Cronaca

Federica Argentati, “facciamo sognare chi sceglie le nostre arance”

“Noi dobbiamo far sognare chi sceglie gli agrumi siciliani, far comprendere che è un privilegio e che vale sempre la pena di spendere qualche centesimo in più per provare un’emozione”.

Abbronzata, una cascata di riccioli neri, grandi occhiali da sole – che le conferiscono, per dirla, scherzosamente, con Battiato, carisma e sintomatico mistero -, Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia, parla di arance, mandarini, limoni, con la stessa passione che userebbe per descrivere persone in carne e ossa.

“Sì, emozioni – continua -. perché proprio questo fanno i nostri agrumi: scatenano suggestioni per via del fortissimo legame che hanno con un territorio ricco di bellezze naturali, storia e arte come la Sicilia. Un brand che funziona sempre: la nostra Isola è favolosa”.

Ci soffermiamo a parlare delle complesse condizioni del comparto alla luce della crisi economica causata dal coronavirus, delle famiglie che  cercano di contenere le spese.

“Bisogna comprendere – spiega – che arance, limoni, mandarini, vengono prodotti, nelle diverse stagioni, in tutte le parti del mondo, compresi i Paesi in cui i costi di produzione sono decisamente più bassi dei nostri. Se dunque li consideriamo come nient’altro che merci, commodities, che entrano nella spirale del prezzo concorrenziale da abbassare sempre di più, noi Siciliani non potremo che perdere, se non puntiamo su specificità e qualità. E già in passato la scelta di non qualificare il prodotto ha condotto al progressivo impoverimento del comparto agrumicolo siciliano e all’abbandono delle campagne”.

“Così – aggiunge – , per rompere questo circolo vizioso, l’unica strada da percorrere è quella, già intrapresa, della valorizzazione dei nostri agrumi attraverso caratterizzazione e promozione. Una scelta che peraltro sta cominciando a dare i suoi frutti, legando l’eccellenza al territorio, rendendo riconoscibili e appetibili i nostri agrumi Dop e Igp a una fascia medio-alta di consumatori. I quali, per fortuna, oggi sono molto più attenti ed esigenti”.

Igp e Dop sono riconoscimenti che la Comunità europea concede a produzioni particolari e rappresentano l’esaltazione della tracciabilità anche grazie al lavoro continuo di specifici organismi di controllo, garanti del Disciplinare approvato dall’Ue. Igp significa indicazione geografica protetta e riguarda prodotti coltivati in un territorio ben definito ma che possono essere confezionati anche altrove. Le Dop, Denominazione d’origine protetta, devono invece essere anche lavorati sul territorio. Queste due certificazioni sono fondamentali per caratterizzare i nostri agrumi, raccontando la loro storia.

“Facciamo l’esempio – afferma Federica Argentati – dell’arancia rossa di Sicilia: è un’eccellenza perché cresce e matura alle falde del vulcano Etna. La sua qualità deriva alle caratteristiche organolettiche della specie ma anche all’ambiente in cui vive, tra i terreni lavici e un microclima segnato dal sole. Ma anche dal know how della filiera, da quella sapienza, cioè, che viene dai secoli in cui quest’arancia è stata coltivata sulle pendici del vulcano. Il valore aggiunto è la cultura di generazioni di produttori. Senza contare il considerevole apporto, negli ultimi decenni, della ricerca scientifica e delle Università siciliane”.

La Sicilia è la maggiore regione agrumetata italiana: possiede ben quarantaduemila aziende che operano nel settore e producono un fatturato di oltre cinquecento milioni di euro all’anno. Su ottantottomila ettari coltivati ad agrumi, cinquantottomila sono ad arance, ventunomilacinquecento a limoni, cinquemila a mandarini e tremilacinquecento tra clementine e altri.

Ma soprattutto l’Isola esprime, tra Dop e Igp, ben cinque eccellenze.

“Abbiamo – elenca la presidente del Distretto Agrumi di Sicilia – l’arancia DOP di Ribera, nell’Agrigentino, che è una bionda, con settemilaquattrocento tonnellate all’anno, l’arancia rossa di Sicilia Igp, la regina delle produzioni con diciassettemila e duecento tonnellate, pigmentata, e ben tre tipi di limone a indicazione geografica protetta. Sono quello di Siracusa, quello di Messina, l’Interdonato, e, da poco, anche il Limone dell’Etna. A queste cinque eccellenze aggiungiamo il Mandarino Tardivo di Ciaculli, nel Palermitano, che è un presidio Slow Food. Queste varietà dalle straordinarie virtù sono conosciute in tutt’Italia e in molte parti del mondo, ma, per valorizzarle ancora, bisognerebbe promuoverle di più, ‘comunicarle'”.

Un compito difficile, soprattutto perché, per tutta una serie di ragioni, è indispensabile lavorare in squadra. E questo in una Sicilia che ha tante qualità ma è sempre una terra di solisti e primedonne, non è sempre facile.

“Eppure ogni volta che lavoriamo tutti insieme – sottolinea la Argentati – i risultati sono eccellenti: da una decina d’anni ormai lavoriamo per aggregare non soltanto le imprese ma anche i Consorzi di tutela, che sono tutti aderenti al Distretto Agrumi di Sicilia. E, come distretto, insieme all’associazione Gusto di Campagna abbiamo avuto un’idea meravigliosa…”.

La pausa a effetto serve per quel che è stata concepita: incuriosire.

“Chi viene a visitare la Sicilia – spiega – non solo difficilmente va via scontento, ma vuole tornare qui. Tanto più se, oltre che essersi rosolato su una spiaggia meravigliosa o aver sciato sull’Etna, o essere andato a cavallo sulle Madonie o i Nebrodi, o aver fatto windsurf a Marsala, hanno assaggiato la nostra cucina, i nostri prodotti tipici, i nostri vini. Saranno pronti, come dicevo all’inizio, a emozionarsi ancora tutte le volte in cui le nostre eccellenze, a tavola, richiameranno in loro quei ricordi. Ecco perché da un anno lavoriamo intensamente a progetto di turismo relazionale integrato che sta andando molto bene e che abbiamo chiamato ‘Le Vie della zagara'”.

Sette gli itinerari messi a punto secondo i principi del Turismo relazionale Integrato: la via dell’arancia rossa di Sicilia Igp, quella dell’arancia di Ribera DOP, quelle dei limoni a indicazione geografica protetta di Siracusa, di Messina e dell’Etna, la via del mandarino tardivo di Ciaculli e anche quella degli agrumi biologici.

Sul sito web dell’iniziativa (https://www.leviedellazagara.com/it/ ) vengono presentate anche tutte le aziende multifunzionali aderenti al Distretto Agrumi.

“Vogliamo così – conclude Federica Argentati –  condurre per mano i visitatori nei territori di produzione degli agrumi siciliani. Per mostrar loro tutto quanto c’è intorno: natura, storia, monumenti, arte, spettacolo. Insomma, la cultura che genera questi nostri prodotti d’eccellenza”.

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