Anita Rachvelishivili chiude in bellezza il Festival lirico dei Teatri di Pietra

Il mezzosoprano Anita Rachvelishvili, cantante georgiana dalla voce ampia e ricca di splendidi armonici naturali, tra le più acclamate nell’interpretazione di Carmen, ha concluso a Catania con grande successo la VII edizione del Festival Lirico dei Teatri di Pietra, rassegna di musica e danza diretta da Francesco Costa e promossa dal Coro Lirico Siciliano.
Al Teatro antico, l’artista Rachvelishvili è stata protagonista di Carmen Suites, una versione condensata dell’opera lirica che proprio quest’anno celebra il 150° anniversario dalla sua prima rappresentazione, avvenuta nel 1875, lo stesso anno della morte del compositore francese George Bizet.
Imponente non solo per la potenza della sua voce, ma anche per la sua presenza scenica, la mezzosoprano georgiana ha dato vita alle arie più celebri dell’opera, dimostrando tutta la forza interpretativa che all’inizio della sua carriera le ha permesso di conquistare il pubblico internazionale. Accanto a lei il tenore Eduardo Sandoval nel ruolo di Don Josè ed il baritono Liu Haoran in quello del del toreador Escamillo. Leonora Ilieva e Antonella Arena hanno rivestito il ruolo delle zingarelle; Alberto Munafò Siragusa e Davide Benigno nei ruoli di Remendado e Dancairo; Emanuele Collufio ha interpretato Zuniga. Due ballerini, Javier Moreno e Isabel Ponce, hanno dato il loro notevole contributo alla messinscena con il Coro Lirico Siciliano guidato dal maestro Francesco Costa. L’Orchestra in residence del Festival Lirico dei Teatri di Pietra è stata diretta dal maestro concertatore e direttore d’orchestra Constantin Rouits.
Fenomenale Enrico Stinchelli, che ha presentato i brani di Carmen Suites. La presenza dell’apprezzato regista, autore e conduttore di Voci in Barcaccia, trasmissione culto di Radio3 Rai, è stata una sorpresa. Lascio alla sua penna il commento della serata musicale.
Scrive Enrico Stinchelli sulla sua pagina fb: “Il Festival Teatri di Pietra ha chiuso in bellezza con una Carmen molto riuscita. Una suite dall’opera, con un pubblico gremito e caloroso, ha visto protagonista la magnetica Anita Rachvelishivili. Che ha regalato al ruolo che l’ha lanciata in Italia tutto il suo carisma, la voce sontuosa e una interpretazione che conquista. Accanto a lei il tenore Eduardo Sandoval come sicurissimo Don José, e un cast di interpreti tutti molto partecipi, guidati dalla bacchetta energica e raffinata del giovane direttore francese Costantin Rouits. Con l’Orchestra del Festiva e il Coro Lirico Siciliano (anche organizzatore dell’evento), la serata ha unito musica, storia e aneddoti che ho raccontato al pubblico, legati alla prima Carmen e alla leggendaria Célestine Galli-Marié, la prima “pazza” Carmen della storia. Ho cercato di sottolineare le tante preziose qualità della musica di Bizet e il suo triste commiato dalla vita, ad appena 36 anni e senza aver conosciuto il successo della sua ultima opera”. Conclude Stinchelli: “Un successo vero, una festa di musica e di pubblico, che ancora per strada applaudiva e ringraziava e qui, devo dire, il calore dei siciliani si è mostrato in tutta la sua luminosità”.
Dinanzi al giudizio di Stinchelli mi inchino e non dico altro, se non aggiungere delle considerazioni canoniche “extravagantes” riguardanti la figura femminile seduttrice, causa di scompiglio sociale, qual è Carmen. Sebbene la mezzosoprano Anita Rachvelishvili ha riletto il personaggio depurandolo dagli eccessivi ammiccamenti, moine e sensualità, bisogna riconoscere che Carmen è una donna dominata da una forte passione, da desideri e pulsioni materiali e bestiali che sfidano le convenzioni sociali. Esattamente come la coeva protagonista della novella verghiana La Lupa, la cui sensualità primitiva e insaziabile scatena desideri e condanna sociale. La stessa disapprovazione a cui fu sottoposta l’opera di Bizet.
La prima rappresentazione di Carmen a Parigi fu un fallimento, e questo potrebbe essere stato dovuto al contesto sociale dell’epoca. Negli stessi anni, infatti, si stavano diffondendo teorie che associavano la criminalità femminile a donne provenienti da ambienti marginali, come la sigaraia di Siviglia, protagonista dell’opera. Carmen incarna così lo stereotipo della femme fatale, una figura simbolo di una visione sessista della donna, che ancora oggi persiste nella nostra società. In questo modello, la donna è vista come un’entità misteriosa e pericolosa, un simbolo di un conflitto senza fine tra i sessi, una lotta che continua a manifestarsi in forme diverse.