Sanità

Covid, le cure da fare a casa secondo le nuove linee guida

Aggiornata al 26 aprile 2021 la Circolare – recante “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-CoV-2” – a firma del Direttore Generale della Prevenzione – DGPREV, Giovanni Rezza. La comunicazione scritta fornisce le indicazioni operative in considerazione dell’attuale evoluzione della situazione epidemiologica sul territorio nazionale e delle emergenti conoscenze scientifiche. Ad occuparsi dell’aggiornamento un apposito gruppo di lavoro, istituto dalla Direzione Generale della Programmazione Sanitaria e della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della salute, composto da rappresentanti istituzionali, professionali e del mondo scientifico. Parere favorevole espresso dal Consiglio Superiore di Sanità. Sono espresse nel modalità di gestione domiciliare del paziente affetto da Covid-19 cui il medico di Medicina Generale (di seguito MMG) ed il Pediatra di Libera Scelta (di seguito PLS) dovrà fare ricorso sulla base delle conoscenze ad oggi note. Andiamo nel dettaglio.

Nelle fasi iniziali della malattia, i medici di base possono indirizzare ai monoclonali il paziente, che dovrà recarsi ai Centri regionali autorizzati dalla Regione. Il trattamento dovrà iniziare non oltre i dieci giorni dall’inizio dei sintomi. “La terapia – si legge nella Circolare – con anticorpi monoclonali anti SARS-CoV-2 deve essere riservata, in base alle evidenze di letteratura, a pazienti con COVID di recente insorgenza (al meglio entro 72 ore dalla diagnosi d’infezione da SARS-CoV-2 e comunque sintomatici da non oltre 10 giorni) con infezione confermata da SARS-CoV-2”. Nei primi giorni di malattia è, inoltre, prevista la “vigile attesa“, ossia il costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche dei pazienti a domicilio asintomatici o paucisintomatici. Si tratta di una sorveglianza clinica attiva, con costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente. Possibili anche “trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo o Fans in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso)”. Non dovranno essere utilizzati altri farmaci dai medici di Medicina Generale, neppure antibiotici che vanno utilizzati soltanto nelle ipotesi in cui l’infezione batterica sia stata dimostrata da un esame microbiologico. Da verificarsi la “misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno tramite pulsossimetria”, che va segnalata ove sia al di sotto del 92%.

Si segnala che non esistono, a oggi, evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari, ad esempio vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato”. Indicazioni più accurate sono fornite sull’utilizzo dei cortisonici e specificati gli usi inappropriati dell’eparina (da utilizzare solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto) ed i farmaci da non utilizzare (ad esempio la clorochina, mentre non vanno utilizzati routinariamente i corticosteroidi). In particolare, nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici si prevedono trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo o FANS in caso di febbre o dolori articolari o muscolari).

Nel caso di manifestazioni della malattia nei bambini: “In età evolutiva, quando presenti, i sintomi sono rappresentati principalmente da febbre, tosse, rinite e diarrea. Sintomi presenti e importanti nell’età adulta quali il dolore toracico, la dispnea, l’astenia, sono molto rari. In pazienti sintomatici è stata riscontrata raramente ipossiemia, al contrario di quanto accade negli adulti. I ragazzi più grandi, in età adolescenziale e preadolescenziale, possono accusare, invece, sintomi simili a quelli dell’adulto: alterazioni del gusto e dell’olfatto, vomito, mal di testa e dolore toracico”. La telemedicina è sconsigliata in alcune situazioni, come nel caso di un “paziente non conosciuto prima dell’emergenza sanitaria che al primo contatto mostri anche uno solo dei seguenti segni: stato di coscienza alterato, dispnea a riposo, pressione sistolica minore o uguale 100. In questi casi – si legge – è indicata la valutazione in presenza da parte del medico e l’eventuale invio del paziente al ricovero ospedaliero”. Sconsigliata anche per i pazienti con patologie acute, croniche o con disabilità.

Inoltre, è utile ricorrere alla scala specifica (definita MEWS) per rendere omogenea e confrontabile la valutazione iniziale del paziente, assumendo diversi parametri (quali frequenza cardiaca, respiratoria, livello di coscienza). Attraverso la MEWS, i pazienti vengono classificati in “a rischio basso”, “medio” o “alto”. “Per caso lieve si intende presenza di sintomi come febbre (più di 37.5 gradi C), malessere, tosse, faringodinia, congestione nasale, cefalea, mialgie, diarrea, anosmia, disgeusia, in assenza di dispnea, disidratazione, alterazione dello stato di coscienza. In linea generale, per soggetti con queste caratteristiche cliniche non è indicata alcuna terapia al di fuori di una eventuale terapia sintomatica di supporto“.

La Circolare esclude l’uso di Eparina: “L’utilizzo della terapia precoce con steroidi – viene sottolineato – si è rivelata inutile se non dannosa in quanto in grado di inficiare lo sviluppo di un’adeguata risposta immunitari; non utilizzare eparina. L’uso di tale farmaco è indicato solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto; evitare l’uso empirico di antibiotici; non utilizzare idrossiclorochina la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici randomizzati fino ad ora condotti”.

A coloro che sono asintomatici recita testualmente la Circolare – non occorre somministrare alcun farmaco, mentre in quelli che accusano sintomi simil-influenzali è consigliabile, in caso di necessità (febbre >38,5°C, mal di gola, cefalea, dolori articolari ecc.), su indicazione del Pediatra/Medico curante, somministrare terapia sintomatica con Paracetamolo (10 – 15 mg/kg/dose ogni 5-6 ore) o Ibuprofene (da 20 mg a 30 mg per kg di peso corporeo al giorno, sempre a stomaco pieno, divisi in tre dosi)”.

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