Il Mistero dei Guerrieri di Riace rilancia l’ipotesi “siciliana” a Etnabook

Nell’Auditorium Concetto Marchese del Palazzo della Cultura di Catania, è stato presentato il nuovo libro di Anselmo Madeddu dedicato ai Bronzi di Riace e alla teoria che ne ipotizza l’origine siciliana, Il mistero dei Guerrieri di Riace. L’ipotesi “siciliana”, edito da Algra con prefazione di Luigi Malnati e introduzione di Rosalba Panvini. L’appuntamento, inserito nel programma di Etnabook – prestigiosa kermesse letteraria presieduta da Cirino Cristaldi – ha attirato un pubblico numeroso e partecipe, confermando l’interesse che il festival etneo riesce a catalizzare attorno alla cultura classica e all’archeologia.
Madeddu ha condotto personalmente la presentazione, illustrando con passione e chiarezza i punti salienti della sua indagine: dal contesto storico-artistico in cui le celebri statue greche furono realizzate, alla riscoperta moderna e alle interpretazioni che continuano ad animare il dibattito tra archeologi e studiosi.
Dopo l’introduzione di Michele Floridia, l’autore ha esposto un quadro ricco e documentato sull’origine dei Bronzi di Riace, basato su fonti storiche, letterarie e dati archeometrici. Secondo quanto ha illustrato, le due statue potrebbero essere state sottratte a Siracusa durante il saccheggio operato dal console romano Marcello nel 212 a.C., episodio tramandato da Tito Livio, e successivamente naufragate durante il trasporto verso Roma. Questa ricostruzione trova riscontro in indizi più recenti che collocano il primo ritrovamento nelle acque di Brucoli, riportando in primo piano le affermazioni dell’archeologo americano Robert Ross Holloway sul possibile coinvolgimento di reti criminali nel trasferimento delle opere in Calabria.
Madeddu ha spiegato di aver applicato al suo studio un metodo analitico ispirato alla sua esperienza nella ricerca biomedica ed epidemiologica, basato sull’analisi logica dei rapporti di causa ed effetto. Ha inoltre ideato un algoritmo originale, fondato su una check-list di trenta elementi di verifica scientifica, grazie al quale ha potuto identificare come più plausibile l’origine siracusana dei Bronzi, dal momento che le altre ipotesi non soddisfano più di dieci requisiti su trenta.
A sostegno della tesi, il professor Rosolino Cirrincione – direttore del Dipartimento di Geologia, Biologia e Scienze Ambientali all’Università di Catania – ha presentato i risultati delle analisi geologiche: il confronto tra i campioni di terra delle saldature dei Bronzi e quelli prelevati nei pressi del fiume Anapo a Siracusa ha rivelato una corrispondenza sorprendentemente precisa, un dato che suggerisce come, indipendentemente dal luogo di fusione, le statue siano state saldate e collocate a Siracusa.
L’archeologa Rosalba Panvini, già Soprintendente di Siracusa, Caltanissetta, Ragusa e Catania, ha concluso sottolineando il valore del confronto scientifico e della ricerca multidisciplinare e il rigore scientifico con cui questa ricerca è stata condotta. Ha inoltre ricordato di aver sostenuto sin dall’inizio l’ipotesi siracusana, quando nel 2016 Madeddu condivise con lei i primi risultati delle sue ricerche.
Il pubblico, coinvolto e attento, ha seguito con grande interesse il racconto delle ricostruzioni storiche e delle prospettive scientifiche. L’incontro ha dimostrato ancora una volta come i Bronzi di Riace – scoperti nel 1972 al largo della Calabria e considerati tra i capolavori assoluti dell’arte greca – continuino a esercitare un fascino in grado di appassionare studiosi e curiosi di archeologia.


