Spettacoli

Un mondo al femminile da ricordare con “Di madre in figlia”

È andato in scena al Piccolo Teatro della Città un lavoro di Marinella Fiume per la regia di Gisella Calì: “Di madre in figlia”. Alchimia teatrale con Guia Jelo e con Laura De Palma, Chiara Barbagallo, Flaminia Castro, Giuliana Giammona
Valentina Pizzimento, Sofia Di Dio; scene e costumi Giovanna Giorgianni; adattamento e regia Gisella Calì;. Produzione Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale.
Un saggio di etnostoria, uno scavo profondo nella cultura medico/esoterica di un tempo ormai perduto, quando il potere delle donne passava attraverso magiche alchimie, attraverso la parola… di madre in figlia:
ecco cosa ci ha offerto giovedì scorso il Piccolo Teatro.
Il miracolo nasce da quella splendida donna ‘dal multiforme ingegno’ che è Marinella Fiume.
Raffinata filologa del mondo classico, storica ed etnologa dalle mille curiosità, feconda scrittrice con l’occhio puntato alle donne, promotrice di iniziative culturali a livello nazionale, politicamente impegnata, questa è la ‘grande’, eclettica Marinella.
La Fiume nel 2014 trasferiva in un saggio un’esperienza straordinaria: un reperto archeologico di medicina popolare, narrato ‘scrupolosamente a voce’, dalla centenaria Orazia Torrisi in Spina, forse l’ultima guaritrice di campagna, poco prima che morisse, a 101 anni, nel 1986:
“donna Orazia mi chiedeva spesso “Ma lei ci crede a queste cose?” Io rispondevo sempre di sì perché… sapevo quale era stato il potere delle donne… un sapere orale di cui è inutile cercare traccia nei libri di storia”.
La parola diventa drammaturgia attraverso la sceneggiatura e l’ottima regia di Gisella Calì:
“Teatro è un concetto fluido -dice la regista- … alchemico ogni volta che uno spettatore avverte di vivere un’esperienza unica … Oggi, la medicina popolare, con i suoi riti ancestrali di guarigione, esercita un potente fascino sulle nuove generazioni… un Sapere corale che è soprattutto Rito. Il Rito è Teatro. Il Teatro è Rito.”.
E la parola si fa carne, voce e ossa attraverso la nota maestria di Guia Jelo; si fa musica e canto con Laura De Palma e Flaminia Castro; si fa gioioso movimento e ‘coro’ narrante con Chiara Barbagallo, Giuliana Giammona, Valentina Pizzimento e Sofia Di Dio.
Dopo aver attraversato una sorta di tunnel tra magare, lettrici di carte e venditrici di erbe medicinali, lo spettatore viene introdotto, quasi ‘partorito’, in un mondo antico e perduto: il magico mondo carismatico, assolutamente al femminile, di Orazia.
Rimasta orfana in tenera età, Razia, adottata dall’intero paese che la cresce, la dota e la marita, viene istruita nelle arti magico/medico/sacrali da Lunarda, Leonarda Maugeri (1842.1931), nota guaritrice conciaossi che “struita megliu di un dutturi cunzava ammi rutti, vrazza e pedi”.
Razia diventa così la tarda epigona di una genealogia di donne che per secoli ha tramandato a voce, per via matrilineare, un sapere e un potere femminile in cui fede, natura e antica cultura medica si miscelano contro il ‘maligno’, causa di ogni male.
Ed è anche l’elemento centrale del mondo contadino, del suo curtigghiu, delle ‘affumicate cucine’, delle preghiere rituali, delle immaginette; per dirla con la Fiume, della “fitta ragnatela tra tutti i membri utili della comunità”.
Così facendo, in conclusione, l’accoppiata vincente Fiume/Calì ha reso omaggio all’Oggi e alla Storia:
“ha operato -sono le parole di Marinella- il miracolo di rendere visibile l’invisibile perché ha dato visibilità alla donna come soggetto sociale, rendendone riconoscibile la figura alla stessa comunità che non ne aveva coscienza o memoria…evitando lo ‘straniamento’ di chi viene da culture ‘altre’ e scopre la simpàtheia nei confronti del diverso da sé e di quanto prezioso, esoterico apprendimento sia gravido l’incontro”.
Ha creato anche una sottile, profonda, intrigante alchimia, nutrita di antica e nuova consapevolezza, nell’anima di noi spettatori!

Articoli correlati

Back to top button
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: