Il lato oscuro

Daniel Francis Galouye

Che cos’è la realtà? Che cosa si intende per mondo, universo reale? La consistenza della materia? (ma la luce, onda elettromagnetica che abbraccia uno spettro che va dalle onde radio ai raggi gamma non è “consistente”, ma i suoi effetti sono importantissimi, dalla nascita della vita sulla Terra, sino ai micidiali lampi gamma emessi dai “buchi neri”, che possono far estinguere la vita di un intero pianeta a migliaia di anni luce di distanza).
Parrebbe che per gli aborigeni australiani la vita reale è quella dei sogni, mentre la quotidianità è il vero sogno.
Tantissimi, scienziati, filosofi, poeti, pensatori hanno cercato di dare la loro definizione di “reale”, ed ogni contributo è diverso dall’altro, a volte anche cambiando punti di vista nel campo della medesima disciplina.
Se poi prendiamo in considerazione l’indagine scientifica scopriamo le definizioni apparentemente più assurde che possano essere concepite da chi (noi) ha esperienza, ogni giorno, di quanto ci circonda, tramite la mediazione interpretativa dei sensi (o, per essere precisi, di quanto elabora il nostro cervello dagli input che da colà gli giungono).
Anche molti autori hanno affrontato il tema. Per restare nel capo della “science fiction” il più rappresentativo è Philip K. Dick. Nei suoi libri si avverte spesso un sottile, profondo disagio di fronte al disarmante mischiarsi dei vari piani dell’esistenza, dei quali nessuno emerge sugli altri, soprattutto quello soggettivissimo della mente, nella quale l’azione di determinate droghe può aprire porte verso nuovi mondi (si veda, ad es., il capolavoro “Scrutare nel Buio” -1977-).
Tramite la proiezione del conscio si può, anche, trasferire la coscienza in un mondo fittizio, ricreato apposta tramite dei programmi (realtà virtuale) il quale, però, per chi ci vive, personalità fittizia o proveniente dal mondo reale (?), assume in tutto e per tutto le connotazioni della realtà (se muori lì, morirà anche il tuo corpo ovunque si trovi).
No, non sto parlando di “Matrix” (il quale ha senz’altro un debito di ispirazione…), ma di un romanzo scritto nel 1964 da Daniel F. Galouye, “Simulacron 3”, che ne anticipa i temi quasi totalmente.
Daniel Francis Galouye è stato un autore statunitense molto sottovalutato. Infatti, è tuttora poco conosciuto, nonostante i pregevoli romanzi e racconti che ci ha lasciato.
Nato a New Orleans l’11.02.1920, è morto nel 1976 a causa di lesioni procuratesi durante il suo servizio come pilota nella marina statunitense durante la seconda guerra mondiale.
Laureato in giornalismo alla Louisiana State University, si dedicò a questa professione dal 1946 al 1965. La sua passione era, però, la narrazione in chiave fantastica, e qui si dimostra un autore ricco di idee, espresse in una forma asciutta, incisiva, dallo stile giornalistico e con un’ineguagliabile padronanza dell’intreccio.
I suoi romanzi esprimono i temi classici della SF in modo originalissimo (l’invasione in “Psychon” o la catastrofe nucleare in “Universo senza Luce”, giusto pe fare due esempi).
Il turbamento nei confronti dell’illusorietà di quello che comunemente chiamiamo “reale” lo esprime, soprattutto, in tre romanzi: “Stanotte il Cielo Cadrà”, “Il Giorno che il Sole Morì” e “Simulacron 3”.
Simulacron 3, riedito nel 2008 in Italia da Mondadori, nella collana “Millemondi”, assieme ad altre opere del medesimo autore, con il titolo “Psychon e altri Simulacri”, pagg. 451. – Siamo in un futuro abbastanza prossimo, l’indagine di mercato ed il consumismo hanno raggiunto livelli da tecnocrazia. In quest’ottica, in cui si da un’importanza estrema ai gusti ed alle mode su cui si indirizzeranno le masse, una azienda inventa un sistema di “simulazione elettronica”, cioè un mondo virtuale in cui viene ricreata, fin nei minimi dettagli, la società umana da analizzare e dove si muovono, come costrutti elettronici in cui ne è stata trasferita la coscienza, degli uomini “reali” che hanno il compito sia di controllo, sia di indirizzo e, soprattutto, di raccolta dei dati.
Il protagonista, uno degli artefici del sistema che è chiamato “Simulacron 3”, Douglas Hall, dopo il ricevimento-conferenza in cui viene presentato e spiegato questo nuovo costrutto, comincia ad accorgersi di strane ed inquietanti cose che succedono attorno a lui. Persone che muoiono o spariscono inspiegabilmente, fugaci apparizioni di persone che, appunto, dovrebbero essere defunte finchè, quando un suo stretto collaboratore, che è svanito nel nulla, pare che non sia più esistito per chi, appunto, lo conosceva, fanno sospettare ad Hall di essere egli stesso dentro una realtà virtuale creata da un altro simulacron.
E qui il gioco si fa volutamente confuso. Come una “scatola cinese” oppure una sorta di matrioska formata da realtà virtuali una dentro l’altra.
Ma qual è la realtà reale?
Lo stesso Hall si scopre, infine, il simulacro di un fantomatico “operatore” di cui è un’emanazione della coscienza, che però ha assunto una personalità propria, diversa dall’originale (ma è veramente l’originale?).
Man mano che il romanzo procede e le varie realtà si attorcigliano l’una sull’altra, si sospetta di un disegno sinistro ( o più disegni sinistri) che si cela a monte di tutto.
O è un’illusione anche questa?
Insomma, nulla è più sicuro, lo sbandamento, l’inquietudine di fronte alla mancanza di qualsiasi certezza pervade il romanzo. Quando sembra che si sia giunti ad una possibile soluzione, si scopre che tutto viene rimesso in discussione, in un continuo e perverso rimescolamento.
Succede anche che alcuni soggetti completamente fittizi, comincino ad acquistare coscienza di sé e scoprono di essere delle personalità artificiali in un mondo artificiale e pilotato ed entrano in crisi, cercano di fuggirne disperatamente.
Anche il finale è volutamente ambiguo, spiega e non spiega, ma lascia il dubbio che forse non siamo ancora nel mondo reale ….ma esiste questo mondo reale??

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