I Ministri Straordinari della Santa Comunione al Cannizzaro

È ormai da qualche anno che tutte le domeniche mattina, dopo le 9, nell’Azienda Ospedaliera Cannizzaro si verifica uno sciame sismico anomalo, non rilevato dai sismografi dell’INGV, ma nitidamente percepito dai degenti della struttura. Lo cagiona una variegata transumanza di cuori
appartenenti ad uomini e donne che abbandonano frettolosamente le loro case ed i loro affetti perchè hanno appuntamento con Gesù sull’asse Gerusalemme – Gerico, per colorare di armoniosa bellezza e di luce un piccolo scorcio di quel mosaico di 24 ore denominato “quotidianità”.
Si tratta dei Ministri Straordinari della Santa Comunione che costituiscono la Cappellania ospedaliera ed ogni Domenica, come mendicanti d’amore, partecipano alla Santa Messa celebrata da Monsignore Mario Torracca presso la Chiesa Grande Santa Maria salute degli infermi, per poi uscirne come donatori; infatti dopo essersi nutriti alla mensa della Parola e del Pane del Cielo, si fanno pane buono per i fratelli sofferenti e con disarmante umiltà si fanno carico di fardelli di solitudine, di scoraggiamento e di quell’amarezza che intacca l’anima, logorandola, di coloro che non hanno la fede a cui aggrapparsi.
Questi cirenei della gioia e della speranza planano dai cieli delle loro trafficate vite nelle diverse corsie per diventare coinquilini dei malati che vi si trovano e che sono il “cielo di Dio”.
Collocano le loro tende nell’accampamento della sofferenza umana e lo fanno a tutto campo, lasciandosi stringere la gola dalle angosce dei malati perchè ne comprendono le paure.
Con la loro frequentazione assidua e costante, fedele e amorosa, disturbano le frequenze del dolore e le manovre della solitudine e del senso di abbandono, e la gioia che provano nel farlo proietta loro ed i beneficiari delle loro premurose
attenzioni nell’eternità.
I cirenei sono i negoziatori di un rinnovato dialogo d’amore tra l’uomo sofferente ed il Cristo Salvatore; sono rabdomanti di dolore e di amore in cui prorompe l’eloquenza del cuore.
È forse per questo che le loro labbra dischiudono parole di miele che carezzano le anime in quel fluire costante di convivialità di differenze etniche e religiose.
Il camice bianco che indossano è come il mantello che San Martino divise a metà con il povero per condividerlo e coprendo i malati di tenerissima cura non fanno sentire loro il freddo della solitudine nella malattia.
La condivisione è molto più difficile del dono totale, ma i cirenei hanno ben compreso che Gesù ama nascondersi nei sofferenti come nei poveri, ed è per tale motivo che vedono quei letti su cui sono adagiati come altari ed i loro corpi come Ostensori del corpo di nostro Signore.
Per i cirenei del Cannizzaro “la speranza è il presente del futuro” e questo li induce a donare a tutti il soave profumo della bontà di Dio ed a coltivare la terra della fraternità perchè fiorisca come un giardino.