2 giugno 1946: l’Italia diventa Repubblica

“L’atto di gettare liberamente una scheda nell’urna, senza sguardi indiscreti, apparve una grande conquista civile che ci rendeva finalmente cittadini adulti”.
Norberto Bobbio
Oggi che in ogni parte del mondo si oscilla pericolosamente verso nuove forme di autocrazia e si assiste a controverse politiche di governo che sembrano aver dimenticato valori e principi democratici, la celebrazione dell’anniversario della nascita della Repubblica Italiana, che quest’anno compie 79 anni, acquisisce un significato molto più incisivo in quanto testimonianza della maturità democratica e civile del popolo italiano.
Gli Italiani il 2 Giugno del 1946 si recarono alle urne e con consapevolezza scelsero la Repubblica, dopo 85 anni di regno della dinastia dei Savoia. Una consapevolezza che oggi sembra essersi assopita, disorientata dalla pressante conflittualità di uno Stato che, indipendentemente dallo schieramento ideologico al governo, non riesce più a garantire una stabilità istituzionale e sociale.
Ma gli Italiani del 1946 non ebbero dubbi, tra la Monarchia e la Repubblica, votarono senza esitazione. Dopo vent’anni di regime fascista, in un’Italia segnata e devastata dalla guerra, gli Italiani compresero l’importanza del cambiamento e affluirono in massa ed espressero la loro preferenza come cittadini liberi e indipendenti in un Referendum che è rimasto impresso nella storia della nostra Nazione perché quell’anno, per la prima volta, finalmente anche le donne videro riconosciuto il loro diritto al voto.
Le donne italiane, da decenni oppresse da una cultura patriarcale e pesantemente vilipese dal maschilismo fascista, poterono far sentire la propria voce e incidere con la propria scelta sul futuro dell’Italia, il Paese in cui erano nate e che avevano contribuito a liberare dal fascismo con lo stesso coraggio ed eroismo degli uomini.
Il primo Referendum a suffragio universale in cui uomini e donne, titolari degli stessi inalienabili diritti, con il loro voto popolare, hanno condotto alla nascita della Repubblica insieme a tutti quei valori e principi che ancora oggi garantiscono i diritti fondamentali e ineliminabili di ogni cittadino italiano.
Con il loro voto, scelsero non solo questa nuova forma istituzionale, ma elessero i 566 deputati dell’Assemblea Costituente, i cosiddetti Padri fondatori della Costituzione Italiana scritta tra il 1946 e il 1947 ed entrata in vigore l’anno successivo.
Da quel momento la Costituzione della Repubblica italiana rappresenta la legge fondamentale dello Stato e definisce i valori e i principi sui quali la nostra Repubblica si fonda, infatti al suo interno trova la sua massima espressione la dignità di ogni cittadino e la sovranità dell’intero popolo italiano.
Ma la storia ci racconta che questa nascita non è stata indolore, geograficamente esisteva una spaccatura tra il Nord a maggioranza repubblicana e il Sud a maggioranza monarchica. Una spaccatura generata da una differente realtà in quanto nel Nord con la Costituzione della Repubblica di Salò si era creata una frattura con la Monarchia e, successivamente, la lotta di Liberazione e la guerra di Resistenza contro i nazi-fascisti aveva generato nei cittadini una consapevolezza molto più radicata rispetto a quelli delle regioni del Sud dove in molti erano rimasti ancorati alla certezza della solidità della Monarchia contro l’incertezza della Repubblica, una nuova forma di governo che apparve come una specie di salto nel buio.
Però questo divario non fermò gli italiani: erano le prime elezioni libere dalla fine del periodo della dittatura fascista e la maggior parte di loro comprese che oramai era giunto il momento improrogabile di chiudere con un modello politico basato sulla continuità dinastica e che, se si voleva costruire un futuro migliore per tutti, bisognava lasciarsi alle spalle quel sistema conservatore fatto di privilegi e proiettarsi verso un modello istituzionale che garantisse a tutti le stesse libertà e opportunità.
Dopo anni di costrizioni in cui erano stati sciolti tutti i partiti all’infuori di quello fascista, in cui erano stati soppressi tutti i sindacati e la libertà di stampa , finalmente ogni cittadino italiano poté esprimersi in piena libertà, senza paura di essere arrestato o deportato.
Gli Italiani del 1946 consapevoli dell’importanza e dell’improrogabilità del proprio voto resero memorabile quel 2 Giugno. Su 28 milioni di aventi diritto, i votanti furono quasi 25 milioni con una percentuale pari all’89,08% .
I risultati del Referendum vennero resi noti solo la sera del 10 giugno e si dovette attendere fino al 18 giungo per la proclamazione ufficiale a causa delle accuse di brogli e dei tanti ricorsi sulla regolarità per la minima differenza di voti tra chi aveva votato per la Repubblica il 54,3% e chi per la Monarchia il 47,7%.
Ma la Repubblica riuscì a nascere comunque e la Corte di Cassazione ne sancì la nascita ufficiale.
Il 2 Giugno del 1946 ci rende, anno dopo anno, cittadini orgogliosi, in quanto ha rappresentato un evento unico di autodeterminazione di noi italiani come popolo.
Un momento storico fondamentale per la nostra scelta progressista che ci ha proiettati verso un futuro di libertà.
Ed è nostro compito continuare a operare affinché questo anelito continui a soffiare forte sulle nostre Istituzioni e organismi politici.
Perché solo in questo modo resteremo degni del grande cambiamento politico e sociale avvenuto il 2 giugno del 1946.