L'Intervista

Turi Giuffrida: attore siciliano apprezzato nel mondo

Turi Giuffrida: un nome che è sinonimo di eccellenza. L’attore siciliano, molto conosciuto e apprezzato nel mondo, comincia la sua attività di attore a 9 anni e ad oggi il registro delle sue partecipazioni cinematografiche e dei suoi riconoscimenti è ampio e considerevole. Il suo percorso professionale è un lungo itinerario che si snoda in più continenti: in America Latina, in Australia e in Cina; luoghi dove esporta con orgoglio le proprie origini siciliane.  Turi Giuffrida, attore poliedrico e ecclettico che conta importanti esperienze nelle arti performative, vanta una storia professionale assimilabile ad un excursus artistico che, attraversando intere generazioni, dipinge uno spaccato sul mondo dello spettacolo con il disincanto di uno straordinario artista di grande valore…dimenticato nella propria terra.

La sua carriera nasce a Catania, dove ti sei dedicato al teatro. Ci parleresti di questa lunga esperienza?

Il teatro è stato la mia prima passione e resta il più grande amore. Ho iniziato da piccolo con il teatrino dell’oratorio e assistendo agli spettacoli di Guglielmo Ferro e del figlio Turi ho capito quale fosse la strada che desideravo intraprendere. Posso affermare di essermi sperimentato in tutti i generi teatrali, passando per il filodrammatico in cui vestivo i panni di personaggi femminili, dal teatro d’avanguardia al mimo, dal dialettale per approdare al teatro in lingua. Il passaggio al teatro d’autore ha richiesto un ulteriore sforzo linguistico: ho infatti seguito un corso di dizione con Franca Manetti, madre di Fioretta Mari, per potere interpretare al meglio opere come La baronessa di Carini e autori come Baudelaire. Tra il ’68 e il ’69 ho fatto avanspettacolo e successivamente rientrato a Catania teatro d’avanguardia e di sperimentazione, esattamente al teatro Angelo Musco.

Con l’avvento dei canali di comunicazione privata, sperimenta la conduzione di programmi radiofonici e televisivi.

L’esperienza radiofonica inizia nel ’73 con Radio Sud, in cui non ero dj ma conducevo programmi. Nello stesso periodo mi dilettavo come presentatore in spettacoli per le piazze siciliane. Quest’esperienza mi ha portato a contatto con cantanti come Morandi, Cutugno, Anna Oxa e tanti altri. Nel ’78 per le TV private ho presentato vari programmi, come “Una sera ci incontrammo” e La Tombola. I format poi sono stati ripresi da canali nazionali.

Parliamo di cinema, partendo dalla pellicola premio oscar di Giuseppe Tornatore, Nuovo Cinema Paradiso (1989).

Io dico sempre di essere un Premio Oscar, perché il riconoscimento è di tutti coloro che hanno lavorato alla pellicola. Il mio personaggio è il Dottor Mendola, il padre della protagonista che con il suo divieto al matrimonio tra i due giovani protagonisti, diviene il fulcro della vicenda. Questo film, che io amo particolarmente, è il mio orgoglio.

Arriva un altro film d’autore: Caravaggio, con un cast stellare diretto da Angelo Longoni.

È uno dei primi film in costume e gode della magistrale fotografia di Vittorio Storaro, vincitore di tre premi Oscar per Apocalypse Now, Reds e L’ultimo imperatore. Con me Elena Sofia Ricci e Alessio Boni. Il film è la biografia del noto pittore e io interpreto il Comandante Palo, colui che lo libera e lo consegna al tragico finale.

È il momento delle esperienze internazionali: in Australia, in Argentina e successivamente in Cina, con la produzione italo cinese Love in Sicily. Parliamo di queste avventure oltreoceano.

Arrivo in Australia nel 2001 per un lavoro di conferenze con le varie associazione come il Sicilian Club. Qui ho fatto TV e alcune trasmissioni come ospite. La fiction Love in Sicily è una produzione italo-cinese, che ha riscosso un grande successo di pubblico con oltre 700.000 milioni di spettatori. Una bellissima esperienza che mi ha fatto conoscere uno dei paesi più belli del mondo. Dietro la regia di Roberto Garay ho partecipato alla fiction di carattere storico Ballate d’amore, trasmessa in America Latina sul canale di stato Cablevision Argentina. Sempre con Roberto Garay, ho interpretato la fiction Ida y vuelta, che nel 2013 in Argentina è stata premiata come miglior fiction televisiva dell’anno.

In Italia continua a interpretare importanti ruoli per il cinema: La mafia uccide solo d’estate di Pif, La matassa con Ficarra e Picone e per la TV in Montalbano e Distretto di Polizia. Quali sono le differenze di pubblico?

A teatro si crea un rapporto alchemico fatto di condivisione e perché no? Anche di divertimento, pur mantenendo un limite. Quel limite era rappresentato dalla Ola, sintomo di noia o insofferenza. Al cinema diventi spettatore, guardi te stesso interpretare un ruolo che ti affidano. Non c’è comunicazione diretta, ma messaggi da recepire.

Il teatro oggi, un suo pensiero.

Catania è terra di teatranti, nella quale le compagnie si moltiplicano continuamente. Il teatro è la parte più elevata dello spettacolo, ma oggi è stato dissacrato da compagnie non all’altezza.

Ha saputo esportare la Sicilia a livello internazionale. Come racconta la sua terra?

Al di là dei cliché più comuni che raccontano la nostra terra, testimonio la cultura e la genialità di un’isola bella e ricca di storia.

Molte esperienze e altrettanti riconoscimenti: ha partecipato al Festival di Cannes con il corto La mafia Alternativa, presente alla 58esima edizione del Taormina Film Festival del 2012, dove primeggiava doppiamente anche con il film Baci Salati. Nel 2015 ha vinto il prestigioso Colosseo D’Oro come attore internazionale ed è stato premiato al Festival del Cinema di Catania. Progetti futuri?

Continuare, non fermarsi mai.

Una chicca per Sikelian…

Nella mia vita ho fatto teatro, cinema, radio, televisione e anche il modello!

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