L'Opinione

Geografia e/è guerra.

Cielo e mar! L’etereo velo splende come un santo altar!

A. Ponchielli, La Gioconda.

Scorrevano le immagini dell’inaugurazione delle Olimpiadi di Londra. Le delegazioni degli atleti di tutti gli stati del mondo facevano il loro ingresso nello stadio. Tra queste c’era anche quella del Laos. C’erano alcuni ospiti importanti e laureati in casa. Qualcuno chiede: “Ma dove si trova il Laos?”. Una domanda di geografia apparentemente banale. Spesso accade che anche i politici sbaglino i nomi degli stati o abbiano delle cognizioni di geografia “molto personali”…

Tutti i cittadini sin dai primi anni di scuola studiano la geografia dell’Italia, dell’Europa e del mondo. In apparenza, questa materia sembra una semplice descrizione dei luoghi, degli stati e delle principali caratteristiche economiche, sociali e politiche dei popoli. Con una certa solennità, i docenti indicano la posizione delle città, dei fiumi, degli oceani e delle catene montuose su delle cartine. Gli studenti guardano il planisfero, la mappa che racchiude e rappresenta tutta la geografia. In apparenza, sembra che i docenti e gli studenti gettino uno sguardo disinteressato e neutrale sul mondo.

Ma è effettivamente così?

Questa immagine della geografia quale scienza neutrale e disinteressata crolla quando si guardano le mappe che nel corso dei secoli i geografi hanno fatto del mondo. Nell’antichità, la città o il regno del cartografo spesso erano rappresentati al centro. In alcune carte islamiche, la parte “islamica” è molto grande, mentre l’Europa cristiana è piccola. Qualche secolo più tardi, una carta geografica di un cartografo cristiano rappresenta l’Europa cristiana molto grande e il mondo islamico in modo periferico e con dimensioni ridotte.

Il planisfero che è usato nelle lezioni di geografia è l’immagine di un mondo eurocentrico, che considera l’Europa e le caravelle di Colombo come il punto di partenza per rappresentare il mondo. Questa rappresentazione è stata mantenuta pressocché costantemente ed è stata riadattata nel XX secolo: l’Europa dilaniata dalla Prima e dalla Seconda Guerra Mondiale e poi la Guerra Fredda che ha diviso il mondo in Occidente capitalista ed Oriente comunista.

La geografia – e la rappresentazione di tale materia su mappe – non è una semplice descrizione, ma una rappresentazione di una cultura e soprattutto la proiezione di una visione politica e di un equilibrio geopolitico-militare.

Il giurista Carl Schmitt (1888-1985) ha sostenuto che la politica è sempre gestione concreta e specifica di una porzione di terra o di mare. Il giurista-principe del nazismo legava anche la politica alla guerra e alle forze militari che si trovano in un dato spazio. Politica e geografia hanno, allora, molti elementi in comune.

Sicuramente le mappe attualmente usate nelle lezioni di geografia sono sbagliate. Il mondo in cui l’America è alla sinistra della mappa, l’Europa e l’Oceano atlantico al centro e l’Asia sulla destra non esiste più. Un planisfero più corretto forse ha la seguente struttura: 1) l’Europa e l’Atlantico vanno posti all’estrema sinistra, 2) l’Africa va ingrandita per mostrare le sue reali proporzioni rispetto all’Europa, 3) l’Asia va posta al centro dando grande risalto all’Oceano Pacifico; 4) l’America va posta sulla destra, 5) l’Antartide e l’Artico vanno messi in evidenza perché al centro di grandi interessi militari ed economici. Forse in questo modo emergono più chiaramente i nuovi equilibri geopolitico, economici e militari.

In conclusione, la geografia non è una scienza neutrale, ma un veicolo di ideologie e di visioni geopolitiche e militari. Addirittura, un saggio di Yves Lacoste ha un titolo che è tutto un programma: La geografia: arma per la guerra.

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