L'Opinione

Mahsa Amini: il grido di libertà

“Donna, vita, libertà” questo è il grido che risuona forte per le strade dell’Iran e che vibra con intensità negli animi di tutte le donne iraniane che, da quasi un mese, protestano contro la ferocia di un regime teocratico che le vuole sottomesse alla volontà del “maschio”.

La fermezza delle loro parole urlate per le strade si è rafforzata ogni giorno di più in una sola e unica voce che come un’onda umana, alimentata dalle forti correnti delle loro azioni, si è ingigantita a tal punto da travolgere ogni paura, ogni indecisione.

Nonostante la durissima repressione messa in atto dal regime, che come ogni dittatura sta usando la brutalità della violenza, molti giovani vite sono state spezzate e circa un migliaio di protestanti sono stati arrestati, quest’onda non arretra, continua inesorabile a inondare gli animi, città intere e istituzioni chiuse in una cocciuta arretratezza, travolgendo con la sua impetuosità ogni ostacolo.

Una iniziale manifestazione di protesta si è trasformata in una vera e propria rivoluzione grazie alla temeraria volontà delle donne che hanno rivendicato con veemenza i propri diritti calpestati simboleggiati dalla morte di una giovane donna come loro: Mahsa Amini.

La 22enne curda è deceduta il 16 settembre dopo essere stata fermata dalla polizia morale iraniana perché non portava il velo in modo corretto. La giovane è stata picchiata brutalmente dagli agenti, uomini ipocriti che si trincerano dietro a una falsa morale religiosa, che le hanno provocato delle lesioni mortali.

Nonostante le tv di stato abbiano pubblicato un presunto rapporto medico-legale in cui si attesta che la ragazza sarebbe morta a causa di una malattia preesistente, la sua morte, l’ennesima vittima della crudeltà misogina di un potere fatto solo da uomini, ha alimentato la fiamma della rabbia repressa di tutte le donne iraniane costrette a subire continue umiliazioni quotidiane. Nonostante il misero tentativo di insabbiare l’ennesimo bieco sopruso, questa fiamma è divampata in tutta la sua vigoria e ha rianimato i loro animi avviliti e ha dato una speranza alle loro vite mancate.

La morte di Mahsa ha segnato un momento importante nella vita di ogni donna iraniana, ha risvegliato in ognuna di loro la consapevolezza che non possono più continuare a lasciare le loro esistenze in mano a uomini misogini e prevaricatori e soprattutto ha infuso loro il coraggio di ribellarsi per rivendicare la propria libertà, i propri diritti e la propria dignità di esseri umani.

Così centinaia di ragazze si sono riversate per le strade, si sono strappate il velo e hanno mostrato i loro volti incorniciati dai loro lunghi capelli in pubblico, senza vergogna, e lo hanno sventolato fiere e orgogliose per essersi liberate non di un presunto simbolo di fede ma di un segno, tangibile e pesante come una catena, della loro perenne oppressione.

Le donne non sono delle anonime figure nere che si nascondono nelle loro case come ombre!

Il loro grido di dolore e di rabbia si è propagato ineluttabile ed è stato così intenso che ha travolto anche gli uomini iraniani, vessati da 40 anni di privazioni da parte di un governo che soffoca ogni libero arbitrio e che, invece di risolvere, ha acuito i problemi economici e sociali

L’indignazione delle donne si è fusa con le proteste e come una gigantesca esplosione di rivalsa generale, di dignità ritrovata, è deflagrata in tutto il paese. Così donne, uomini di ogni età e etnia, e studenti di numerose università hanno riscoperto la propria forza di individui consapevoli e, forti di questa certezza, hanno sfidato la tanto temuta Repubblica islamica dell’Iran manifestando nelle strade e nelle piazze di oltre 80 città iraniane.

Il regime si trova di fronte a nuova protesta che è molto diversa da quella studentesca scoppiata nel 1999 o dal Movimento Verde del 2009, questa è la lotta iniziata dalle donne e seguita dagli uomini per affermare se stessi e la propria esistenza di esseri umani.

Queste donne che guidano le proteste, anche a costo della vita, fanno paura perché le donne che decidono per se stesse sono la base di una società libera che cresce i figli come individui liberi.

E noi donne del mondo occidentale, vicine al loro sentire e al loro estremo sacrificio non possiamo che sostenerle, tagliandoci una ciocca di capelli pubblicamente e organizzando manifestazioni nelle nostre città per tenere alta l’attenzione sulla loro coraggiosa lotta con cui stanno tentando di operare un cambiamento radicale non solo per loro ma per il paese intero.

Una forza interiore che dobbiamo riscoprire anche noi, se vogliamo che nella nostra società, troppo spesso adagiata su falsi miti, ogni donna abbia il rispetto che merita.

La forza e il coraggio di queste donne, da troppo tempo violentate nel corpo e nello spirito, è la più chiara espressione della profonda ed eroica dignità che ogni donna possiede.

L’unica capace di generare grandi cambiamenti poiché:

“La rivoluzione più grande è, in un paese, quella che cambia le donne e il loro sistema di vita. Non si può fare la rivoluzione senza le donne. Forse le donne sono fisicamente più deboli ma moralmente hanno una forza cento volte più grande”.

Oriana Fallaci (Il sesso inutile)

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