Catania

Call center Mics: scatta lo stato di agitazione. Domani protesta davanti alla sede Enel

Le lavoratrici e i lavoratori del call center Mics di Motta Sant’Anastasia sono di nuovo in stato di agitazione e torneranno a mobilitarsi domani, mercoledì 10 settembre, alle ore 10, con un presidio davanti alla sede Enel di viale Ulisse a Catania. La protesta sarà indirizzata contro la gestione della nuova proprietà aziendale che a oltre un anno dall’acquisizione continua a ritardare il pagamento degli stipendi: non è ancora stata corrisposta la mensilità di luglio e restano forti timori per la tenuta di più di 200 posti di lavoro.
La manifestazione si terrà proprio davanti agli uffici della principale committente, Enel Energia, luogo già scelto lo scorso 17 marzo per un’iniziativa analoga. L’obiettivo è sollecitare un intervento immediato da parte di Enel, dei ministeri del Lavoro e del Made in Italy (MIMIT) e della Regione Siciliana, affinché siano evitate procedure di licenziamento mascherate da cessione di ramo d’azienda a società costituite ad hoc pochi giorni prima dell’apertura delle pratiche.
“È indispensabile che i soggetti istituzionali e i commissari straordinari che hanno seguito la procedura di fallimento si assumano le proprie responsabilità – dichiarano Gianluca Patanè (Slc Cgil Catania) e Gaetano Cristaldi (Uilcom Uil Catania) –. L’acquisizione del 1° agosto 2024, avvenuta con le garanzie del MIMIT e guidata da Salmoiraghi, non ha garantito stabilità ma al contrario ha prodotto nuove criticità: ritardi nei pagamenti, mancato riconoscimento del TFR a gran parte del personale e procedure di licenziamento collettivo”.
Domani in piazza si attende la partecipazione di oltre un centinaio di addetti, decisi a far sentire la propria voce con slogan e striscioni, per chiedere a Enel di non abbandonarli e alle istituzioni di intervenire tempestivamente. La vertenza Mics, se non risolta, rischia di aprire la seconda grande crisi del settore TLC in Sicilia, dopo la chiusura dei centri Almaviva di Catania e Palermo.
“Non possiamo accettare che 250 famiglie restino senza prospettive – concludono Patanè e Cristaldi –. I lavoratori sono pronti a mobilitarsi ancora una volta per difendere i loro diritti, e speriamo che questa volta il nostro appello venga ascoltato”.

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