Il Giorno senza Notte: un affaccio sull’anima di Daniela Bredice

Il mondo è di chi sogna il Bene e di chi proferisce parola solo dopo averla cullata e fatta riposare nel silenzio della propria anima. Una vita senza sogni è come un giardino senza fiori in un mondo orfano di speranza, che promette il futuro rubando il presente. Tutti nasciamo dotati della capacità di sognare, non farlo è una scelta. I sogni sono una miniera di diamanti grezzi che vengono tagliati, levigati e lucidati dall’audacia, dalla tenacia e dall’entusiasmo dei dreamers, ovvero di coloro che per primi scorgono l’alba e si fanno pentagramma per aiutare gli altri a comporre.
Dopo aver obliterato il biglietto per l’inesplorato, saliamo con Daniela Bredice, autrice del libro
“Il Giorno senza Notte”, sulla locomotiva del sogno per intraprendere un viaggio di scoperta nella sua anima e nel suo vissuto. e per comprendere se sogna i suoi scritti e poi scrive i suoi sogni come l’inimitabile Vincent van Gogh era solito fare con i suoi dipinti.
Bentrovata Daniela, ti conosciamo come psicologa e psicoterapeuta, raccontaci un po’ di te e della tua sfera professionale.
Lavoro nel mio studio clinico dal 2001 affiancando le persone nel loro percorso di crescita e benessere con un approccio che guarda oltre il sintomo e valorizza le risorse interiori. Credo profondamente nel potenziale di ognuno e accompagno chi si rivolge a me nel promuovere equilibrio, salute e autorealizzazione. Nel corso degli anni ho collaborato come consulente presso il ministero della Giustizia in istituti penitenziari per adulti e minori, ho prestato servizio presso comunità in convenzione con il Tribunale per i minorenni offrendo supporto psicologico in contesti delicati e complessi e parallelamente ho lavorato presso il ministero dell’Istruzione con progetti formativi a favore di studenti e docenti per promuovere benessere, inclusione, crescita personale anche nell’ambito della scuola.
Un curriculum di alto profilo. Sappiamo che militi anche in movimenti associativi.
Sono fondatrice e responsabile del Centro Olos, centro di medicina naturale integrata, promozione culturale e crescita personale, una bella realtà, dinamica e articolata, uno spazio di coworking, fervido di stimoli e opportunità di crescita.
Oggi ti incontriamo nella tua veste di scrittrice. Com’è nata la tua passione per la scrittura?
Mi definisco scrittrice, mio malgrado. Da quando ero piccola mi succede di scrivere, accade. È un mio canale elettivo e naturale di espressione. È qualcosa che ha a che fare con il sogno, con il magico. Ci sono sogni che vogliono essere sognati, storie che vogliono essere raccontate e qualcuno deve pur farlo.
Cosa significa per te scrivere?
Chi scrive è strumento e testimone, permette il passaggio dall’invisibile al visibile, quel trascolorare dall’immanifesto al manifesto. Ed in questo c’è qualcosa di meraviglioso ed incantevole. Per me è un piccolo atto di creazione. Chi scrive è come un genitore, custode di vita, che lascia che qualcosa di informe prenda forma e in quel gesto di lasciar emergere, per un attimo, si innamora della propria opera. Ma il momento più bello arriva quando la si lascia andare nel mondo, e quel “figlio”, quel dono, prende vita propria, arricchendosi delle emozioni, delle interpretazioni, dei vissuti di chi incontra.
Il Giorno senza Notte non è il tuo primo libro. Hai delle pubblicazioni precedenti.
Sono autrice di altri due libri. “Cuore di Stella – L’ Estetica del Caos” e “L’ Estasi e i Giorni”. Si tratta di raccolte di componimenti poetici, personali, intimistici, composti nel tempo, che raccontano una progressione, una parabola di crescita personale. Non sono stati scritti per un pubblico, nascono per me e con me, come un diario emotivo, un dialogo interiore.
Come sono giunti alla pubblicazione?
Ad un certo punto, incoraggiata da amici e persone care che li hanno apprezzati, mi sono risolta a pubblicare donandoli ai lettori in un atto di totale spoliazione e condivisione.
