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Carlo Rosselli: socialismo liberale, antifascismo e pedagogia morale

La fede nella libertà è al tempo stesso una dichiarazione di fede nell’uomo, nella sua indefinita perfettibilità, nella sua capacità di autodeterminazione, nel suo innato senso di giustizia.”.

Il problema della libertà (è) nel suo significato integrale: (…) autonomia spirituale ed emancipazione della coscienza sul piano individuale; organizzazione della libertà nella sfera sociale, cioè nella costruzione dello Stato e nei rapporti tra i gruppi e le classi. Senza uomini liberi, nessuna possibilità di Stato libero. Senza coscienze emancipate nessuna possibilità di emancipazione di classi. Il circolo non è vizioso. La libertà comincia con l’educazione dell’uomo e si conclude con il trionfo di uno Stato di liberi, in parità di diritti e doveri, uno Stato in cui la libertà di ciascuno è condizioni e limite alla libertà di tutti.

Il fascismo è l’autobiografia di una nazione che rinuncia alla lotta politica, che ha il culto dell’unanimità, che rifugge dall’eresia, che sogna il trionfo della facilità e dell’entusiasmo.

L’ascesa di Mussolini dopo la marcia su Roma portò rapidamente alla liquidazione del sistema liberale in Italia e all’instaurazione della dittatura. Coloro che si opposero al regime fascista furono ridotti quasi al silenzio come Benedetto Croce, altri come Francesco Saverio Nitti fuggirono all’estero, altri furono uccisi come Giacomo Matteotti, altri ancora finirono in carcere o furono portati al confino. A Carlo Rosselli toccò il confino sull’isola di Lipari da dove riuscì ad evadere e a riparare in Francia. Lì venne ucciso nel 1937 ad opera dei fascisti insieme al fratello. Mentre si trovava al confino scrisse Socialismo liberale che la moglie riuscì a trasferire di nascosto fuori dall’isola. Giunto a Parigi, Carlo Rosselli fondò il movimento antifascista Giustizia e Libertà e pubblicò in traduzione francese Socialisme libéral.

In questo breve libro Rosselli conduce un’analisi storica del socialismo europeo ed in particolare del socialismo italiano. Sostiene che è sbagliato fondare il socialismo solo ed esclusivamente sulle dottrine economiche e filosofiche di Karl Marx. Queste possono essere riassunte nel primato delle forze economiche rispetto a tutte le altre forze storiche, morali, politiche e religiose che operano nella storia e nel determinismo storico. Tutta la storia è una lotta di classe ed ha un corso predeterminato e necessario. Secondo Rosselli, l’Italia mal si prestava all’applicazione del marxismo sia perché nel nostro paese non esisteva una classe operaia sviluppata sia per ragioni di carattere culturale in quanto le tendenze progressiste non erano tanto socialiste quanto repubblicane (Mazzini e Cattaneo).

Rosselli ha molta ammirazione per il laburismo inglese e il Fabianesimo. Sostiene apertamente che il movimento sindacale non ha mai accettato le dottrine marxiste. Alle piccole cellule dei rivoluzionari in attesa dell’arrivo della crisi finale del capitalismo preferisce le grandi organizzazioni sindacali in grado di parlare alla borghesia. Ritiene che il cospirazionismo sia qualcosa di romantico ed individuale. La moderna società industriale ha bisogno di grandi sindacati in grado di ottenere risultati concreti e di parlare anche al ceto medio e agli artigiani.

Con notevole acume critico, Rosselli descrive la crisi del riformismo all’interno del socialismo italiano. Fu il risultato degli eventi storici della fine dell’epoca giolittiana e del dibattito storico, politico e filosofico italiano in cui intervennero Croce e Gentile da parte idealista, Turati e Mondolfo da parte riformista, la Voce e lo stesso Benito Mussolini. La crisi del riformismo italiano cominciò con il rifiuto della mentalità positivista ed evoluzionista di molti socialisti riformisti. Si fece avanti una generazione influenzata dal pragmatismo, dal volontarismo, dall’idealismo che finì per seguire le sirene del futurismo, del nazionalismo, dell’interventismo, del leninismo e del fascismo. Secondo Rosselli, Mussolini riuscì a prevalere a causa dell’incapacità del riformismo italiano di rinnovarsi e imporsi all’interno del Partito Socialista Italiano.

