Il lato oscuro

“La Guerra delle mosche”

Bernard Eschasseriaux, amico di Splitz, ebbe ad affermare che le sue ambizioni erano “unicamente spirituali” e che suo desiderio era di “crearsi un’anima con l’aiuto dei sogni che seguono qualche istante d’illusione”.
Dai suoi scritti e dalle testimonianze di chi lo conosceva, emerge il ritratto di un uomo solitario, poco attratto dalle vicende umane, disincantato, scettico e amaramente ironico. Amante della natura e profondo pensatore (tra le tante opere lasciate abbiamo pure uno studio sulle conseguenze filosofiche della fisica quantistica) del quale, quindi, il testo piú rappresentativo e, se vogliamo, piú originale, è proprio “L’Occhio del Purgatorio”.
Tuttavia io preferisco “La Guerra delle Mosche”, delizioso dramma tragicomico.
Il romanzo parte dal presupposto che, a causa di una mutazione, si sviluppa una nuova specie mosca intelligente, la quale inizia ad organizzarsi e, dapprima in maniera occulta, a muovere guerra all’uomo in quanto specie dominante e, quindi, da scalzare ed eliminare per poter avere il predominio.
L’autore mette alla berlina il pensiero e la condotta di un’umanitá tronfia e, in ultima analisi, intrinsecamente miope.
Dapprincipio l’atteggiamento è di incredulitá e di profonda chiusura mentale (tipico dell’uomo non accettare fenomeni che escono dagli schemi consolidati di pensiero), tanto che viene deriso chi prospetta una simile ipotesi. Poi, pian piano, la terribile veritá viene accolta (ma ce ne vuole!) e, tardivamente, quando oramai le mosche si muovono, organizzatissime, a ranghi di miliardi, con strategie inusitate ma altamente efficaci, conquistando sempre piú territori, a partire dall’Asia e passando per l’Africa, l’uomo cerca di porvi rimedio, ma si scopre impotente, anche perché sia i modi tradizionali di condurre un conflitto (sviluppati contro altri uomini e, pertanto, inefficaci contro le mosche) e sia le nuove strategie, si rivelano inconcludenti, poiché gli eserciti delle mosche riescono a controbattere in maniera efficiente e fortemente pragmatica.
La guerra arriva in Europa e qui assistiamo a nuovi esempi di stupiditá: ogni nazione si crede superiore alle altre e non collabora, anche davanti al nemico comune ognuno si organizza a modo proprio, emettendo proclami in cui, in maniera piú (Germania, Italia) o meno (Inghilterra, Francia) palese, si manifesta la totale convinzione che i paesi confinanti sono abitati da inetti e solamente quel dato popolo riuscirá a rintuzzare la minaccia.
La conclusione di questo romanzo è un capolavoro dello sberleffo…
Mentre nell’ “Occhio del Purgatorio” l’autore scava profondamente dentro l’animo umano, in queste pagine emerge lo Spitz piú ironico e mordace. La presa in giro della presunta superioritá umana e, soprattutto, delle divisioni sterili che stanno alla base delle organizzazioni politiche e governative è senza compromessi.
L’avvento dell’umanitá nella storia della Terra è visto come conseguenza di una concatenazione di eventi fortuiti e la sua caduta, forse, libererá la Natura dalla sua peggiore piaga o, comunque, da una creatura essenzialmente inadatta.

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