Cultura

A Catania, la quarta giornata del workshop “Il giornalismo che verrà”

La direttrice de La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino e del Quotidiano Nazionale, è stata la protagonista del pomeriggio svoltosi negli spazi di Isola Catania. Si è parlato anche di giornalismo locale con il direttore di Rai Umbria Giovanni Parapini e di fotoreportage con Ivo Saglietti, Domenico Quirico e Tiziana Bonomo

«Quando si parla di donne nelle redazioni, menzionare la meritocrazia, specialmente nel nostro paese, dove si registrano picchi di disoccupazione femminile del 66%, sembra a volte un esercizio retorico. Io stessa non sono certa di avere ottenuto la mia attuale direzione esclusivamente per il mio talento o per il mio curriculum». È una considerazione amara, quella che Agnese Pini – direttrice de La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino e del Quotidiano Nazionale – ha condiviso con la platea di giornalisti e partecipanti al quarto giorno di lavori del workshop “Il giornalismo che verrà” quando le è stato chiesto come una donna possa farsi strada in un’industria dell’informazione che la vede come una delle pochissime figure apicali di una grande testata. La giornalista è stata protagonista dell’incontro che ha aperto il pomeriggio, proseguito poi con l’intervento del direttore di Rai Umbria Giovanni Parapini e dal dialogo a tre voci sul fotoreportage di guerra tra il fotoreporter Ivo Saglietti, il reporter de La Stampa Domenico Quirico e la curatrice Tiziana Bonomo.

Il primo incontro del pomeriggio, dal titolo “Fare informazione, difendere la libertà” – moderato dal giornalista e coordinatore del Sicilian Post Joshua Nicolosi – ha visto la direttrice Pini soffermarsi sul tema dei valori a cui i giornalisti dovrebbero ispirarsi per assolvere a questo alto compito: «Credo che se i professionisti dell’informazione dovessero recitare, come fanno i medici, un giuramento che sintetizza i loro doveri, la prima pagina dovrebbe essere ispirata al pensiero di Indro Montanelli di fronte all’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956 “Con i carri armati qui fuori, nessuno ha visto tutto, io racconterò solo quello che ho visto. Scusate se vi sembra poco”. In altri termini, credo che oggi più che promettere di dire tutta la verità, dovrebbero umilmente fare una professione di onestà». 

La stessa onestà con la quale Agnese Pini ha recentemente deciso di raccontare nel suo primo libro, Un autunno d’agosto, una storia personale e dolorosa: quella dell’eccidio nazifascista del 1944 a San Terenzo Monti, nel quale, tra le 159 vittime, figurava anche la sua bisnonna: «Ho deciso che fosse il momento di condividere questa pagina della mia vita, che è anche la pagina dimenticata della vita di tanti italiani, all’indomani della scoperta degli orrori di Bucha. Lì abbiamo avuto testimonianza di come certe atrocità continuano a ripetersi imperterrite, a volte persino nella medesima forma. Con i crimini di guerra italiani, sia quelli che abbiamo subito sia quelli che abbiamo perpetrato, il nostro Paese non ha ancora fatto del tutto i conti e  credo che sia necessario continuare sulla strada di impegno civile».

Il pomeriggio è proseguito con un incontro che ha visto protagonista il direttore di Rai Umbria Giovanni Parapini dal titolo “Raccontare i territori”, durante il quale ha dialogato con il giornalista e coordinatore del workshop Giuseppe Di Fazio. Un’occasione per riflettere sull’opportunità di tornare ad un giornalismo che abbia uno stretto legame con le realtà locali e che sappia valorizzarne le eccellenze. «Il servizio pubblico tiene particolarmente alla sua presenza nelle regioni. Crediamo, infatti, che esse siano depositarie di un patrimonio valoriale che è doveroso raccontare. Per questo motivo è nato il progetto Ripartire dai territori: un modo per unire mondi diversi con lo scopo di contribuire al bene comune. Come quando, ad esempio, ad Assisi, la città della pace, abbiamo promosso un dialogo interreligioso, in un momento in cui, con la guerra alle porte, il bisogno di concordia tra i popoli è particolarmente sentito».