Lo scopo di Carlo Rosselli è, allora quello di far rivivere il socialismo italiano a partire dal riformismo. Lo fa in parte riprendendo lo stesso Marx e in parte riprendendo idee espresse da Bernstein, il quale nelle opere giovanili aveva lasciato un maggiore spazio alla volontà umana e vede tra le forze produttive e le sovrastrutture ideologiche una continua interdipendenza. In ogni caso, il marxismo va superato perché è determinista e soprattutto perché si è irrigidito in una forma di scolastica che non ammette alcuna critica o opposizione. L’unico modo di risolvere la crisi del socialismo è quello di superare il marxismo in favore di “un liberalismo moderno che dia un peso preponderante al problema sociale e al ruolo della volontà umana nel farsi della storia. È necessario trasformare le coscienze oltre che i rapporti di produzione né il socialismo può concepirsi altro che come un ideale dinamico in costante evoluzione, fondato su ragioni ideali e morali più che sulle condizioni obiettive dello sviluppo economico. Dopo il declino borghese, sono i proletari a diventare gli eredi della filosofia della libertà: di qui l’esigenza di rispettare anzitutto il metodo liberale, di porre al primo posto le esigenze di autonomia e di libertà, di concepire come mezzo e non come fine la socializzazione dei mezzi di produzione, di opporre all’internazionalismo assoluto del marxismo un internazionalismo relativo, conciliabile con un sano patriottismo”.

In linea astratta e teorica, il liberalismo è quella teoria politica che parte dal presupposto della libertà dello spirito umano e ha la libertà come fine supremo e regola della convivenza umana. Secondo Rosselli, la libertà non è un dato naturale, ma è un divenire, un continuo sviluppo. Non si nasce liberi, ma si diventa liberi. “La fede nella libertà è al tempo stesso una dichiarazione di fede nell’uomo, nella sua indefinita perfettibilità, nella sua capacità di autodeterminazione, nel suo innato senso di giustizia.”. Questa teoria ha trovato la sua massima espressione nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo del cittadino del 1789. Secondo Rosselli, il socialismo liberale è la realizzazione più piena e il naturale sviluppo di questo percorso. Socialismo e liberalismo non sono in opposizione tra loro, ma in realtà il liberalismo “è la forza ideale ispiratrice, il socialismo è la forza ideale realizzatrice.”. Nelle ultime pagine del libro parla anche del primo dopoguerra in Italia ed esamina le ragioni che poi portarono alla dittatura fascista. La fine della democrazia in Italia ci fu perché il Partito Socialista Italiano rimase chiuso nelle sue posizioni massimaliste e non pose la difesa delle istituzioni democratiche e delle libertà costituzionali come primo punto del suo programma politico. Anzi, a suo parere, l’estremismo di una minoranza di socialisti finì per fare il gioco degli elementi più reazionari che senza molta fatica si travestirono da restauratori dell’ordine e delle libertà costituzionali. Allo stesso modo, Rosselli rifiutava lo stalinismo. La negazione delle libertà sancite dalla Rivoluzione francese ad opera del leninismo, era per lui la prova piena dell’esigenza della libertà. “Il problema della libertà (è) nel suo significato integrale: (…) autonomia spirituale ed emancipazione della coscienza sul piano individuale; organizzazione della libertà nella sfera sociale, cioè nella costruzione dello Stato e nei rapporti tra i gruppi e le classi. Senza uomini liberi, nessuna possibilità di Stato libero. Senza coscienze emancipate nessuna possibilità di emancipazione di classi. Il circolo non è vizioso. La libertà comincia con l’educazione dell’uomo e si conclude con il trionfo di uno Stato di liberi, in parità di diritti e doveri, uno Stato in cui la libertà di ciascuno è condizioni e limite alla libertà di tutti.”.

