L'Intervista

Francesco Tanasi, il ribelle che 40 anni fa fondò il Codacons: sempre dalla parte dei cittadini

Professore Tanasi, oggi Segretario Nazionale del Codacons, sono passati quarant’anni dalla fondazione dell’associazione. Come nacque quell’idea?

L’idea nacque da una ribellione interiore. Negli anni Ottanta mi resi conto che i cittadini erano spesso soli, senza voce e senza strumenti, di fronte a grandi poteri pubblici e privati. Io stesso, vivendo alcune ingiustizie quotidiane, compresi che serviva un’associazione capace di difendere i consumatori sul piano legale, economico e sociale. Fu così che nacque il Codacons: un movimento spontaneo, formato da giuristi e cittadini, che voleva garantire l’applicazione reale dell’articolo 32 e di altri principi della Costituzione. Ancora prima di diventare maggiorenne avevo iniziato a portare avanti battaglie ambientali. Partecipavo a incontri e iniziative sulla difesa del territorio e sulla tutela della salute, e lì mi capitò di confrontarmi con avvocati già affermati e con docenti universitari impegnati in quelle cause. Ricordo bene che a Roma incontrai l’avvocato Carlo Rienzi, l’avvocato Pino Lo Mastro, l’avvocato Roberto Canestrelli, il professore Flavio Manieri e tanti altri professionisti che hanno segnato la mia formazione. Conobbi avvocati che già avevano condotto importanti battaglie a tutela dei cittadini: basti ricordare, ad esempio, quelle in difesa degli utenti della SIP, che segnarono una delle prime grandi vertenze collettive in Italia. Quelle riunioni furono per me un vero laboratorio di idee e di diritto, ed è lì che ho maturato la convinzione che anche i giovani potessero avere un ruolo decisivo nella difesa dell’ambiente e dei diritti.

All’inizio veniva considerato un “ribelle” e un “rompiscatole”. Le dava fastidio quell’etichetta?

No, anzi. Essere definito “rompiscatole” significava che stavamo colpendo nel segno. Abbiamo disturbato abitudini consolidate, smascherato sprechi, imposto alle istituzioni di ascoltare la gente. Quel soprannome è diventato per me quasi un riconoscimento: vuol dire che non ci siamo mai piegati ai compromessi.

In questi decenni quali sono state le battaglie più difficili e quelle più simboliche?

Ne potrei citare tante: le lotte contro le tariffe gonfiate e gli aumenti ingiustificati di luce, gas e acqua; le azioni legali contro i colossi della telefonia; i ricorsi in materia sanitaria per difendere i malati da tagli e disservizi; le grandi vertenze sulla sicurezza alimentare e ambientale. Ogni volta che siamo riusciti a riportare un euro nelle tasche dei consumatori o a far cambiare una legge ingiusta, abbiamo scritto una piccola pagina di storia. Abbiamo condiviso molte di queste battaglie al fianco del Presidente Carlo Rienzi, da cui ho imparato moltissimo: il suo intuito, la sua straordinaria capacità giuridica e il sacrificio personale che ha messo al servizio dei cittadini sono stati per me una scuola di vita e di diritto. All’avvocato Rienzi mi lega anche un profondo affetto, maturato in anni di collaborazione e di lotte comuni, che va oltre il rispetto professionale e rappresenta per me un legame umano autentico e duraturo. Tuttavia, dopo tanti anni, io e l’avvocato Rienzi avevamo maturato una visione diversa rispetto ad altri sul futuro del Codacons. Da quella visione è nato un nuovo percorso che ha dato vita a un Codacons capace di ottenere sentenze di rilievo, riconoscimenti importanti e di scrivere pagine di vera giurisprudenza. Da questa esperienza è scaturito anche un coinvolgimento senza precedenti di migliaia di giovani avvocati e professionisti, che hanno trovato nell’associazione non solo uno spazio di impegno civile, ma anche una palestra di diritto e di cittadinanza attiva.

Il Codacons è cresciuto molto in questi quarant’anni. Che cosa lo distingue dalle altre associazioni?

La nostra natura profondamente giuridica. Il Codacons non è un semplice comitato di protesta, ma un’organizzazione di avvocati e giuristi che usa le armi del diritto per difendere i cittadini. Non ci limitiamo a denunciare: portiamo le battaglie nei tribunali, nei Tar, davanti alla Corte dei Conti, perfino in Cassazione o a Bruxelles. Questo ci ha reso scomodi ma anche rispettati.

Oggi l’Italia vive nuove emergenze: inflazione, carovita, sanità in crisi, ambiente fragile. Qual è la priorità?

La priorità è rimettere il cittadino al centro delle politiche pubbliche. I governi parlano spesso di PIL, di crescita, di mercati, ma dimenticano il vissuto reale delle famiglie. Oggi una spesa al supermercato pesa come una rata di mutuo, i trasporti pubblici sono carenti, la sanità è sottofinanziata. Il Codacons continuerà a denunciare e a proporre soluzioni, con la stessa forza del primo giorno.

Molti sostengono che servirebbe un “Ministero per i Consumatori”. Lei cosa ne pensa?

È una delle battaglie che porto avanti da anni. L’Italia è una delle poche grandi democrazie senza un’istituzione forte e autonoma che difenda i cittadini dai soprusi economici e amministrativi. Un Ministero dei Consumatori darebbe centralità a queste tematiche e costringerebbe politica e imprese a rispettare davvero chi compra, chi paga le tasse e chi sostiene l’economia reale.

In passato un giornale investigativo riportò che le fosse stato offerto un incarico da Sottosegretario e una candidatura sicura in Parlamento, documentando con fotografie i suoi incontri a Catania con importanti personalità nazionali venute per convincerla. È vero che si prese 24 ore di tempo e poi rifiutò: perché?

Sì, è vero. Ricordo bene quell’episodio, riportato da un giornale investigativo con tanto di fotografie. Mi furono offerti un incarico da Sottosegretario e la certezza di un posto in Parlamento. Mi presi 24 ore di tempo e alla fine dissi di no. In quel momento ritenni più importante rimanere al Codacons e seguire le battaglie che stavamo portando avanti. Un mio ingresso in politica non sarebbe stato compreso da tanti cittadini che ci avevano dato fiducia, e avrebbe rischiato di indebolire il ruolo indipendente dell’associazione. Era una fase delicata, e abbandonarla allora avrebbe significato tradire lo spirito originario del Codacons.

Guardando indietro, rifarebbe tutto?

Sì, anche gli errori. Perché il senso della mia vita è stato questo: rompere gli schemi, difendere chi non ha voce, dimostrare che il diritto non è materia per pochi ma un’arma di tutti. Se ancora oggi mi chiamano “rompiscatole”, io ne vado fiero: significa che sono rimasto fedele a me stesso e a chi rappresento.

E per il futuro del Codacons?

Il futuro sarà costruito da una nuova generazione di giuristi e attivisti, che porteranno avanti lo spirito originario. Ma io continuerò a dare battaglia, al fianco dell’Avvocato Carlo Rienzi, perché il Codacons non è solo un’associazione: è un’idea di giustizia civile che non invecchia mai.

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