Lo spettacolo “Diceria dell’untore” ha chiuso la quinta edizione del festival “L’ingegnere di Babele”

La parola di Gesualdo Bufalino continua a offrirsi come bussola in un’epoca incerta, restituendo alla cultura il suo potere più alto: quello di dare forma al pensiero e dignità alla fragilità umana. Con lo spettacolo “Diceria dell’untore”, in scena venerdì e sabato nel suggestivo loggiato della Fondazione Gesualdo Bufalino, si è conclusa la quinta edizione del festival culturale “L’ingegnere di Babele” che, attraverso i vari appuntamenti proposti, hanno saputo incarnare e veicolare l’indagine sui diversi linguaggi, linguaggi che si incontrano, si rinnovano e si mettono al servizio di una visione culturale ampia, profonda, condivisa.
Proprio lo spettacolo tratto dal testo più celebre di Bufalino, per l’appunto “Diceria dell’untore”, ha permesso agli spettatori di immergersi tra i personaggi del romanzo grazie ad una recitazione intensa, una scenografia ad effetto e una regia piena di ritmo. Con l’adattamento teatrale di Giuseppe Ferlito e la regia di Giampaolo Romania, la rappresentazione teatrale ha restituito al pubblico la complessità e la bellezza di un’opera che intreccia autobiografia e finzione, malattia e salvezza, morte e desiderio. Un testo che si immerge nel pensiero della fine, ma che si apre alla resistenza della bellezza, della vita e della speranza.
Con una rappresentazione intensa, essenziale e vibrante, gli attori hanno portato in scena l’eco del sanatorio della Rocca di Palermo, dove Bufalino fu ricoverato nel 1946 per una grave tubercolosi. Nel tempo del dopoguerra le voci dei protagonisti sono state testamento, confessione, meditazione sul limite e sull’amore. Bravissimi tutti gli attori: Stephanie Cabibbo, Marco Comitini, Diana D’Amico, Giuseppe Ferlito, Salvo Giorgio, Anita Indigeno, Giuseppe Parisi, Salvo Purromuto. Lo spettacolo è una produzione Associazione La Girandola, presieduta da Alessandro Di Salvo, in collaborazione con Spazio Naselli.
“In un tempo che cambia con ritmo incalzante, in cui i linguaggi sembrano frantumarsi e smarrirsi nel rumore del presente, il festival “L’ingegnere di Babele” ha tracciato ancora una volta una rotta diversa – dichiara Giuseppe Digiacomo, presidente della Fondazione Bufalino – Un percorso lento, consapevole, che attraversa le arti per ricomporre un senso, per ritrovare un filo comune fatto di parola, suono, visione e memoria. Di questo dialogo tra linguaggi, che si è aperto con un convegno di studi e ha visto poi intrecciarsi teatro, pittura, scrittura e musica, Gesualdo Bufalino è stato guida luminosa, voce di un tempo colto e profondo che ancora oggi sa ispirare, interrogare, accompagnare”.
Conclusi tutti gli appuntamenti in programma resta visitabile fino al 31 luglio la mostra “Poesia del visibile. Bufalino per Guccione”, presso la Galleria FGB della Fondazione. Un omaggio al pittore Piero Guccione nel 90° anniversario della sua nascita, che racconta il dialogo intimo e poetico tra le sue visioni pittoriche e le parole dello scrittore comisano, in un abbraccio tra luce e linguaggio, tra paesaggio e pensiero. La mostra, curata da Giovanni Iemulo, realizzata in collaborazione con l’Archivio Piero Guccione e Lo Magno artecontemporanea, è visitabile dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 18.00 alle 21.00. Ingresso gratuito. Il festival “L’ingegnere di Babele” è promosso dalla Fondazione Gesualdo Bufalino, con il sostegno di Assemblea Regionale Siciliana, Libero Consorzio Comunale di Ragusa, Comune di Comiso, Camera di Commercio del Sud Est Sicilia, e il supporto di Banca Agricola Popolare di Sicilia e Agriplast SpA di Vittoria.