L’emancipazione del proletariato passa attraverso un’opera costante di educazione, un’azione politica che parta dal basso, all’opposto delle imposizioni del socialismo da parte di un ristretto gruppo di rivoluzionari. In questa prospettiva è essenziale il ruolo pedagogico dei partiti e degli uomini politici. Il loro rigore morale e la loro continua azione formativa sono elementi essenziali per realizzare uno Stato libero in cui alle libertà individuali del vecchio liberalismo si aggiungono le nuove libertà e le nuove conquiste sociali del socialismo. Un tale genere di Stato richiede un’alta partecipazione dei cittadini alla vita democratica e soprattutto un alto senso morale e passione civile.

La difesa della libertà e della democrazia è il tema del socialismo liberale di Rosselli in opposizione allo stalinismo e soprattutto in opposizione al fascismo. I temi della difesa della libertà e della democrazia sono ormai quasi scontati nel XXI secolo, ma non lo erano negli anni Trenta. Per quell’epoca rappresentavano un’importante novità e furono una delle ragioni che portarono all’assassinio dei fratelli Rosselli.

Nell’ultimo capitolo di Socialismo liberale, la difesa della libertà e della democrazia è anche e soprattutto opposizione morale e politica al fascismo. Secondo Roselli questo movimento è l’espressione dell’immaturità politica e morale degli italiani. La mancanza di passione civile e di senso morale porta al servilismo e alla rivolta anarchica. Gli italiani sono moralmente pigri e oscillano tra lo scetticismo e il machiavellismo di basso rango. Tutto ciò li porta ad accettare l’uomo forte, l’Uomo della Provvidenza, il deus ex machina. “Da questo punto di vista il governo mussoliniano è tutt’altro che rivoluzionario. si riallaccia alla tradizione e procede sulla linea del minimo sforzo. Il fascismo è contro tutte le apparenze, il risultato della storia italiana. Gigantesco rigurgito di secolo e abietto fenomeno di adattamento e rinunzia. Mussolini trionfò per la quale universale diserzione, attraverso una lunga rete di sapienti compromessi. Solo alcune ristrette minoranze di proletari ed intellettuali ebbero l’ardire di affrontarlo con radicale intransigenza. Mussolini fornisce la misura della sua banalità quando considera il problema dell’autorità e della disciplina come il problema pedagogico essenziale per gli italiani. (…) Quando Mussolini elenca oggi le cifre delle sue greggia e delle sue mute di cani e vanta l’unanimità, il partito unico, la scomparsa di ogni sostanziale contrasto, d’ogni libera iniziativa di minoranze combattive, in nome di una rivoluzione carnevalesca, in realtà non fa che rinnovare i fasti del borbonismo…”. Il fascismo ha vinto perché ha toccato certi tasti della psicologia dell’italiano medio. È l’autobiografia di una nazione che rinuncia alla lotta politica, che ha il culto dell’unanimità, che rifugge dall’eresia, che sogna il trionfo della facilità e dell’entusiasmo.

In questa situazione la rivendicazione della libertà è di fondamentale importanza ed è anche una lotta morale. A parere di Rosselli, il marxismo è assolutamente debole e inefficace proprio sul tema della libertà. Il socialismo liberale pone al centro della sua azione questa aspirazione alla libertà contro il fascismo. l’anti-fascismo è allora uno degli spartiacque tra il vecchio e il nuovo liberalismo, tra il vecchio socialismo e il socialismo liberale.

L’antifascismo diviene il collante tra diversi filoni di pensiero la religione della libertà sviluppata da Benedetto Croce, il repubblicanesimo di Gaetano Salvemini, la passione ideale di Giuseppe Mazzini.

Molti dei temi sviluppati da Rosselli sono diventati poi le fondamenta della Costituzione della Repubblica Italiana. Il gruppo di Giustizia e Libertà partecipò attivamente nella lotta contro il fascismo e pagò un prezzo altissimo durante la Resistenza. Nelle sue pubblicazioni, poco prima e dopo la morte di Carlo Rosselli, l’antifascismo e la difesa della libertà divengono i principi basilari di una possibile integrazione europea e della costruzione di una vera e propria Federazione europea.

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