Sala Futura, si chiude la trilogia di Vitaliano Brancati

In scena a Sala Futura “In cerca di un sì”, tratto dall’omonima novella di Vitaliano Brancati, riduzione, adattamento e regia Nicola Alberto Orofino, scene e costumi Vincenzo La Mendola, luci Gaetano La Mela. Con Franco Mirabella, Giovanni Arezzo, Daniele Bruno, Alberto Abbadessa. Produzione Teatro Stabile di Catania.
Il regista Orofino riesce brillantemente a trasformare la novella di Brancati in pièce teatrale mantenendone pur sempre i connotati narrativi teneri, delicati e al contempo feroci propri dell’autore.
Riccardo muore in un incidente stradale prima del tempo assegnatogli e si ritrova, incredulo, in un alto e silenzioso luogo, nel regno dei morti, dove il Gran Segretario (l’Altissimo) l’Angelo Usciere, il custode delle porte, lo ‘accolgono’ in maniera distaccata e burocratica.
Ma Riccardo non si rassegna davanti a questa inattesa realtà: vuole tornare sulla terra, rivuole la sua vita ingiustamente spezzata prima del tempo assegnatogli!
Gli si propone una possibilità.
Se otterrà, entro un tempo determinato, il SÌ al suo ritorno alla vita segnato su un ‘rotolo celeste’ da uno dei suoi amici ancora viventi avrà la GRAZIA.
Quanto di più semplice pensa, risollevato Riccardo…ma la delusione, la sfiducia, l’ipocrisia, la falsità e l’egoismo sono dietro l’angolo…
Ancora una delusione…ancora più cocente: non ha amici veri! Dovrà accettare, con angoscia, la sua morte.
“Pienamente in linea con la temperatura letteraria del suo tempo, Brancati ci conduce attraverso verità raggiungibili solo illusoriamente. Il lettore/spettatore viene posto di fronte a circostanze che sfuggono e mutano di continuo. La conoscenza della vita è mistero, è abbaglio, pura allucinazione. Il pensiero non può che dileguarsi. La confusione annebbia. I dubbi aumentano” scrive il regista nelle sue ‘note’ e aggiunge “Il rispetto del genere novella è condizione essenziale e imprescindibile per la costruzione performativa della storia, e diventa curiosamente una necessità non solo drammaturgica, ma anche estetica…, la scrittura di Brancati è perfetta per raffigurare il ruolo dell’escluso: poche pennellate che conferiscono al racconto un ritmo. indiavolato, e un fare sempre fortemente ironico perfetti per una narrazione sul palco”.
L’opera rappresenta il terzo capitolo di una trilogia, ospitata da Sala Futura composta da “Sogno di un valzer”, per la regia di Cinzia Maccagnano, e “Don Giovanni involontario”, diretto da Angelo Tosto.
Questo raffinato intreccio fra narrativa e drammaturgia invita il pubblico ad una riflessione tragica sull’esclusione e sull’illusorietà della comprensione umana.
Un omaggio che il Teatro Stabile di Catania ha dedicato a Vitaliano Brancati, raffinato interprete del Novecento siciliano.
Foto di Antonio Parrinello