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C’eravamo tanto amati. È finito l’idillio tra Trump e Musk

Sembra essere già finita la luna di miele tra Trump e Musk. L’idillio tra i due si sta frantumando a colpi di tweet, di accuse reciproche, di dure critiche, di minacce incrociate e di deliri di onnipotenza. Convinti entrambi di essere dei numero uno e abituati a comandare senza contraddittorio erano destinati a scontrarsi e a separarsi. E la luna di miele si è trasformata in una luna di fiele.
Donald Trump, il 5 giugno 2025 alla casa Bianca, dichiara che non sa se con Elon Musk ci sarà “più una grande relazione”. Dopo averlo tanto spalleggiato in campagna elettorale, Elon era stato ricambiato da Trump, dopo la vittoria, con un mandato illimitato per tagliare la spesa pubblica americana con il cosiddetto Department of Government Efficiency (Doge). Un rapporto che sembrava inossidabile ma, come spesso avviene in molte storie, è durato poco. Trump e Musk sono arrivati allo scontro frontale, “con le feroci critiche del patron di Tesla al budget Usa, le minacce di ritorsioni del presidente sui contratti con le aziende di Musk, i riferimenti al caso Epstein da parte di Musk e la minaccia di creare un partito politico”.
Una lotta senza esclusione di colpi: “Il decreto fiscale e di spesa di Trump è un abominio”, inizia a scrivere Musk.
E Trump, durante un’apparizione nello Studio ovale accanto al cancelliere tedesco Friedrich Merz, risponde: “Abbiamo avuto un ottimo rapporto, ma sono sorpreso, Elon mi ha molto deluso”.
Sentendosi attaccato, Musk dichiara; “Senza di me non avrebbe vinto le elezioni”. E Trump: “Sono deluso da Musk. Prima era d’accordo, ma ora fa il paladino contro il mio decreto perché ho tolto gli incentivi a Tesla ed è impazzito. In Pennsylvania avrei vinto anche senza di lui”.
Ancora una volta Musk replica: “Falso. Questo disegno di legge non mi è mai stato mostrato, nemmeno una volta, ed è stato approvato nel cuore della notte, in tempi tanto rapidi che quasi nessuno al Congresso è riuscito a leggerlo! Senza di me, Trump avrebbe perso le elezioni in Pennsylvania. Quanta ingratitudine”.
La risposta di Trump arriva lesta su Truth: “Il modo più semplice per risparmiare miliardi è porre fine ai sussidi e ai contratti governativi di Elon. Mi ha sempre sorpreso che Biden non l’avesse fatto”.
E Musk su X: “È il momento di fondare un nuovo partito?”. E ancora: “È il tempo di sganciare la vera, grande bomba: Trump è nei file di Epstein. È questo il vero motivo per cui non sono mai stati resi pubblici. Have a nice day, DJT”. E infine: “Impeachment per Trump”.
Interviene anche Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump e tra i più accaniti oppositori del patron di Tesla e di Space X: “Musk è un immigrato illegale che andrebbe deportato”.
Musk incalza: “Bannon è un ritardato”.
Eppure, per qualche mese, erano sembrati una coppia perfetta. Uniti dalla voglia di “riorganizzare” tutto – le istituzioni, i trattati internazionali, il commercio, le Università – i due vincitori si mostravano, al mondo, più uniti che mai.
Ma la situazione è degenerata ben presto ed è diventata surreale. Uno (Trump) si è dimostrato “ingrato” e l’altro (Musk) fuori di “Tes(l)ta”. Di fronte alle critiche di Musk, Trump ha voluto dimostrare chi comandava. Alcuni hanno parlato di predominio della politica. Altri di una deriva dell’America, priva ormai di credibilità, e di tutto l’ Occidente in cui non c’è più un paese in grado di comandare. La verità è che i due avevano promesso di fare ridiventare grande l’America, ma la politica commerciale di Trump più che far diventare ricca l’America sta rovinando il capitalismo americano e lo stesso Musk che ha perso circa 800 miliardi.
E allora Elon comincia a criticare la legge di bilancio che blocca i sussidi alle auto elettriche e si dichiara contro i dazi. Trump minaccia di togliere i finanziamenti a Musk, dandogli del drogato. Insomma, i due hanno finito di ballare insieme e hanno lasciato sulla pista, mentre la musica è finita, guerre sanguinose, deportazioni, politiche culturali, sociali, commerciali dagli effetti disastrosi.

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