L'Intervista

Francesco Caruso, l’architettura all’insegna dell’ambiente e della sicilianità

“Cosa vi terrorizza di più della purezza?” chiesi. “La fretta,” rispose Guglielmo (Umberto Eco, da “Il nome della rosa”). Tempo fa andava in televisione lo spot pubblicitario di una nota marca di calzature sportive. Lo slogan, piuttosto lungo, è un vecchio apologo africano che recita più o meno così: “Il leone all’alba sa che deve correre più della gazzella per poterla catturare; la gazzella all’alba sa che deve correre più del leone per non essere catturata; quindi, che tu sia leone o gazzella, comincia a correre”. Lasciando da parte l’Africa, è fuor di dubbio che la nostra civiltà sia basata su una continua competizione dai ritmi frenetici, quasi ossessivi. Tutto viaggia a velocità folle: fax, cellulari, internet, satelliti, segnali video e radio inviata via etere e via cavo. Il mondo, come profetizzato da Marshall McLuhan, è diventato un immenso “villaggio globale” dove tutti i suoi abitanti si muovono ad un ritmo vertiginoso. Tempo fa un noto economista dichiarò di non potersi dedicare in maniera adeguata al suo hobby, direttore d’orchestra di grande livello, perché se fosse uscito dal circuito per un anno sarebbe rimasto definitivamente tagliato fuori a causa delle rapidità dei mutamenti ed alla conseguente necessità di essere costantemente aggiornati. Il mondo cresce tecnologicamente ma certamente non moralmente. L’intelletto, ormai, è cinicamente sacrificato di fronte all’interesse economico; il fattore umano sta abdicando alla spersonalizzazione ed alle macchine. Le inquietanti ed oscure profezie di Orwell e di Asimov lentamente diventano realtà.
Ma c’è qualcuno e qualcosa che, per fortuna, vanno in controtendenza a tutto ciò. Quel qualcuno si chiama Francesco Caruso, architetto, e quel qualcosa è Villa Aurea in quel di Ispica in provincia di Ragusa.
“La mia è una storia di passione in mezzo a tante difficoltà – racconta Caruso -. Da piccolo a scuola non ero molto bravo ma avevo una grande forza di volontà e il desiderio di imparare, per questo frequentavo persone di cultura. Questo mi fece crescere molto e, anche se non fu facilissimo, riuscii a prendere il diploma di Liceo Artistico. Avevo frequentato il Liceo a Milano ma non andò bene e quindi mi trasferii a Palermo dove trovai un ambiente molto più aperto. Mi trovai totalmente a mio agio tanto che il professore Paolo Grasso mi dedicò un articolo sul quotidiano L’Ora perché vinsi la ‘Pagella d’oro 1974’. Fu l’inizio di un percorso che mi portò all’insegnamento di Disegno e storia dell’Arte nel Liceo Scientifico di Modica e alla Laurea in Architettura”.
“Ma le migliori soddisfazioni – dice ancora l’architetto Caruso – mi vennero dalla libera professioni. Riuscivo a fare cose innovative. La spiegazione è semplice: sono figlio di un proprietario di cinema a traevo ispirazioni dai film che vedevo”.
Poi nasce Villa Aurea. “Si, diciamo che è il completamento di tutto il mio percorso di vita. Nasce innanzitutto come casa di famiglia e poi lentamente si evolve ma sempre con elementi semplici. Con alla base il fortissimo rispetto per la natura. Tutto realizzato all’insegna di tre regole fondamentali: impegno professionale, correttezza e rigore. Ciò che ho trasmesso ai miei tre figli che sono rispettivamente architetto, ingegnere e albergatore”.
Dunque Villa Aurea rappresenta in qualche modo la parabola che dovrebbe essere alla base della rinascita della Sicilia. “La nostra terra va valorizzata impegnando i nostri giovani professionisti ad avere il concetto di conversazione unitaria, non singola. L’antica separazione delle Tre Valli, ad esempio, deve essere superata con un’unificazione strutturale e culturale. Il corpo umano cresce in maniera proporzionata e armonica; perché non deve avvenire questo anche per il territorio? Inoltre cultura e arte devono rientrare nelle scuole: sono i nostri patrimoni che possono diventare fonte economica e modo di crescere. Purtroppo questo non si è ancora compreso. Si parla tanto del Ponte sullo Stretto di Messina. Bene che si faccia ma da solo non basta: ci vuole una maggiore attenzione per il territorio. Dobbiamo essere pronti per l’accoglienza. Invece venire in Sicilia è complicato e costoso. I servizi e le strutture non sono adeguate. Ci sono tante piccole cose da fare che non vengono fatte come una maggiore pulizia, piste ciclabili, piste pedonali e tutto ciò che può essere utile ai turisti. Bisogna agire sulle cose semplici il resto la fanno ala nostra Natura e la nostra Storia”. In conclusione, l’architetto cosa dice? “L’architettura non è ricchezza ma semplicemente inserimento armonico nel territorio che deve essere salvaguardato centimetro per centimetro. Palladio ne è il migliore esempio”. E anche Villa Aurea, aggiungiamo noi.

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