Di cosa parlano?
Racconto tutto ciò che accade comunemente ad un essere umano che possa definirsi vivo: viaggi iniziatici, trasformazioni alchemiche, espansioni di coscienza… Racconto le avventure dell’anima, le metamorfosi, le cadute, le resurrezioni, l’impatto dello straordinario nell’ordinario.
E il terzo com’e arrivato?
Sulla scia dei primi due, in modo molto naturale, e mantiene il tono poetico e la dimensione onirica dei precedenti. Oggi viviamo una realtà complessa, a tratti distopica, sul piano individuale e collettivo, un mondo apparentemente polarizzato sul lato oscuro, un luogo caotico e inospitale, in cui dilagano coflitti e fanno notizia abusi e violenze, una società che conserva poco di umano, che non alimenta speranze né futuro per le nuove generazioni, tantomeno modelli virtuosi ed azioni edificanti. Viene spontaneo chiedersi se come umanità siamo vicini al punto limite che ci condurrà all’autodistruzione o siamo prossimi alla retroazione del sistema e all’alba di un nuovo paradigma. Solitamente nello spazio tra questi due poli antitetici nascono le utopie che servono a spostare l’orizzonte un po’ più in là. Proprio in questo varco si colloca il mio ultimo libro.
Com’è stato per te raccontare il futuro?
Mi è venuto naturale raccontarlo; in fondo è quello che faccio di solito nel mio studio. Il mio lavoro consiste nell’ascoltare e accogliere il disagio, nell’immaginare nuove narrazioni della realtà e nel costruire futuri possibili. Ho immaginato una realtà al di là del buio, una società che è andata oltre “il punto di svolta “di Fritjof Capra, un’umanità evoluta e consapevole, una “civiltà dell’empatia” per dirla con Jeremy Rifkin.
Come nasce “Il Giorno senza Notte”?
Nasce dall’osservazione disincantata della realtà, dall’ascolto di quanto accade, da un pensiero divergente e da una visione, da un’ispirazione… È arrivato così… come un sogno, una folgorazione… ho immaginato un viaggio in un lontano futuro. Durante la scrittura mi sono profondamente emozionata, e chi lo ha letto mi conferma di aver provato le stesse emozioni. È il frutto di una profonda interiorizzazione, della nostalgia di un altrove che mi ha sempre accompagnata e di un lavoro di radicamento che mi ha permesso di maturare una prospettiva integrata che trascenda i dualismi. Nasce dal portato della mia professione, da vissuti personali e da un particolare periodo di vita in cui ho sperimentato il mio Giorno senza Notte. Non è altro che uno stato di coscienza, una dimensione dell’essere. È il luogo in cui si integra l’ombra, si passa dal karma al dharma, il Paradiso di Dante, il luogo senza colpe. Per raccontarlo ho guardato dentro di me, interrogando il buio e la luce nel mio percorso di vita, ho raccontato un’alba interiore, un luogo accessibile a tutti. Lo stato dell’anima che conosce l’ombra perché l’ha abitata e abbracciata fino in fondo, ha attraversato morti e rinascite e permane salda nella resurrezione.
Ci accenni di cosa tratta?
È un saggio narrativo, uno scorcio su una società consapevole, un’opera visionaria che esplora un futuro in cui l’umanità, superato il dualismo, vive in piena armonia con la Natura e il Cosmo. Narra di un mondo in cui non esiste la notte e descrive le implicazioni di tale fenomeno a livello psicologico, sociale e spirituale. Tratteggia l’affresco di una società e la declina nei suoi vari aspetti. Racconta l’integrazione dell’ombra, individuale e collettiva, il superamento del dualismo, il risveglio della Coscienza e il ritorno all’Uno. Il principio cardine è che la realtà esteriore sia il riflesso ultimo degli stati interiori e che l’armonia esterna sia generata dall’interno. La narrazione conduce il lettore attraverso il viaggio di un’umanità che ha vissuto e trasceso il buio interiore ed esteriore e ora dimora nella Luce sia fisicamente che spiritualmente.
Cosa c’è di Daniela Bredice in questo libro?
