Un libro da raccontare

Roberto Di Bella: come liberare i ragazzi dalla ndrangheta

Or son sei mesi che mio padre morì…

Sola ricchezza mia

per la madre e i fratelli, alla dimane,

l’eredità paterna: una masnada di banditi da strada!

L’accettai. Era quello il destino mio!

Ma un giorno

v’ho incontrata… 

Ho sognato

d’andarmene con voi tanto lontano,

per redimermi tutto in una vita di lavoro e d’amore…

E il labbro mio mormorò un’ardente preghiera :

Oh Dio! ch’ella non sappia mai la mia vergogna!

Il sogno è stato vano!

Giacomo Puccini, La fanciulla del West, Or son sei mesi…, aria di Ramirez, atto II.

I giudici Falcone e Borsellino ritenevano che una delle migliori armi per combattere la criminalità fosse il sistema educativo. Furono i primi giudici che cominciarono a parlare di legalità nelle scuole. Furono uccisi dalla mafia nel 1992 e il loro sacrificio determinò una grandissima reazione da parte dei siciliani. Molti giovani magistrati ne raccolsero l’eredità continuando la loro lotta alla mafia.

Il Giudice Roberto Di Bella scelse una strada profondamente diversa, quasi controcorrente. Decise di svolgere la sua attività presso il Tribunale per i minori di Reggio Calabria.

Nell’arco di 25 anni, il giudice ha avuto modo di occuparsi prima dei padri e poi dei figli appartenenti ad alcune famiglie criminali calabresi. I grandi criminali della ndragheta cominciavano a commettere reati sin da giovanissimi. Raggiunta la maggiore età, avevano tutti una fedina penale piena di gravissimi reati. I loro figli hanno poi compiuto lo stesso medesimo percorso.

Alla luce di questa esperienza, il Giudice Di Bella ritiene che delinquenti non si nasce, ma si diventa soprattutto vivendo in certi ambienti in cui vigono il codice d’onore della ndrangheta, l’omertà, i vincoli quasi tribali delle famiglie malavitose. Questi codici e questa forma mentis vengono assorbite dai soggetti che vivono in questi contesti.

Il Giudice Di Bella ha deciso di utilizzare la collaborazione di alcuni familiari e gli ampi poteri che la legge riconosce ai giudici minorile per togliere i ragazzi dai contesti di origine e trasferirli altrove, offrendo l’opportunità di studiare e lavorare.

Liberi di scegliere racconta l’esperienza particolarissima e molto toccante di questo giudice che ha a suo modo applicato alcune delle idee di Falcone e Borsellino nell’ambito del Tribunale dei Minori.

L’esperienza di questo giudice ha destato grande clamore, molti applausi, ma anche molte critiche. Le reazioni sono sicuramente il segnale dell’importanza e della novità delle azioni intraprese dal Giudice DI Bella.

Roberto Di Bella, Liberi di scegliere. La battaglia di un giudice minorile per liberare i ragazzi dalla ndrangheta, Rizzoli, Milano, 2019, 260 pp..

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