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Robert Owen: dal vecchio mondo immorale al socialismo

Il cotonificio di New Lanarck in Scozia è stato indicato dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità. Questo importante riconoscimento è dovuto alle riforme che Robert Owen (1771-1858) vi applicò nei primi decenni del XIX secolo e che lo hanno reso per lungo tempo un modello di comunità ideale. Vi lavoravano circa 2.000 persone per le quali Owen approntò un nuovo sistema abitativo e un innovativo sistema di produzione fondato sulla giornata di 10 ore. Istituì una scuola per l’infanzia in cui educare i figli dei lavoratori (circa 500 all’epoca) e abolì il lavoro infantile. All’interno della fabbrica si trovava anche un centro medico che forniva cure gratuite. I lavoratori usufruivano anche di un primo embrione di sistema previdenziale. Owen si spinse addirittura a permettere ai lavoratori di partecipare alla gestione e agli utili dell’impresa. In pochi anni, la fabbrica divenne un modello ammirato in Inghilterra e in tutta Europa. Intellettuali, economisti e persino membri di famiglie reali si recarono a New Lanarck per vedere la realizzazione di una comunità ideale.
Fu il successo di questo impianto a spingere Owen ad intraprendere un nuovo e più ambizioso progetto. Acquistò negli Stati Uniti nel 1825 una gigantesca proprietà in cui fondò New Harmony. Lì intraprese un nuovo esperimento comunitario e sociale che però fallì alcuni anni dopo e che comportò per lui ingenti perdite economiche. I suoi seguaci tentarono successivamente in altri luoghi di realizzare altre comunità senza grande successo.
Robert Owen sosteneva che gli esseri umani sono modellati e influenzati dall’ambiente in cui vivono e che la radice del male è nell’erronea consuetudine di attribuire agli uomini la capacità di formare il proprio carattere. Credeva che “tutti gli uomini hanno dei diritti, e che tutti sono capaci d’essere buoni e di eccellere se hanno un’equa possibilità e una giusta guida”. Scriveva: “A qualsiasi comunità, anzi al mondo intero, si può conferire qualunque carattere, dal migliore al peggiore, dal più rozzo al più illuminato, applicando certi mezzi; i quali sono per lo più (o facilmente possono essere) a disposizione e sotto il controllo di coloro che reggono le nazioni”. Seguendo questo suo pensiero operò per realizzare l’educazione popolare e la riforma delle fabbriche. La sua incessante azione determinò l’approvazione del Factory Act, che può essere considerata la prima legislazione in materia di lavoro dell’epoca moderna.
Sebbene in gioventù fosse stato un seguace dell’utilitarismo, nonché amico e socio di Jeremy Bentham, man mano cambiò idea e si avvicinò al socialismo. Avviò una polemica feroce contro tutti quegli economisti che decantavano il lassez-faire e la libera concorrenza.
Il socialismo fu per Owen lo strumento per sbarazzarsi di un vecchio mondo immorale. Procedendo su questa strada propose di creare “villaggi di cooperazione” formate da numero di individui compreso tra 500 e 3.000 unità. In un primo tempo propose questa soluzione per combattere la disoccupazione, poi li concepì come uno strumento di rigenerazione universale, grazie al quale si sarebbe potuto liberare rapidamente il mondo dal sistema fondato sul profitto e la concorrenza. Immaginava che tali comunità sarebbero state autosufficienti a livello produttivo ed agricolo. Anzi ipotizzava che avrebbero avuto eccedenze da poter scambiare tra loro: “Ogni villaggio sarà governato da un comitato composto da tutti i suoi membri compresi tra i quaranta e i cinquant’anni di età, oppure, se questi termini fossero eccessivi, fra i quarantacinque e i cinquanta. Ciò darà luogo a un governo locale permanente, ricco di esperienza (…) Questo comitato, tramite il suo membro più anziano, potrebbe essere in diretta comunicazione con il governo; e in tal modo si verrebbe a stabilire la massima armonia fra l’esecutivo, il legislativo e il popolo.”.
Durante la sua lunga vita Incontrò numerosi ostacoli, patì numerosi insuccessi e fu avversato da molti nemici tra cui i ceti più conservatori e le chiese. Contro di essi condusse una battaglia feroce e con parole infuocate: “Io vi dico che finora ci è stato impedito anche di sapere cosa realmente è la felicità soltanto per via di errori – errori grossolani – che poi si sono combinati con le concezioni fondamentali di ogni religione che sia stata finora insegnata agli uomini. E, come di conseguenza, essi hanno fatto dell’uomo l’essere più incoerente e più miserabile che esita. Gli errori di questi sistemi lo hanno reso un animale debole e sciocco, un bigotto furioso, un fanatico e un miserabile ipocrita; (…) In tutte le religioni che sono state finora inculcate nella mente degli uomini, a tutte le concezioni fondamentali si sono allacciati saldamente dei principi di disunione, divisione e separazione profondi, pericolosi e deplorevoli…”. Owen proveniva come Fourier e altri socialisti da una formazione illuministica che esaltava la Ragione contro la Religione e la Scienza contro la Superstizione. A differenza di Marx che nel Manifesto del Partito Comunista si limitò ad affermare che la religione è l’oppio dei popoli, il sospiro della creatura oppressa e il centro di un sistema senza cuore, Owen esclude in modo molto più duro e categorico che nei villaggi della cooperazione possa esserci spazio per la religione.
Mentre Marx pensava alla dittatura del proletariato e alla rivoluzione, Owen credeva nelle riforme graduali e nella lotta sindacale.
Con parole sante scriveva: “Questo cambiamento ha per suo unico obiettivo innalzare dall’abietta povertà, dall’infelicità, e dalla degradazione coloro che quello stesso corso degli eventi ha fatto sprofondare negli abissi della miseria. Se i principi per i quali mi batto sono veri, non vi può essere alcun cambiamento permanente e benefico nella società umana che non ponga ogni appartenente alle classi lavoratrici in grado di produrre i propri mezzi di sussistenza, di migliorare le sue forze fisiche e intellettuali e di assicurarsi le comodità naturali della vita; e queste cose egli le potrà ottenere facilmente con il suo stesso lavoro. Richiamo rapidamente questi particolari in modo da farvi comprendere che non basta trasferire la sofferenza da taluni soggetti ad altri: nell’interno della stessa classe, da una classe all’altra, o da una nazione a un’altra: non è questo il rimedio per i grandi e crescenti mali che oggi affliggono il mondo. Ma questo è il dilemma al quale gli uomini sono stati ridotti dai sistemi che fino ad oggi hanno regolato il loro comportamento; e finchè si agirà sulla base dei principi ad essi relativi, davanti agli uomini non si apre che una vasta gamma di severi mali.”.
Queste parole suonano come profetiche ancora oggi che il capitalismo attuale ha determinato nuovamente situazioni di sfruttamento forse peggiori di quelle della prima rivoluzione industriale. Queste parole sono importanti oggi che apprendiamo di sfruttamento del lavoro minorile nei fast-food degli Stati Uniti. Queste parole sono un attacco a tutti i farisei ipocriti che riempiono le chiese e ai rapaci mostri che popolano le professioni e l’industria.

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