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Marco Raineri inaugura “Poesie d’amore al primo che passa”

Chi ha detto che la poesia è una “cosa” da studiare a scuola su dei vecchi libri di Ungaretti e Leopardi? Il giovane catanese Marco Raineri – che si firma Markrain – è la dimostrazione che, nel 2022, la poesia è ancora in grado di parlare alle persone e delle persone. 26 anni, studente in Medicina all’Università di Catania, Marco è il moderno poeta “solitario” che ha ribaltato questo luogo comune rendendo la poesia accattivante e instagrammabile, portandola prima sui muri dei posti più frequentati dai giovani catanesi e poi nelle sale di Palazzo Scammacca, dove sabato 22 ottobre, alle 18.30, inaugurerà Poesie d’amore al primo che passa, che resterà aperta al pubblico tutti i weekend su prenotazione.

Sarà proprio lo storico edificio del 1700, che sorge nel cuore di Catania, a ospitare la prima mostra personale di Marco Raineri: 52 poesie stampate su carta e 7 poesie-istallazioni ispirate al ready made di Marcel Duchamp ripreso più avanti anche da Maurizio Cattelan, che segnano il più alto livello di astrazione mai raggiunto dal giovane artista finora.

Musica di sottofondo e un buon calice di vino accompagneranno i visitatori alla scoperta delle quattro stanze allestite, ognuna dedicata a una diversa tematica: dialogo interiore, dove la telecamera guarda verso dentro; critica sociale, dove la telecamera è rivolta verso l’esterno; terapia, che rappresenta una sorta di evoluzione del dialogo interiore in cui la telecamera da fuori aiuta lo spettatore a guardarsi dentro; amore, dove dentro e fuori si scambiano e dialogano.

«Le mie poesie sono il resoconto delle epifanie della mia vita», spiega l’artista, che come una sorta di divulgatore di emozioni trasferisce ciò che sente agli altri, facendoli immedesimare nelle sue parole e negli oggetti che utilizza.

Tutto inizia quando Marco, a 16 anni, intraprende un percorso di psicoterapia che lo aiuta ad analizzare e comprendere i suoi sentimenti e la sua personalità. Ma anche a scrivere i pensieri ed elaborarli, dargli un nome, catalogarli. Oggi nel suo cellulare ci sono 3700 note tra poesie, aforismi, canzoni. Esercizi di scrittura che rispecchiano un costante dialogo interiore che si evolve in varie forme, in un continuo sforzo creativo. 

Un vocabolario emozionale, o un archivio di emozioni che dir si voglia, che nel 2018 Marco decide di condividere con chi, proprio come lui in quel momento della sua vita, si sentiva solo o spaesato. Ed ecco che sui muri di Catania prima, e di Milano poi, tra i vicoli del centro e nelle strade accanto ai locali più frequentati dai suoi coetanei, spuntano le sue poesie, seguite da migliaia di condivisioni e messaggi di ringraziamento su Instagram, anche da parte di famosi influencer. Segno che quelle sensazioni, quelle paure, quelle fragilità erano, e sono, un po’ di tutti. 

«C’è una frase a cui sono molto legato che recita “If you want to achieve greatness, stop asking for permission”» dice Marco, che vede la poesia di strada come un’opera di salute pubblica. «In uno studio di psicologia ho letto che la bellezza del luogo che vivi condiziona il tuo umore. Ecco, con la mia arte vorrei riaccendere l’entusiasmo nei giovani e non solo e creare una rete di artisti che lavora insieme per rendere la città più curata e quindi più vivibile». Per questo ha coinvolto nella mostra anche Giuseppe Rubino, che ha curato la locandina e che renderà una delle poesie fruibile con la realtà virtuale, e Vincenzo Portuese, con cui ha lavorato a un quadro a quattro mani.

È il forte desiderio di rigenerazione urbana il filo rosso che ha fatto incontrare il giovane artista con Pietro Scammacca, che dopo aver ospitato nel palazzo di famiglia la mostra di Carlo Arancio sceglie ancora una volta di puntare sui giovani talenti della città mettendo a loro disposizione gli spazi di Palazzo Scammacca, che vuole riempire di arte, musica e cultura con eventi senza scopo di lucro che puntano al recupero del centro storico della città, da troppo abbandonato alla sporcizia e al degrado.

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