Economia

Strapotere del Nord e spinte secessioniste al Sud, nel suo libro Busetta spiega come evitarli

Numeri e fatti per svelare le menzogne sul Sud e le eterne imposture del Partito unico del Nord. Questo è, prima di tutto, “La rana e lo scorpione”, il recente libro dell’economista palermitano Pietro Busetta, in cui si sottolinea l’agghiacciante silenzio dei grandi giornali sulla rapina da 840 miliardi di euro – quanto cento Ponti sullo Stretto – denunciata da Eurispes nel 2020, spiegando il perché questa colossale operazione di brigantaggio perpetrata dal Nord venne ignorata dai grandi media facendo i Meridionali “cornuti e mazziati”. Ma si parla di tanto altro, a cominciare dalla vicenda Intel, e di Reddito di cittadinanza e della criminalizzazione dell’economia del Sud. Con un appello finale a Mattarella e ai “Liberi e forti”.

Ma andiamo per ordine: non è un caso se, nella postfazione al libro, il giornalista Gaetano Savatteri parli di imposture, “storiche, sociali, ma soprattutto culturali” (come la “lettura distorta del grande romanzo Il Gattopardo), messe in fila, fin dall’Unità d’Italia, per dimostrare che il Sud e la Sicilia sono antropologicamente sottosviluppati perché incapaci e mafiosi.

Irredimibili.

Le eterne imposture del Partito unico del Nord

Imposture dunque, ma talmente ben congegnate da aver convinto molti Siciliani, Campani, Calabresi, Pugliesi, Sardi, Lucani di appartenere a una razza inferiore.

Quante volte, infatti, abbiamo sentito dire “Noi siamo così!” da Meridionali trasferitisi al Nord. E magari desiderosi di prendere le distanze dai desolati luoghi d’origine.

Ebbene, questo volume elenca i reali motivi di questa desolazione, smontando l’una dopo l’altra imposture vecchie e nuove. Quelle che, spiega l’Autore – opportunamente sfruttate dal “Partito unico del Nord” formato forze politiche d’ogni genere e sostenuto da trust imprenditoriali e da un potentissimo sistema di condizionamento mediatico -, sono costate al Mezzogiorno cifre incredibili. E ai suoi cittadini la mortificazione di vivere nel degrado e doversi considerare cittadini di serie B rispetto agli abitanti delle zone d’Italia “civili”.

Numeri e fatti per svelare le menzogne sul Sud

Come prima detto, Busetta svela le imposture sul Mezzogiorno con “numeri, tanti numeri”: fatti, non parole. Che però il sistema dell’Informazione, da sempre a sostegno del Nord, fa passare sotto silenzio, mentre i grandi giornali ripetono un mantra: “il Sud assorbe risorse infinite … è pizza, mandolino e poltrone, dev’essere agricoltura e turismo, non ha classe dirigente, è mafia camorra e ’ndrangheta”. E, più recentemente, è (stato, visto che la misura è stata annullata dal Governo Meloni) anche reddito di cittadinanza.

Il Partito unico del Nord e la rapina da 840 miliardi di euro

Il maggior problema sta dunque nell’assenza di una corretta informazione e meticolosa è l’analisi di Busetta sulla lottizzazione dei giornali e dei canali tv da parte del potentissimo Partito unico del Nord.

Una vicenda esemplare riguarda la dichiarazione del presidente di Eurispes Gian Maria Fara, che, del gennaio del 2020, presentando il rapporto annuale, rivelò l’esistenza di una “rapina” – così, testualmente, la definì – del Centro-Nord al Sud per 840 miliardi di euro in diciassette anni.

Una rapina che costa cento Ponti sullo Stretto

L’astronomica cifra, per dare alcuni termini di paragone, sarebbe bastata per realizzare una capillare rete d’alta velocità ferroviaria in due grandi regioni come Sicilia e Calabria con, per sovrappiù, il tanto vituperato Ponte sullo Stretto di Messina (cento se ne potrebbero realizzare, con quella cifra).

Una colossale operazione di brigantaggio ignorata dai media

Ebbene, ci si sarebbe aspettato che i media dessero grande spazio alla scoperta di questa colossale operazione di brigantaggio, invece ne parlarono soltanto La Gazzetta del Mezzogiorno di Bari, La Gazzetta del Sud di Messina e il Quotidiano di Sicilia di Catania, oltre all’Adnkronos e a qualche testata web.

Silenzio anche sull’affermazione, del settembre del 2020, di Adriano Giannola, presidente di Svimez, che confermava come il Nord avesse “sottratto al Sud 60 miliardi all’anno”.

Le notizie sulla rapina date… al contrario

Curioso anche che quest’ultima notizia sia stata data… al contrario. Su Repubblica, per esempio, apparve un articolo dal titolo che era tutto un programma: “Il falso mito dello scippo di risorse del Nord a danno del Sud” in cui l’Osservatorio dei conti pubblici italiani della Cattolica, arrampicandosi sugli specchi, tentava di smontare le affermazioni di Giannola. Ma, nonostante il titolo, si limitava ad affermare che era “vera soltanto in parte”, improvvisando una filippica su una “qualità dei servizi pubblici al Sud generalmente peggiore”. Indovinate per colpa di chi?

