurite le scorte di cibo del Programma alimentare mondiale (Wpf) dell’Onu e il blocco israeliano del 2 marzo scorso agli aiuti umanitari ha reso drammatica la condizione di sofferenza della popolazione. Non solo armi e bombardamenti ma anche la fame viene usata come uno strumento di una guerra che non sembra trovare una conclusione. L’operazione “Carri di Gedeone” approvata dal gabinetto di sicurezza israeliano ha svelato l’intenzione di Tel Aviv di procedere verso il controllo totale della Striscia di Gaza, sempre più bagnata dal sangue dei palestinesi con la conseguente cacciata della popolazione residente, calcolata in 2,1 milioni di individui, a Sud della Striscia.
Nelle scorse ore il primo ministro di Tel Aviv ha ribadito la propria intenzione: l’esercito israeliano “entrerà con tutta la sua forza” e Gaza sarà completamente distrutta.
Una terra dilaniata e senza futuro, almeno finché prevarranno le armi e l’odio. Gaza “è diventato il posto al mondo dove c’è il più alto livello di mutilazioni, con persone che hanno perso occhi, braccia e gambe a causa di questa guerra che ha segnato la vita di tutti. Sono persone che avrebbero bisogno di cure specialistiche, così come tutte le donne incinte, tutti i bambini neonati. Esiste un livello di denutrizione gravissimo e che ha raggiunto, ormai, 650 mila persone che rischiano di morire di fame. Tra questi, ci sono tantissimi bambini in tenera età: il 60% dei bambini fino a 23 mesi soffre di una grave denutrizione e, chiaramente, questo lascerà degli effetti nel lungo periodo se sopravviveranno. La denutrizione a quell’età ha degli effetti permanenti sullo sviluppo mentale, sullo sviluppo fisico. È una situazione causata da una precisa decisione politica: non è una calamità, è un atto deliberato di distruggere questa popolazione”.
Per porre un freno all’angoscia della popolazione servirebbe “una pressione enorme sul governo israeliano… perché è in atto una violazione del diritto internazionale che mina non solo la sicurezza della popolazione di Gaza, ma anche il futuro dell’umanità perché si è creato un precedente, nonostante la condanna di tutta la comunità internazionale”.