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Il Ponte sullo Stretto di Messina torna ad essere priorità

La Camera dei deputati, nell’ambito del Documento di economia e finanza, nel corso della discussione generale, grazie alla mozione Prestigiacomo ed altri (Gelmini, Occhiuto, Bartolozzi, Siracusano, Cannizzaro, Mulè, Maria Tripodi, Torromino, D’Ettore, Baldelli, Cortelazzo, Casino, Labriola, Mazzetti, Ruffino, Calabria, Sozzani, Zanella, German) ha “impegnato” il Governo sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, nell’ambito di un più ampio programma di rilancio infrastrutturale ed economico.
Nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva parlato della necessità di una rete infrastrutturale «su cui c’è tanto da fare», dichiarando tra l’altro «quando ci metteremo attorno a un tavolo valuterò senza pregiudizi anche il Ponte sullo Stretto». Le positive aperture del Presidente del Consiglio, nel rivalutare il “progetto Ponte”, ad avviso dei firmatari dell’atto hanno ancora una volta messo in evidenza le continue contraddizioni che caratterizzano fin dall’inizio i partiti che sostengono questo Governo: accanto a posizioni da sempre, spesso ideologicamente, contrarie a questa opera, sono emerse posizioni più ragionate e possibiliste, ed altre, anche tra autorevoli esponenti del Governo, disponibili a valutare l’opera in quanto opera strategica per la Sicilia e il Meridione, e quale possibile tassello di un quadro generale importante».
Riguardo al Ponte sullo stretto di Messina, lo stesso Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, nei giorni scorsi dichiarava: «credo che prima ci debba essere una discussione dentro la maggioranza e una discussione con i territori sulla valutazione dell’impatto di quest’opera. E poi, con l’arrivo delle risorse del Recovery Fund secondo me possiamo immaginare una fase di studi e di progettazione».
Per di più, nelle stesse 102 proposte per il rilancio dell’Italia, consegnate in questi giorni al Governo dalla task force guidata da Vittorio Colao, il gruppo propone, anche per rilanciare il turismo, il completamento dell’«alta velocità sulla dorsale tirrenica, in modo che arrivi fino in Sicilia». Una affermazione che per i proponenti non è altro che una chiara indicazione a riprendere in mano il «dossier» Ponte; ricordano infatti che il Ponte sullo stretto di Messina, in quanto considerato progetto essenziale per il Mezzogiorno e per l’Italia, viene ricompreso tra le infrastrutture strategiche da inserire tra gli interventi prioritari. All’epoca del Governo Berlusconi, la difesa di quest’opera fu fatta dal commissario Van Miert che precisò in Parlamento europeo che era stato realizzato un viadotto in mare per 21 chilometri per collegare la Danimarca con la Svezia, due Paesi con 4-5 milioni di abitanti ed era quindi inconcepibile non collegare con un ponte lungo 3 chilometri una isola di circa 6 milioni di abitanti con il restante Paese di circa 55 milioni di abitanti.
Nell’aprile 2004 viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il bando internazionale per la selezione del General Contractor cui sarebbe affidata dallo Stato la progettazione definitiva e la successiva costruzione del Ponte. L’Eurolink di Impregilo (poi gruppo Salini) si aggiudicherà la gara, con impegno di realizzare l’opera in settanta mesi. Il quinto rapporto del luglio 2010 sullo stato di attuazione della «legge obiettivo», riguardo al Ponte sullo stretto di Messina, ricordava la previsione di completare la progettazione definitiva nel corso del 2010 e l’avvio del cantiere principale all’inizio del 2011.
I proponenti ricorando anche che «Le vicende politiche degli anni successivi hanno portato ad abbandonare il progetto di questa grande infrastruttura viaria che continua a rappresentare un’occasione unica per contribuire al riequilibrio del Mezzogiorno e per il Paese tutto. Una grande ed unica occasione che produrrebbe un «cambiamento sostanziale» in termini di riequilibrio del Mezzogiorno; un primo «stop» all’opera era arrivato già dal Governo Prodi (2006-2008). Ma con il ritorno al Governo del centrodestra guidato da Silvio Berlusconi, nel maggio 2008 l’allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli inviava alla Società Stretto di Messina una lettera in cui invitava a porre in essere, nei tempi più brevi, tutte le condizioni per la ripresa delle attività inerenti alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina; nel 2012 però, il Governo presieduto dal professor Mario Monti decide di non riaprire le procedure per realizzare il ponte sullo Stretto e, con la legge di stabilità per il 2013 (legge 228 del 2012), stanzia 300 milioni di euro per il pagamento delle penali per non realizzare l’opera; nel 2013 decadono i rapporti di concessione con la Stretto di Messina Spa e la società viene messa in liquidazione. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 aprile 2013 è venuta la messa in liquidazione della società Ponte sullo Stretto di Messina spa; il Ponte sullo Stretto di Messina è stato quindi classificato tra gli interventi con procedimento interrotto a seguito di quanto comunicato nell’XI Allegato Infrastrutture al Def 2013, ossia che «con delibera CIPE 6/2012 è stata disposta la riduzione totale del contributo assegnato alla Società Stretto di Messina e l’intervento non è stato inserito fra gli interventi indifferibili (…). In seguito, l’articolo 34-decies, comma 1, del decreto-legge 179 del 2012, ha disposto la caducazione degli atti contrattuali a far data dal 1° marzo 2013 non avendo le parti stipulato apposito atto aggiuntivo entro tale data»; il troppo timido tentativo nel 2016 con il Governo Renzi, di riaprire la discussione sulla realizzazione di questa storica infrastruttura, non ha portato a nulla».
