Cronaca

Sempre meno nascite e più anziani in Italia

Secondo i dati Istat che rilevano l’andamento demografico della popolazione residente in Italia nel 2024, risulta un costante e continuo calo demografico dovuto all’incidenza di due preoccupanti fattori
Calo della natalità e boom di emigrazione all’estero.
L’Istat attesta un 1,18 figli per donna, in discesa rispetto all’1,20 del 2023 e al di sotto della soglia minima del 1,19 del 1995 anno in cui sono nati 525mila bambini contro i 370 mila del 2024 con una diminuzione di circa 10mila bambini rispetto al 2023.
Questo ha comportato la costituzione di famiglie sempre meno numerose.
In 20 anni sono scese da una media di 2,6 componenti a 2,2.
Un calo demografico aggravato dalla grande fuga dei giovani cittadini italiani, che, ogni anno, emigrano all’estero con un incremento del 36,5 % rispetto al passato.
Una recessione demografica che oramai interessa tutta l’Italia, ma che risulta essere più grave nei comuni delle Aree interne del Mezzogiorno dove si registra una riduzione della popolazione in quattro comuni su cinque.
Questo minimo storico di fecondità unito a questa persistente fuga delle nuove generazioni, aggrava la già preoccupante situazione della popolazione italiana che, ogni anno di più, è sempre più vecchia.
Il numero degli ultrasessantacinquenni ammonta a circa 14 milioni di cittadini e costituisce il 25 % della popolazione, mentre gli ultraottantenni continuano ad aumentare per le maggiori prospettive di vita che garantiscono un innalzamento dell’età.
Un trend che l’Italia condivide con il resto dell’Europa, stando purtroppo sul podio, in quanto il nostro Paese è al primo posto con una età media salita a 48, 7 anni.
Secondo l’Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, l’Italia non è solo il paese più anziano d’Europa ma anche quello che invecchia più velocemente
Questo inesorabile cambiamento demografico, segnato da un drastico calo delle nascite che va di pari passo con l’invecchiamento, si ripercuoterà inevitabilmente sulla situazione economica non solo del nostro Paese, ma dell’intero vecchio Continente, con degli aggravi di spesa pubblica sia nel settore sanitario che nel settore previdenziale.
In Ue una persona su 5 ha più di 65 anni per cui la spesa per l’ingente numero di anziani ammonta a circa un 10% e qui in Italia raggiunge il 13, 7%.
Questo perché, mentre i bisogni di cura e di assistenza degli anziani sono in costante aumento, parallelamente le famiglie di riferimento sono sempre meno, per cui questo compito viene sempre più supplito dagli enti pubblici che, si prevede, dovranno aumentare sensibilmente gli aiuti assistenziali.
In una prospettiva a medio-lungo periodo emergeranno con drammatica evidenza delle difficoltà sostanziali che andranno a penalizzare il nostro sistema economico le cui prospettive di crescita risulteranno in difficoltà.
Ci si concentra sulle spese da sostenere, ma bisogna soprattutto porre l’attenzione su un’altra grave conseguenza: la mancanza della popolazione in età lavorativa.
Tra i giovani che vanno via e i cittadini che invecchiano, secondo gli studi condotti dall’Ufficio CGIA, che ha elaborato le previsioni demografiche dell’ISTAt, entro i prossimi dieci anni, la popolazione in età lavorativa diminuirà di quasi 3 milioni.
Questo comporterà evidenti difficoltà nel trovare giovani lavoratori per i settori commerciali, artigiani e industriali, che già sono in sofferenza, e un inevitabile rallentamento del sistema economico nazionale in quanto risulterà sempre più difficile reperire personale qualificato in età lavorativa.
Quindi con una popolazione sempre più vecchia, l’Italia, si troverà di fronte a una doppia complicazione: maggiori spese pubbliche e gravi difficoltà di reperimento di lavoratori.
Per di più la CGIA ha evidenziato che questo divario sempre più marcato tra mancanza di giovani e abbondanza di anziani, produrrà una contrazione del volume di affari italiano in quanto una popolazione anziana ha una propensione di spesa nettamente minore rispetto ai giovani, pertanto questo squilibrio potrebbe mettere in difficoltà molti settori come quello dei trasporti, alberghiero, della moda e di molti altri.
Questo costante e progressivo invecchiamento della popolazione italiana va monitorato con estrema attenzione e, soprattutto controbilanciato con misure incisive da parte delle Istituzioni a favore delle donne e del loro diritto di essere madri- lavoratrici e nei confronti dei giovani affinché abbiano maggiori e reali opportunità lavorative nel nostro Paese.
Sottovalutare questi segnali significa non comprendere tutte le possibili conseguenze in ogni ambito, sia economico che sociale.

Articoli correlati

Back to top button