Voglia di… risate con Luca Micci e la sua Compagnia teatrale

Buonumore assicurato al Cortile Platamone ( Palazzo della Cultura) con Luca Micci e la sua Compagnia LUMI in “Voglia di borotalco” di Pietro Barbaro che vede sul palcoscenico lo stesso Micci insieme a Aldo Mangiù e Francesco Reale, Carmela Trovato, Rosa Lao, Giada Caponetti e Francesco Russo.
Formatosi in un ambiente stimolante, tra arte grafica e progettazione, forte della sua espressione brillante, del suo sorriso contagioso e di una presenza scenica coinvolgente Luca Micci ha creato, nel 2024, una propria Compagnia teatrale: la LUMI Production dando vita alla prima rassegna teatrale dal titolo “Le mille e una… farsa”, all’insegna di una spensieratezza…che invita alla riflessione.
Lo spettacolo ripropone una commedia (è stata anche un film di Carlo Verdone del 1982) che si colloca nella scia della migliore tradizione teatrale della farsa, soprattutto francese, ma che rivela origini ancora più antiche, a partire dalla commedia latina degli equivoci di plautina memoria.
In Francia si affermerà come ‘Vaudeville’ (in Italia si chiamerà pochade), commedia in musica brillante e leggera in tutte le sue sottospecie (farsa, aneddotico, satirico, a intrigo), diffusa tra la fine del Settecento e gli ultimi decenni dell’Ottocento.
Il ‘Theatre du Vaudeville’, primo teatro di gran successo in cui venivano rappresentati i vaudeville, si aprì nel 1792 a Parigi.
Labiche poi rinunciò alla musica, che passò nell’operetta e nella rivista, e il termine servì a indicare una brillante commedia ricca di equivoci, giochi comici, colpi di scena, situazioni grottesche e surreali fonte di risate e sorprese.
Grande successo nella commedia ispirata a tale genere ebbe Georges Léon-Jules-Marie Feydeau (1862-1921), considerato, dopo Moliére, uno dei maggiori rappresentanti della commedia francese.
Figlio di uno scrittore divenne ben presto autore e regista e ‘metteur en scène’ di brillanti e frenetiche (faceva provare i suoi attori a tempo di musica) commedie raggiungendo effetti esilaranti. Fu un protagonista della Belle Époque parigina, pagando però i suoi stravizi con la follia (fu internato in manicomio) e la morte per sifilide.
Punto focale di questo tipo di spettacolo è il travestimento che non ha nulla a che fare con il rispettabilissimo ‘orientamento sessuale’ ma si riallaccia ad una antica tradizione teatrale delle culture occidentali (e non solo) che già ai tempi di Sofocle escludeva rigorosamente le donne dal palcoscenico. In seguito, nel teatro shakespeariano, le gonne lunghe, indossate dagli attori ‘uomini’ avevano lo strascico che in inglese si chiama “drag”: è opportuno dunque sdoganare questo termine che, prima di giungere alle odierne ‘drag queen’, ha ben altro passato.
Gli uomini, unici attori ammessi, se destinati a interpretare personaggi femminili dovevano dunque ‘travestirsi’ da donna, aprendo in seguito anche la strada alle voci bianche (soprano o mezzosoprano) dei cantanti ‘castrati’, come il famoso Farinelli.
Tornando a “Voglia di borotalco”, la brillante commedia, dinamica, veloce e senza pause caratterizzata da una serie di equivoci, giochi comici delle parti, capovolgimenti di situazione e colpi di scena ai limiti del surreale si colloca, come si è detto, nella scia della migliore tradizione teatrale farsesca riportando alla mente soprattutto Feydeau.
La trama è soltanto un pretesto per dare vita ad un caleidoscopio di situazioni comiche.
Due coniugi litigano a causa dei sospetti che la moglie nutre nei confronti del marito. Sospetti fondati perché l’amante di lui minaccia di voler confessare la loro tresca. Tutto comincia a complicarsi quando l’invadente rappresentante di un’associazione benefica, insiste nel voler risolvere il problema creando, insieme a una coppia che vuole acquistare l’appartamento e al marito della ‘amante’, esilaranti situazioni al limite del grottesco e dell’assurdo.
Uno spettacolo da gustare, tra una risata e l’altra, tutto d’un fiato.