Ricordano ancora che «Peraltro è bene sottolineare che, allo stato attuale, la conferma della definitiva rinuncia alla realizzazione di questa opera costerebbe alle casse dello Stato in termini di penali da pagare al gruppo Salini di più della sua effettiva realizzazione; la realtà è che il Ponte sullo Stretto può rappresentare una grandissima occasione di sviluppo per la Calabria, la Sicilia, e per tutto il Paese. E questo a maggior ragione in una fase nella quale si sta entrando in recessione e profonda crisi economica; ogni progetto di alta velocità per il Mezzogiorno passa anche attraverso un collegamento veloce, ormai indispensabile, tra la Sicilia e il resto della Penisola. Sotto questo aspetto, il Ponte sullo Stretto rappresenterebbe un’opera che consente di avere anche al Sud Italia l’alta velocità e alta capacità ferroviaria necessarie per la competitività e lo sviluppo delle regioni meridionali, oltre a contribuire alla riduzione del divario in termini di infrastrutture e di servizi tra il nord e il sud del Paese; vi sono opere urgenti ed essenziali per la infrastrutturazione organica del Paese, già in parte avviate ma da troppo tempo bloccate per fatti procedurali o pronte per essere avviate e ferme da anni per le quali in poche settimane sarebbe possibile consegnare formalmente le attività propedeutiche e realizzative delle stesse. Opere che sono coerenti con quello che l’Unione europea chiede all’Italia per poter accedere alle risorse messe a disposizione per superare l’emergenza che si sta vivendo; infatti sono tutte opere ubicate sul programma delle reti Trans European Network (TEN-T). Tra queste si ricordano: Terzo Valico dei Giovi sulla tratta ferroviaria ad alta velocità Genova-Milano; raddoppio dell’autostrada A10 nel tratto di attraversamento di Genova (Gronda di Genova); tratta ferroviaria ad alta velocità Brescia-Verona; tratta ferroviaria ad alta velocità Verona-Vicenza-Padova e altre»
A questo elenco va certamente aggiunto il Ponte sullo Stretto. La realizzazione di questa importante opera: a) renderebbe stabile il collegamento sia stradale che ferroviario, e gli interventi ferroviari si configurano, a tutti gli effetti, come interventi ecocompatibili in virtù dell’abbattimento dell’inquinamento atmosferico, e quindi coerenti ad una delle principali raccomandazioni comunitarie; b) consentirebbe di garantire l’attivazione di risorse nel Mezzogiorno e una misurabile e non teorica percentuale del 34 per cento di risorse da assegnare al Sud; c) giustificherebbe il prolungamento dell’alta velocità ferroviaria da Battipaglia fino a Reggio Calabria, fino a Messina, fino a Siracusa, fino a Palermo; d) consentirebbe finalmente la realizzazione di un sistema urbano organico, quello dello Stretto, davvero innovativo nel sistema territoriale del Mezzogiorno e del Paese; e) porterebbe a realizzazione una delle eccellenze infrastrutturali che, come avvenuto nella realizzazione del ponte di Genova, testimoniano ancora una volta la capacità ingegneristica, imprenditoriale e industriale del nostro Paese. Una necessità di riconoscimento qualitativo e funzionale essenziale soprattutto in questa difficile fase della nostra economia.
La Camera dei Deputati quindi impegna il Governo: 1) ad avviare quanto prima le opportune iniziative volte a riconsiderare il progetto, già cantierabile, per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, quale progetto chiave per il rilancio economico del Paese, anche valutando a tal fine le penali conseguenti alla mancata realizzazione dell’opera infrastrutturale e che, tra l’altro, consentirebbe di estendere l’alta velocità ferroviaria anche in Sicilia, fino a Messina, Palermo e Siracusa; 2) a inserire la ripresa del progetto Ponte sullo Stretto all’interno di un più ampio efficace programma di rilancio degli investimenti e dei lavori pubblici coerente con la drammatica fase di crisi economica e produttiva in atto conseguente alla pandemia in corso a livello mondiale e in grado di rimettere rapidamente in moto e sostenere l’economia e il settore delle costruzioni; 3) ad avviare fin da subito, per le suddette finalità, un confronto costante con le associazioni e i soggetti imprenditoriali coinvolti, al fine di individuare le misure e linee di intervento più efficaci e rapide per garantire la ripartenza e l’apertura dei cantieri.

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