A chiudere la giornata, un incontro – introdotto dal Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia Roberto Gueli – che ha preso le mosse dal volume “Rivoluzioni” curato da Tiziana Bonomo, che unisce gli scatti di Ivo Saglietti con due testi inediti, uno dello stesso fotoreporter e uno firmato da Domenico Quirico. «Le rivoluzioni di cui sono stato testimone – ha raccontato Saglietti – hanno lasciato dietro di sé un profondo senso di sfiducia nel genere umano. Con i miei scatti cerco, nonostante questo sentimento, di restituire una prospettiva di speranza e di essere solidale con la sofferenza umana. Per questo motivo, sento un senso di responsabilità nei confronti di chi si è affidato alla mia macchina fotografica e credo sia mio dovere cercare di ritornare nei luoghi che ho immortalato». Un ricco volume sulla cui genesi si è soffermata Tiziana Bonomo: «La fotografia è un linguaggio capace di raccontare in modo incisivo, non a caso oltre che di parole, i giornali sono fatti anche di immagini. Credo che questo volume costituisca una porta d’ingresso nella Storia attraverso lo sguardo di due maestri che, come pochi altri, sono capaci di penetrare in profondità nei fatti». Dei fatti che a loro volta hanno lasciato un segno in chi li ha raccontati: «Io ed Ivo abbiamo raccontato le rivoluzioni fallite, ad esempio quella Tunisina. Luoghi nei quali si è cercato di spazzare via un mondo preesistente senza però riuscirci. Quelli a cui sono più legato sono stati teatro di rivoluzioni senza ideologie o progetti. Raccontarle dall’interno mi ha trasmesso una frustata di energia. Per un momento mi hanno dato modo di credere che tutto fosse possibile. Le immagini di Ivo mi hanno fatto ripensare a molti di quei momenti e ho riflettuto sul fatto che il giornalismo scritto sia un’impresa vana, mentre solo le immagini riescono a sintetizzare la commozione racchiusa in un certo momento del mondo».

GLI APPUNTAMENTI DI DOMANI

La giornata di incontri previsti per il 9 giugno si svolgerà in due location, la mattina presso l’Accademia di Belle Arti di Catania (Via Franchetti, 5) e il pomeriggio presso la Scuola Superiore di Catania (Via Valdisavoia, 9). Si inizia alle ore 9.00 con un incontro che vedrà protagonista il visual designer Luca Pitoni introdotto dal direttore di ABACT Gianni Latino. A seguire, alle ore 11.00, il reporter de La Stampa Domenico Quirico discuterà alcune delle sue esperienze dai teatri di conflitto nel panel dal titolo “Il giornalismo di guerra”. Introdurrà Martina Dettori di Sicilian Post.
Gli incontri del pomeriggio inizieranno alle 15.00 con il panel “Raccontare l’Africa”, con la giornalista di CNN Adie Vanessa Offiong e la direttrice de L’Altra Tunisia Giada Frana e la moderazione del coordinatore di Sicilian Post Francesco Raciti. A seguire, alle 16.00, Nic Newman del Reuters Institute racconterà gli sviluppi legati all’editoria su TikTok nel panel “L’edicola TikTok”. Dialogherà con lui la sociologa Unict Claudia Cantale. A chiudere la giornata, il panel “30 anni di Mediterraneo” previsto per le 17.00. Protagonisti saranno gli autori della trasmissione di TGR Sicilia, Rino Cascio e Nicola Alosi. Introdurrà Roberto Gueli, vicedirettore nazionale TGR Rai. La moderazione sarà affidata alla giornalista di Sicilian Post Francesca Rita Privitera.

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