Molto, tutto. Il futuro che descrivo, al netto degli espedienti narrativi e degli elementi surreali, è il mio presente. Lo vivo tutti i giorni, con le persone care, con i miei figli, nel mio lavoro. Quel futuro è già qui, se lo vogliamo. È un particolare sguardo sul mondo, una qualità del vivere, una possibilità. Ognuno, a suo modo e nel suo piccolo, può cambiare il mondo, da dentro.
Qual è il messaggio che intendi trasmettere?
Il libro non impone una visione, ma tende ad ispirare e ad interrogare il lettore. Più che trasmettere un messaggio vuole creare una risonanza. Può infatti essere letto da un bambino o da un adulto e risuonare in base allo stadio evolutivo di ciascuno, lasciando spazio all’immaginazione e all’azione di chi legge. Con il suo linguaggio simbolico, con il suo tono immersivo ed evocativo, “Il Giorno senza Notte”, più che un romanzo, è un’esperienza che possiede un’intrinseca forza trasformativa. L’opera offre chiavi profonde per comprendere la relazione tra l’individuo e il Tutto, sottolineando l’importanza della responsabilità interiore come motore di cambiamento. Il Giorno senza Notte parla alla parte più elevata di noi, alla nostalgia ancestrale di una vita più autentica. Non è utopia ingenua: la società consapevole del romanzo non ignora l’ombra, né la rimuove o la nega, semplicemente l’ha già attraversata, compresa e trascesa e la riconosce come parte del processo evolutivo della coscienza. Il concetto del male come necessità ontologica ed escatologica: una fase del divenire che, una volta integrata, permette il superamento della dualità.
Perché i giovani non sognano più?
Non credo che i giovani non sognino più, ci sono giovani che sognano e realizzano concretamente i propri sogni. Ne ho due fulgidi esempi in casa: i miei figli, forti, pieni di vita, di passioni e interessi costruttivi. Sognano quei giovani che hanno una struttura salda e buone radici. Per tutti i ragazzi che hanno perso la capacità di sognare siamo in gran parte noi adulti a dover fare un esame di coscienza. Dovremmo interrogarci sul perché abbiamo smesso di trasmettere entusiasmo. Ipnotizzati dalla cupa narrazione dominante abbiamo abdicato al nostro ruolo, abbiamo smesso di fungere da esempi edificanti, di offrire significato e valori, donare ascolto e ispirazione, indicare orizzonti. Ci siamo lasciati sostituire comodamente da smartphone, dispositivi, tv e social e non abbiamo creduto fino in fondo nel nostro ruolo di modelli. I ragazzi sono sovrastimolati da una realtà complessa, saturati da stimoli confusivi fino a perdere il contatto con la propria voce interiore. Noi genitori siamo chiamati a costruire uno spazio di fiducia per i nostri figli in cui possano imparare ad ascoltare le proprie attitudini e la propria innata inclinazione alla felicità, anche e soprattutto in una società complessa come la nostra. Delle buone radici fanno un buon albero. E un albero dalle buone radici cresce e prospera anche nel terreno più arido.
Hai nuovi progetti in cantiere?
Ho scelto, e ho il privilegio, di svolgere una professione prosociale, che promuove benessere sul piano individuale e familiare e, di riflesso, dal micro al macro, offre un contributo anche sul piano comunitario. Il mio focus resta quindi saldo sui punti fermi dell’esercizio della pratica clinica e sulla gestione e il coordinamento del Centro Olos. Tra i nuovi progetti si profila una bella collaborazione con la Scuola nazionale di ecopsicologia, per la conduzione di gruppi in natura, la realizzazione di laboratori esperienziali e la sensibilizzazione su tematiche di ecopsicologia. Quanto ai libri, ne ho altri in cantiere… ma per adesso… non lo diciamo a nessuno!
Possano tutti i tuoi sogni essere il preludio di un best seller.
Ad maiora semper a questa talentuosa scrittrice che ci congeda con due quesiti che interpellano le nostre sopite coscienze.
Se il Giorno senza Notte fosse già dentro di noi?
Se la luce non fosse una meta da raggiungere ma una qualità da rivelare?
Il libro è disponibile su Amazon e da settembre in tutte le librerie.