L'Opinione

La grande giostra elettorale

In questi ultimi mesi, la grande giostra elettorale, si è risvegliata dal proprio torpore polveroso, ha aumentato il volume della musica e si è vestita della luminosità di tutte le sue luci. E noi, come bambini affascinati dai colori brillanti e dalla sfacciata allegria, ci siamo lasciati sedurre per l’ennesima volta. Dimentichi di tutte quelle luci, di un passato non così tanto lontano nel tempo, che si sono spente all’improvviso e ci hanno abbandonato nell’ombra delle nostre difficoltà quotidiane.
Attratti da sorrisi esageratamente amichevoli e da sguardi di compiacimento, ci muoviamo da un baraccone a un altro, ci spostiamo verso destra o verso sinistra, con l’illusoria speranza di trovare chi ci prometterà la tanto agognata soluzione ai nostri problemi senza però riuscire a capire dove andare. Così restiamo sospesi al centro, ascoltiamo con spasmodica attenzione ogni singola parola che viene decantata aspettando di essere fagocitati da un altro giocoliere che, con le sue acrobazie, ci convince della sua bravura e ci fa dubitare delle capacità del precedente teatrante.
Ma noi che vaghiamo in questa grande confusione di programmi perfetti, di obiettivi ineccepibili, di proposte per un futuro esemplare, non dobbiamo mai perdere di vista che ognuno di noi possiede un’arma indiscutibile, senza la quale non esisterebbe alcuna giostra elettorale: il nostro voto!
Questo diritto che abbiamo faticosamente ottenuto nel 1861 pur con le sue limitazioni, eliminate a favore di un suffragio universale nel 1918, e che ci permette di scegliere chi dovrà rappresentarci.
Non dimentichiamo che il termine Elezione deriva dal verbo latino Eligere che significa appunto “scegliere”.
Una procedura che è stata utilizzata nell’antica Grecia ad Atene a partire dal V secolo sotto Pericle.
Certo noi non votiamo più per alzata di mano o con dei ciottoli da depositare in apposite urne, ma come chi è vissuto secoli fa, anche noi, cittadini di uno stato moderno e democratico, abbiamo il diritto ma soprattutto il dovere di andare a votare.
Noi siamo la parte fondante di un sistema democratico secondo cui il potere non proviene dall’alto, così come stabilito in una monarchia, ma dal basso verso l’alto cioè da noi popolo a chi ci governa.
Distratti da tutte le belle promesse che ci vengono sventolate come sogni già realizzati, perdiamo di vista che il vero potere è nelle nostre mani o meglio è racchiuso in quella piccola matita che stringiamo tra le dita nel momento in cui esprimiamo la nostra preferenza.
Ricordiamo sempre che la parola democrazia nasce dall’unione di due termini Demos popolo e Kratos potere. Un potere che ci attribuisce un compito importante, attraverso cui ognuno di noi esprime il proprio diritto a voler partecipare alla gestione della vita pubblica. Perché noi, tutti insieme, formiamo una comunità della quale dobbiamo prenderci cura ogni giorno se vogliamo che si evolva a livello sociale e morale.
Continuiamo, così come i nostri padri, a considerarlo un valore imprescindibile, in quanto il solo strumento capace di assicurare la sopravvivenza della nostra democrazia, un valore indiscusso, l’unica forma di governo che assicura libertà e dignità.
Purtroppo a partire dagli anni 70, dopo la generazione degli italiani, onorati di poter partecipare alla vita politica della nuova Repubblica, numerosi scandali politici, hanno allontanato sempre più cittadini i quali, per indifferenza o per protesta, non si recano più alle urne elettorali, scelgono di non scegliere credendo così di risolvere la situazione. Il fenomeno dell’astensionismo politico però non risolve affatto le problematiche esistenti ma invece favorisce l’elezione di uomini poco credibili, di quegli uomini che hanno gestito la vita politica in modo sbagliato e che continueranno a farlo grazie al voto di quei pochi elettori che li hanno scelti.
Questa scelta del non voto sembra essere l’unica soluzione non solo per le vecchie generazioni deluse da anni di promesse non mantenute ma anche per le nuove che non nutrono più alcuna fiducia nelle Istituzioni e verso partiti che non mostrano più coerenza ideologica e uomini politici che decantano valori e che poi passano da una coalizione a un’altra dimostrando di tenere al proprio privilegio piuttosto che al bene della comunità che invece dovrebbero rappresentare.
La scelta di non votare non è una scelta, è solo un modo vigliacco per non affrontare una realtà che interessa tutti noi.
Anche se in questa grande giostra, fervono dibattiti accesi, fioccano promesse spettacolari, proclami ineguagliabili, non lasciamoci confondere e partecipiamo attivamente ai giochi.
Perché se si vuole una comunità ben costruita non bisogna trincerarsi dietro a una maschera di opportunismo personale. Bisogna mostrare il proprio volto di uomini e affermare se stessi come cittadini consapevoli, pronti non a scegliere il bugiardo più talentuoso ma a esprimere la propria volontà e il proprio impegno civile attraverso un voto libero e indipendente.

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