Trump attacca e Harvard risponde

Dopo che l’ateneo di Harvard ha intentato una causa contro l’amministrazione statunitense per il blocco delle iscrizioni degli studenti stranieri, il presidente degli Usa Donald Trump ha rilanciato con nuove pesanti accuse sul suo social Truth: “Perché Harvard non dice che quasi il 31% dei suoi studenti proviene da Paesi stranieri, eppure questi Paesi, alcuni dei quali per nulla amici degli Usa, non pagano nulla per l’istruzione dei loro studenti, né intendono mai farlo?… Perché nessuno ce l’ha detto?”. Nel suo messaggio, Trump ha ribadito che si tratta di una situazione insostenibile e ha nuovamente avanzato la richiesta di trasparenza: “Vogliamo sapere chi sono quegli studenti stranieri, una richiesta ragionevole visto che diamo a Harvard miliardi di dollari, ma Harvard non è esattamente disponibile. Vogliamo quei nomi e quei Paesi. Harvard ha 52.000.000 di dollari, usateli e smettetela di chiedere al Governo di continuare a concedere soldi a voi”.
Dichiarazioni minacciose che seguono l’apertura di un contenzioso legale tra la sua amministrazione e l’Università di Harvard. L’ateneo, nei giorni scorsi, ha presentato ricorso contro la decisione di sospendere lo “Student and Exchange Visitor Program”, che di fatto blocca le nuove iscrizioni di studenti stranieri e costringe al trasferimento quelli già presenti sul territorio statunitense. Havard ha deciso di resistere a Donald Trump invocando la Costituzione e affidandosi ai giudici per bloccare la decisione – “improvvisa e sconcertante” – del governo americano che ha, di fatto, messo al bando gli studenti internazionali dall’università.
Decisa a non retrocedere, Harvard ha fatto causa all’amministrazione in nome del Primo Emendamento e definendo l’attacco agli studenti stranieri “una ritorsione” incostituzionale per essersi opposta alle richieste politiche di Trump. Secondo Harvard, il provvedimento è “illegale e ingiustificato” e rappresenta una vera e propria “campagna di ritorsione” da parte della Casa Bianca.
In favore di Harvard sono scesi in campo tanti intellettuali, tra cui lo scrittore David Quammen, autore del libro “L’evoluzionista riluttante”, che ha definito la decisione dell’amministrazione trumpiana “uno sbaglio enorme” perché la scienza è per definizione internazionale, “uno sbaglio assurdo” perché l’istruzione è internazionale. Se Harvard è tra le migliori università al mondo è proprio per la sua apertura internazionale: in essa hanno studiato e insegnato la maggior parte dei Premi Nobel; in essa i giovani sono invitati a coltivare la scienza, a seguire gli insegnamenti di Charles Darwin che ha posto le basi della biologia contemporanea dando origine a una rivoluzione culturale che ancora oggi – dice Quammen – non ha esaurito il proprio vigore.
Anche il filosofo della scienza Telmo Pievani ha sottolineato che l’attacco alla scienza e alle istituzioni scientifiche da parte dell’amministrazione di Trump costituisce un fenomeno inedito dalle conseguenze disastrose. Mai – afferma Pievani – i vari governi, di diverso colore politico, avevano attaccato le istituzioni scientifiche e mai avevano tagliato i finanziamenti; mai avevano tentato di controllare gli accessi internazionali e l’istruzione.
Per fortuna, facendo seguito al ricorso presentato, la giudice federale Alice Burroughs ha disposto una sospensione temporanea del provvedimento, bloccando gli effetti dello stop imposto dall’esecutivo.
Photo: Kris Snibbe/Harvard Staff Photographer (da Facebook)