EccellenzeL'Intervista

Alessandro Costagliola: equilibrismi scultorei

Alessandro Costagliola nasce a Palermo il 31 ottobre 1984 e si laurea all’Accademia di Belle arti di Palermo nel 2008. Già ai tempi degli studi, si avvicina all’arte figurativa ed in particolare, alla scultura e nel 2007 decide di condividere i frutti della sua creatività con il pubblico. Dal 2007 in poi partecipa a collettive e personali, aggiudicandosi premi prestigiosi come l’“Arte Pentafoglio sezione scultura, Real Fonderia Oretea (PA)”. Nell’opera di Alessandro emergono emozioni coinvolgenti. Figure maschili prendono vita dall’argilla grezza e si lanciano in movimento: si torcono, combattono, compiono acrobazie, pur rimanendo in equilibrio, come a sfidare la gravità con ardita sicurezza. Ogni manufatto viene realizzato con tecnica superba: l’argilla viene modellata e preparata per il forno, lasciando volutamente aspre le superfici modellate. La terracotta, nata dal calore, riflette la vita e la vitalità dell’autore. Egli è capace di portare a compimento l’atto demiurgico partito dalle mani con l’aiuto della fiamma, infondendo alle nuove creature il soffio dell’anima, che rimane ardente, luminoso e imperituro.

Ciao Alessandro, una fra le tue mostre più significative si intitolava “Ecce Homo”, come se tu avessi voluto esprimere l’ideale di perfezione dell’essenza umana con la tua scultura. Da dove nasce la predilezione per le forme maschili?

Il titolo nasce dalla mente di Giuseppe Carli, curatore della mia personale di qualche anno fa. In particolare, nella mostra ho presentato la mia prima scultura femminile: “la Carmen”.  Carli ha immaginato i soggetti maschili esposti attorno alla Carmen, inventarsi proiezioni acrobatiche al fine di corteggiarla, riuscendo ad esprimere così la loro incorruttibile quintessenza: da qui “Ecce Homo”. Prediligo le figure maschili perché considero il corpo dell’uomo più avvezzo alle torsioni estreme, alle disarticolazioni anatomiche e più spigoloso e meno morbido di quello femminile. Attraverso il corpo maschile ho l’occasione di rappresentare al meglio la forza in maniera “estrema” ma pur sempre armonica.

Nelle tue opere si legge lo slancio e nello stesso tempo l’equilibrio. Sembra che questa sfida delle leggi di gravità ci racconti qualcosa della tua ricerca personale. Accettare le sfide e rimanere ugualmente in equilibrio?

Io adoro sfidare la forza di gravità e le mie opere lo dimostrano, lottando di continuo fra tensione e precarietà. Ma non ti nego che spesso e volentieri vince appunto la forza di gravità, sia nella vita, sia nell’arte e in quest’ultimo caso, facendo crollare rovinosamente le mie opere. Nel giardino del mio laboratorio, ad esempio, tengo un piccolo cimitero delle mie statue crollate, da cui, di tanto in tanto, prelevo la terracotta per riciclarla…

Quanto hai attinto, parlando della tua arte, dalle tue origini: la tua città, la tua regione? Che futuro vedi per gli artisti siciliani?

Questa è una domanda difficile, anche perché la mia città è come uno scrigno che racchiude tanti tesori e credo che la mia ricerca artistica non sia ancora all’altezza dei grandi maestri che operarono nel passato. Se da un lato la nostra terra testimonia generosamente lo sfarzo e la magnificenza dell’arte che fu, da un altro nutro pessimismo per il futuro dei tanti artisti emergenti siciliani. Nella realtà odierna vedo tanti talenti sconosciuti rimanere nell’ombra, sovente a svendere le proprie opere, scontrandosi con l’indifferenza figlia della scarsa educazione all’arte. L’attenzione mediatica e commerciale, quindi, finisce sempre per essere catalizzata dai soliti nomi affermati e molte scintille creative, così facendo, credo purtroppo che andranno irrimediabilmente perdute.

Certamente non è facile emergere ma tu sei un’artista dalle indubbie qualità che oramai può vantare una sua personale riconoscibilità! La vita dell’artista, soprattutto agli inizi, non è molto semplice: hai scelto l’arte come via principale nella tua vita e quindi anche come attività lavorativa?

Sarebbe molto bello vivere solo d’arte, così come ogni artista in cuor suo lo desidera, ma bisogna fare i conti con la realtà. Io, in particolare, ho fondato un’associazione che porta avanti un progetto di attività di manipolazione della ceramica e avviamento al suono dell’ocarina (“Ocarinando: fare musica giocando”). Il progetto è rivolto ai bambini delle scuole elementari che imparano così a suonare gli strumenti musicali che essi stessi hanno creato. Mettere al servizio le mie capacità artistiche per fare emergere il talento nelle nuove generazioni è per me, oltre che un’attività lavorativa, anche una grande fonte di soddisfazione personale.

Grazie Alessandro per essere stato con noi; auguro a te e alla tua arte di arrivare sempre più in alto, in barba a tutte le regole della legge di gravità!

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