I siciliani e le siciliane, secondo i dati statistici, leggono e si occupano sempre meno di temi politici

Secondo un recente studio dell’Istat, “La partecipazione politica in Italia”, il popolo siciliano si è negativamente contraddistinto nel 2024 per il distacco dai temi politici. A precedere l’isola solo la Calabria.
Con l’indagine “Aspetti della vita quotidiana”, l’Istituto nazionale di statistica ha analizzato l’andamento dell’interesse per la politica in tutta Italia attraverso il monitoraggio di due indicatori (informarsi di politica e discuterne). La rilevazione dei dati è stata condotta su un campione di circa 24 mila famiglie e si è svolta nel primo trimestre del 2024.
I risultati sono evidenti: in Italia lo scorso anno solo il 23,2% di donne e uomini ha dichiarato di informarsi quotidianamente di politica; il 20,5% ha detto di farlo solo qualche volta a settimana; il 4,5% una volta a settimana. Di contro, il 29,4% ha affermato di non informarsi mai, il 9,7% di farlo qualche volta l’anno, il 10,9% qualche volta al mese. Le percentuali in positivo crollano sul fronte dell’abitualità a discutere di politica: il 6,3% degli italiani lo fa ogni giorno, il 17,9% più volte a settimana, il 4,7% una volta a settimana. Quasi specularmente, il 36,9% degli italiani non discute mai di politica, il 16% lo fa qualche volta l’anno o qualche volta al mese.
I valori più bassi di partecipazione politica invisibile riguardano i giovani fino a 24 anni e, in particolare, i giovanissimi: se per la fascia 14-17 anni solo il 16,3% dei ragazzi si informa almeno una volta a settimana, a fronte del 60,2% che non lo fa mai, poco più di un terzo dei ragazzi dai 18 ai 24 anni, invece, è solito informarsi ogni settimana; purtroppo, il 35,4% degli adolescenti ha dichiarato di non farlo mai. I giovani non nutrono alcun interesse per la politica. Secondo Linda Laura Sabbatini” la partecipazione alle manifestazioni è un segnale positivo ma bisogna vedere se si tradurrà in una partecipazione al voto. Il venir meno del ruolo dei partiti ha fatto perdere l’identificazione e questo determina un distacco dalla politica”.
Notevole, poi, il divario tra uomini, che si informano in misura maggiore, e donne che si interessano e discutano meno di politica con uno scarto dell’11%. Questi dati rivelano un calo generalizzato della fetta di cittadini informati, che si è ampliato sempre di più, anno dopo anno. Se, infatti, in generale, si era registrato un trend della curva orientativamente crescente fino al 2013, a partire da quel momento la tendenza è andata in senso contrario, verso una più o meno costante e inesorabile decrescita
Ancora più grave è la situazione nel Meridione e, in particolare, in Sicilia. La distanza tra l’Isola e il Nord Italia sembra non essere solo geografica: quasi il 50% dei settentrionali è solito informarsi almeno una volta a settimana, in Sicilia, invece, i valori si arrestano al 34,6%. Nell’Isola a discutere di politica è solo il 21,6%. In Sicilia il 41,3% delle persone con età maggiore a 14 anni non fa uso dei canali di informazione politica, mentre il 45,6% non è mai propenso a parlare delle scelte pubbliche.
Non più del 35% dei siciliani ha l’abitudine di sfogliare un giornale, seguire un dibattito televisivo o scrollare i social alla ricerca di notizie sul governo della cosa pubblica. I siciliani che discutono di politica sono solo il 21,6%. In particolare, sono le donne siciliane a essersi posizionate al fondo della classifica: solo il 27,8% di loro ha dichiarato di interessarsi di politica una volta a settimana, mentre solo il 15,8% condivide le proprie idee. Sul fronte opposto, invece, il 47,7% delle sicule non si informa mai e il 54% delle siciliane non parla mai di politica.
Eppure molte sono le donne che scrivono, soprattutto sui social, che presentano romanzi o poesie. Delle due l’una, o i dati statistici sono errati oppure le donne siciliane scrivono romanzi d’amore e poesie, parlando di sole, cuore e amore, ma leggono poco e non partecipano a dibattiti politici, economici e sociali. E allora, davvero, o i dati statistici sono sbagliati o il campione è troppo ristretto (lo spero) oppure le donne hanno deciso di dedicarsi alla scrittura intima lasciando la politica agli uomini o, ancora, stanche di una politica corrotta si sono rifugiate nella scrittura di romanzi o di poesie. Peraltro, a onore del vero, esistono romanzi storici, scritti da donne, frutto di approfondite ricerche, che rivelano non sono conoscenze storiche ma anche una profondità di vedute storiche-economiche e sociali di tutto rispetto sul presente. Nei loro romanzi traspare una conoscenza del presente che consente loro, come diceva Fernand Braudel, di ricostruire il passato e di ambientare la loro narrazione nei secoli passati partendo da domande sul presente.