Politica

Javier Milei, l’anarcocapitalista presidente dell’Argentina

Javier Milei è il nuovo Presidente dell’Argentina con il 56% dei suffragi ottenuti al ballottaggio. È il leader di un partito di estrema destra al di fuori degli schieramenti politici che ha avuto un enorme successo al primo turno e ha raggiunto la vittoria anche grazie all’appoggio determinante del centrodestra argentino. La caratteristica principale del suo programma politico è l’anarcocapitalismo. Propone: 1) drastici tagli alle tasse; 2) privatizzazione della sanità; 3) riduzione delle dimensioni dello stato; 4) negazionismo climatico.

Ma cos’è l’anarcocapitalismo? È una domanda molto interessante perché nel Sud-Europa e soprattutto in Italia, i politici sconoscono gli elementi basilari delle ideologie economiche dominanti e delle proposte che essi stessi diffondono.

Il paradigma economico dominante è quello del neoliberismo che ha il suo testo sacro in Capitalismo e libertà di Milton Friedman che propone: 1) de-regulation 2) privatizzazione dei servizi e di asset strategici; 3) privatizzazione della sanità; 4) pareggio di bilancio in costituzione; 5) flessibilizzazione del mercato del lavoro; 6) attacco alla progressività della tassazione; 7) reddito universale al fine di smantellare il sistema dei sussidi per i più poveri; 8) abolizione degli ordini professionali; 9) aumento delle spese militari. Come appare il nostro ceto politico ha realizzato quasi tutti questi punti. Tuttavia, Friedman non è il solo ideologo del neoliberismo. Il panorama è molto ampio. In Europa, ed in particolare in Germania, è imperante l’ordo-liberalismo, o Scuola di Friburgo. Si tratta di un gruppo di economisti profondamente credenti che hanno proposto un liberalismo delle regole. Per questi economisti, il mercato funziona solo se è inquadrato in un sistema di regole ben preciso e dettagliato. Sono contrari all’intervento attivo dello stato nell’economia, ma solo in momenti eccezionali e di estrema difficoltà delle imprese. Ammettono un welfare minimo. Propongono un drastico controllo del debito pubblico e dell’inflazione. Ancorano il liberismo economico all’etica cristiana e al Vangelo. Una forma di catto-neoliberismo è quella diffusa dall’Acton Institute, un’ideologia che ha influenzato potentemente il Compendio di Dottrina sociale della Chiesa Cattolica.

Ci sono sostenitori del liberismo che polemizzano sia con il neoliberismo diffuso da Friedman che in quello religioso della Scuola di Friburgo e dell’Acton Institute. Fra costoro ci sono i sostenitori del mini-archismo, per i quali lo stato di Friedman è ancora troppo grande per essere uno stato minimo, semplice guardiano notturno. Con declinazioni diverse, questa idea si ritrova in pensatori legati alla scuola di Ludwig von Mises, in Robert Nozick, Ayn Rand, James Buchanan. L’opera più rappresentativa di questa area di pensiero è Anarchia, stato, utopia di Nozick che è la risposta libertaria al saggio Una teoria della giustizia di John Rawls. Nozick sostiene un individualismo libertario e un’assoluta fede nell’economia di mercato. A lui si deve lo sviluppo dell’idea dello stato minimo, come guardiano notturno: 1) garantire i diritti individuali e il diritto di proprietà; 2) garantire il funzionamento del mercato; 3) garantire la sicurezza. Nello Stato minimo non è prevista alcuna forma di redistribuzione della ricchezza, né alcun intervento dello stato nell’economia. Questo modello di stato non permette alla radice forme di sussidio per i più poveri o aiuto ai ceti più deboli. Garantisce solo le libertà negative degli individui.

