Economia

Bando Mise Macchinari innovativi 2021: incentivi per 132,5 milioni

Sostenere la realizzazione di programmi di investimento nei territori delle regioni Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania e Puglia. È quanto si prefigge il bando “Macchinari innovativi“, che prevede programmi di investimento volti a consentire la trasformazione tecnologica e digitale dell’impresa, oltre alla transizione del settore manifatturiero verso l’economia circolare. E così il Ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha pubblicato il decreto direttoriale del 26 marzo 2021 con cui definisce i termini di apertura del secondo sportello che, insieme al primo, è previsto dall’articolo 3, comma 2, del decreto ministeriale 30 ottobre 2019 per la presentazione delle domande di agevolazione del bando in discorso. Le agevolazioni rientrano nell’ambito del Programma operativo nazionale Imprese e competitività” 2014-2020 FESR che permette di attivare risorse comunitarie già stanziate.

Tutte confermate le modalità di attuazione dell’intervento del decreto direttoriale 23 giugno 2020. Anche l’importo stanziato, pari a 132,5 milioni di euro, che corrisponde perfettamente a quello già stanziato, lo scorso anno, dal Ministero con l’apertura del primo sportello del bando. Le agevolazioni sono erogate dall’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.a. – Invitalia, che si occupa delle attività istruttorie. Le domande per gli incentivi potranno essere presentate a partire dalle ore 10 del 13 aprile 2021, mentre l’invio della richiesta dalle ore 10 del 27 aprile 2021. La misura è disposta a sostegno degli investimenti innovativi, destinati ad obiettivi di sviluppo per migliorare l’efficienza e la flessibilità dell’impresa nell’esercizio dell’attività economica che venga svolta attraverso l’acquisto di macchinari, attrezzature ed impianti e con programmi informatici e licenze.

A beneficiare dell’intervento le imprese, fino a un massimo di sei soggetti co-proponenti, che siano in possesso dei requisiti previsti dalla normativa con un contratto di rete che preveda una collaborazione effettiva, stabile e coerente con gli obiettivi (rafforzamento della competitività e sviluppo tecnologico) connessi alla messa in atto dei programmi proposti. Parliamo di attività di servizi alle imprese elencate nell’allegato 3 del decreto ministeriale 30 ottobre 2019 e delle attività manifatturiere, da cui sono escluse attività connesse ai seguenti settori: siderurgia; estrazione del carbone; costruzione navale;
fabbricazione delle fibre sintetiche; trasporti e relative infrastrutture; produzione e distribuzione di energia, nonché delle relative infrastrutture.

Andiamo al dettaglio. Interessate dalla misura, le PMI, alla data di presentazione della domanda: regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle imprese, nel pieno e libero esercizio dei propri diritti e non in liquidazione volontaria, o sottoposte a procedure concorsuali; in regime di contabilità ordinaria e dispongono di almeno due bilanci approvati e depositati presso il Registro delle imprese, ovvero hanno presentato, nel caso di imprese individuali e società di persone, almeno due dichiarazioni dei redditi; in regola con la normativa vigente in materia di edilizia ed urbanistica, del lavoro e della salvaguardia dell’ambiente, nonché con gli obblighi contributivi; non hanno effettuato, nei due anni precedenti la presentazione della domanda, una delocalizzazione verso l’unità produttiva oggetto dell’investimento; non rientrano tra i soggetti che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato, gli aiuti considerati illegali o incompatibili dalla Commissione europea; non si trovano in condizioni tali da risultare imprese in difficoltà.

Quanto ai programmi di investimento, affinché siano ammissibili devono presentare il requisito della previsione di spese non inferiori al tetto minimo di 400mila euro e non superiori ai 3milioni di euro. Qualora a presentare i programmi siano reti d’impresa, la soglia minima può raggiungersi sommando le spese sostenute per i singoli programmi di investimento proposti dai soggetti aderenti e la condizione imposta è che ciascun programma preveda spese ammissibili non inferiori a 200milioni di euro; essere realizzati esclusivamente presso unità produttive localizzate nei territori delle Regioni meno sviluppate; prevedere l’acquisizione di tecnologie abilitanti atte a consentire la trasformazione tecnologica e digitale dell’impresa e/o di soluzioni tecnologiche in grado di rendere il processo produttivo più sostenibile e circolare. Inoltre, i beni oggetto del programma di investimento devono essere nuovi nonché riferirsi alle immobilizzazioni materiali e immateriali (articoli 2423 e seguenti del codice civile) di macchinari, impianti e attrezzature strettamente funzionali al conseguimento dei programmi di investimento, programmi informatici e licenze di utilizzo dei predetti beni materiali.

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