L'Intervista

Tony Cirnigliaro, il manager del turismo siciliano

Per la sua posizione geografica e per la sua storia, per il suo Dna, per le capacità dei suoi abitanti, la Sicilia è destinata a diventare il punto focale del Mediterraneo. L’Isola è la Fenice che guarda l’Oriente. Scrisse Goethe: “La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita”.
Questo lo ha perfettamente compreso Tony Cirnigliaro – Founder e Direttore Esecutivo di Empeeria – Travel Tech siciliana specializzata nell’incoming esperienziale in Sicilia, anche se lui preferisce essere definito “più un manager dell’innovazione piuttosto che un agente di viaggio”. La sua ricetta è semplice: “La Sicilia è una terra complicata. È un’isola e questo rende già l’idea. Ma, purtroppo, manca anche una cultura di fare turismo. Noi stiamo lavorando per risolvere questo e tanti altri problemi”. “Uno di questi – spiega – è quello delle risorse. Le possibilità di finanziamenti pubblici sono assolutamente complicate ma è anche difficile attirare quelli privati. Ma io sono un sognatore, forse pure un visionario e amo le sfide. Lavoro duro insieme al mio Team, fatto di ragazzi e ragazze con una impagabile dote in comune: l’amore per la nostra Terra. Vogliamo innovare il turismo siciliano e renderlo competitivo sul piano globale. Sognando, ma con i piedi ben piantati per terra, la nostra terra: la Sicilia”.
Purtroppo i problemi non mancano. “Paghiamo gravi carenze infrastrutturali ma anche ritardi nell’innovazione: non è normale che venga creata un’azienda digitale nel 2019 e immediatamente diviene protagonista perché l’offerta sulla destinazione è ancora legata a processi analogici e superati. Ma ci sono ancora oggi margini di crescita enormi”.
Una crescita possibile a quali condizioni? “Con la formazione – afferma Cirnigliaro – ma fatta seriamente, non solamente per ottenere finanziamenti che non servono a fare crescere gli esperti del comparto”.
E il grande progetto del turismo di lusso? “Una favola perché in Sicilia non esiste. Forse c’è solo a Taormina ma non è replicabile nel resto dell’isola per mille motivi. Il nostro lusso è la ‘sicilianità’, un elemento che ci contraddistingue nel mondo, unico ed autentico. Va veicolato offrendo tutto al giusto prezzo accrescendo la qualità dei servizi. Purtroppo, anche questo non è affatto facile in una Terra dove l’improvvisazione regna sovrana”.
Un tempo veniva gente da tutta Europa con il Grand Tour. “Si, è continua fonte d’ispirazione ma con le dovute novità dettate dallo scorrere del tempo perché, ovviamente, oggi è tutto diverso rispetto ai secoli XVIII e XIX. Per attirare i nuovi ‘viaggiatori’ dobbiamo sfruttare certamente il mare, l’Etna, le bellezze naturali, l’enogastronomia e la ricchezza di una cucina unica al mondo, la storia, l’arte e la cultura. Mettendo al centro, però, la nostra “sicilianità” e arricchendo il tutto con la capacità di presentarsi al meglio ai mercati che ci guardano con interesse”.

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