Ma ci sono altri pensatori che considerano tutte queste proposte (neoliberismo di Friedman, stato minimo di Nozick, ordo-liberalismo, ecc.) assolutamente insufficienti. Costoro sono gli anarcocapitalisti. Questa declinazione del neoliberismo ha come suo principale l’economista Murray Rothbard (1926-1995) che riteneva i friedmaniani solo degli opportunisti assetati di potere e pronti a rinnegare alcuni punti programmatici in cambio di posti nei ministeri o nelle organizzazioni internazionali. Come Friedman e von Hayek riteneva che il solo modo per produrre ricchezza fosse il libero mercato e che il socialismo e la pianificazione economica fossero assolutamente irrealizzabili e destinati al fallimento. A differenza di altri economisti neoliberisti, Rothbard fu impegnato in una revisione storica di interi periodi economici. Alcuni suoi scritti hanno lo scopo di mostrare come il New Deal sia stato assolutamente inutile e controproducente. L’intervento dello stato nell’economia è considerato quasi come la peste bubbonica, un abuso della ragione e un fallimento economico. Solo il libero mercato nella sua forma più estrema e più pura è la soluzione dei problemi economici. E per questo ultra-liberissimo mercato, secondo Rothbard, non è ipotizzabile la presenza di uno Stato: 1) qualsiasi tassazione anche minima è un furto; 2) la leva militare è l’espressione di uno stato militarista; 3) l’esproprio della proprietà privata è un’aggressione al più sacro dei diritti. In questa prospettiva, non sono immaginabili beni demaniali dello stato o qualche forma di bene pubblico o di ente pubblico. Organismi centralizzati come le banche centrali, la Federal Reserve vanno eliminati. Il Grande Esercito di napoleonica memoria va soppresso. Lo Stato va radicalmente abolito e a suo posto va introdotta la libera cooperazione tra proprietari. Secondo Rothbard, il capitalismo è la massima espressione dell’anarchia e l’anarchia trova la sua massima espressione nel capitalismo e in un ultraliberissimo mercato. Da qui l’espressione anarco-capitalismo. Il libero mercato è, in conclusione, l’unico sistema naturale di allocazione delle risorse a cui si ricollegano alcuni diritti naturali individuali non certamente i diritti sociali. Rothbard rispolverò la teoria del diritto naturale di John Locke e San Tommaso d’Aquino contro il positivismo, lo storicismo, il socialismo e il comunismo. Tali diritti essenziali si trovano nella natura delle cose e nel funzionamento dell’economia e non hanno bisogno di complesse organizzazioni giuridiche come lo Stato.

Negli ultimi anni di vita Rothbard si avvicinò molto all’estrema destra americana accettandone il nazionalismo, l’isolazionismo e il populismo. I suoi seguaci hanno ulteriormente sviluppato le sue idee in modo ancora più radicale. All’anarcocapitalista non interessa assolutamente aiutare i più poveri o preoccuparsi del futuro dei lavoratori licenziati da un’impresa in difficoltà economiche. Alcuni si spingono immaginare la segregazione delle minoranze etniche in specifici quartieri. Hermann-Hoppe ha proposto addirittura comunità rette tra proprietari imparentati tra loro. Questa proposta sembra riecheggiare l’antica proposta di Platone di una Polis in cui il potere sia in mano a pochi proprietari.

Su questa strada passano i moderni leader populistici di molti paesi come Trump, Bolsonaro e Milei che sono lontani dall’eleganza di Ronald Reagan e dai toni ieratici di Margaret Thatcher. Il primo si rivolgeva soprattutto a Milton Friedman, la seconda era grande amica di Friedrich von Hayek. I nuovi leader populistici arringano le folle come tribuni contro gli organismi collegiali come i Parlamenti, i burocrati e i sindacati. Si pongono come interpreti della volontà generale contro gli interessi particolari di lobby ed élites.

Trump ha espresso una certa ammirazione per Mussolini, Bolsonaro ama le armi, Milei considera il gangster Al Capone un benefattore sociale. Uscendo dalle aule dell’università, l’anarcocapitalismo trova credito tra i miliardari che non vogliono pagare le tasse, garantire la sicurezza e un equo salario ai lavoratori, ai negazionisti climatici. Contano solo il profitto e la vittoria nella competizione del mercato a cui tutto va subordinato. Il self-made-man un po’ malandrino e circondato da lussureggianti donne-oggetto diviene un mito sociale. A lui danno venerazione molti ricconi e allo stesso tempo molti poveri finiscono per proiettare il loro desiderio di riscatto sociale e di invidia contro i riccastri e i funzionari al potere. Se poi questo self-made-man fa un po’ di teatro entrando nelle chiese e versa milioni a qualche associazione benefica gestita da preti, allora diviene praticamente una divinità in terra. Sembra costruito su misura per certe zone più periferiche e rurali, dove lo stato è assente, la voglia di democrazia è sottozero e i centri di aggregazione rimasti sono la chiesa e qualche bar.

L’idea dell’imprenditore razionale che agisce in nome dell’empatia universale è solo una figura mitologica presente nei libri di Adam Smith. Nulla a che vedere con questi nuovi leader che brillano per l’arroganza e per l’antipatia che sviluppano.

Ma la nemesi storica è sempre dietro l’angolo. Le riforme degli anarcocapitalisti sono anti-popolari. I poteri forti usano questi tribuni del popolo per lanciarli contro alcuni gruppi sociali e realizzare il loro programma di distruzione dello stato e del welfare. Questi leader sono ad obsolescenza programmata: dopo tre anni esauriscono i loro consensi e vengono sostituiti da leader ancora più radicali che ripetono le medesime cose. Il passaggio dall’eleganza di Reagan alla motosega di Milei è obbligato, una naturale involuzione dei leader neoliberisti ed anarcocapitalisti.

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