Meridionali cornuti e mazziati

Insomma, ancora una volta i meridionali, cornuti e mazziati, al danno della rapina erano costretti a sommare la beffa d’essere incolpati di tutto.

Ciò si deve anche alla presenza di giornalisti con gravi pregiudizi nei confronti dei meridionali. Busetta ne cita alcuni, da Vittorio Feltri secondo il quale gli abitanti del Mezzogiorno “Non soffrono di complessi di inferiorità, in molti casi sono inferiori”, al neosabaudo Aldo Cazzullo, fortemente negazionista: “C’è un piagnisteo contro Garibaldi e i Savoia che hanno rubato l’oro del Banco di Napoli mentre i Borbone avevano già il bidet e la ferrovia Napoli-Portici”.

L’omicidio-suicidio del Nord scorpione

Il bello è che – e sono i numeri sciorinati da Busetta a dimostrarlo – il Nord avrebbe tutto l’interesse a distribuire meglio le risorse consentendo all’Italia di svilupparsi armonicamente e crescere economicamente. Ma è più forte di lui, come lo scorpione del titolo: sa che se colpirà con il suo pungiglione la rana che gli consente di guadare il fiume morirà, ma non riesce a contrastare la propria natura. Così, parlando dei fondi europei, il Meridione è servito solo a far lievitare i contributi, dal Recovery Plan al Pnrr. Ma, come viene svelato dal volume, è poi il Nord a incassarli.

Tradendo gli indirizzi dell’Ue, che, proprio allo scopo di aiutare le realtà più disagiate e marginali, ha stabilito gli importi per i singoli Paesi basandosi su tre parametri: popolazione, tasso di disoccupazione, reddito pro capite. I primi due sono altissimi al Sud, dove il terzo è bassissimo. Tutto il contrario che al Nord.

Ma, nella ripartizione dei fondi, a quali regioni sono andate le cifre maggiori? Sempre a quelle settentrionali, mentre i media suonavano marce trionfali per il Nord “locomotiva” dell’economia italiana.

La criminalizzazione dell’economia del Sud

Busetta è spietato ricordando che “quando al Sud si è sviluppata una possibile fase di crescita, spesso questa è stata criminalizzata”, bollata come mafiosa, nonostante nella relazione della Dia del 2018 si sottolinei che un euro su cinque riciclato dalla mafia, circola a Milano e nelle province lombarde. Per decenni la cosiddetta grande stampa ha esaltato i “giudici coraggiosi” che hanno indagato sull’imprenditoria meridionale, non di rado concludendo – al termine di eterni processi e dopo aver distrutto attività e posti di lavoro – con uno “scusi abbiamo sbagliato”.

Imposture vinte dai numeri

Le imposture, comunque, possono essere vinte dai numeri. Sempre che questi numeri si conoscano. E “La rana e lo scorpione” può essere un utilissimo strumento per risvegliare l’addormentata coscienza di quei meridionali che sono stati convinti di essere antropologicamente inferiori.

Vicenda Intel e Reddito di cittadinanza

Un risveglio indispensabile se Busetta, immaginando il futuro dell’Italia, spiega che, con l’eliminazione del reddito di cittadinanza, comincerà la desertificazione del Meridione: si riverseranno al Nord “i disperati del Sud, disponibili, pur di lavorare, a trasferirsi … per ottenere un contratto stagionale, in regola, che consente a stento di sopravvivere”.

E la volontà dell’attuale Governo è tutta nella decisione del ministro dell’Economia, il leghista Giorgetti di localizzare l’Intel in Veneto e non a Catania, pur conscio “che i quattromila addetti dovranno spostarsi dal Sud”.

Lep e tentazione secessionista

Dopo la tragedia del meccanismo della spesa storica (chi spendeva di più, continua, gli altri chissenefrega) del leghista Calderoli, quest’ultimo è partito lancia in resta con il progetto dell’Autonomia differenziata, una pietra tombale non solo sull’economia ma sulla stessa possibilità di vita civile nel Meridione.

Busetta spiega che occorrerebbe almeno definire i Lep (livelli essenziali delle prestazioni) per assicurare su tutto il territorio nazionale il medesimo standard adeguato di servizi in materia di salute, istruzione, assistenza sociale, trasporti. Ciò compenserebbe in parte quei 60 miliardi all’anno rapinati dal Nord al Sud.

Ma, realisticamente, non accadrà. Facendo precipitare nella disperazione  decine di milioni di meridionali, che rappresentano la maggioranza degli italiani, e soprattutto innescando tentazioni secessionistiche.

Il Sud ha venti milioni di abitanti e conta meno di Malta

Si legge nel libro: “Oggi il Mezzogiorno, inserito nella grande Italia, conta meno di Malta. Eppure, con i suoi venti milioni di abitanti, se si separasse sarebbe l’ottava nazione europea dopo la Polonia”.

Ma, si sottolinea, il Nord bulimico, che controlla il Paese, “non permetterà alla colonia di separarsi: la vuole dentro il Paese in condizione subordinata”.

L’appello a Mattarella e ai liberi e forti

Per risolvere questa situazione che potrebbe innescare conseguenze terribili, Pietro Busetta ripropone, fin dall’apertura del volume, quell’Appello ai Liberi e forti lanciato da don Luigi Sturzo. E poi sottolinea come un presidente della Repubblica – pensando probabilmente a Sergio Mattarella e a quanto fatto di buono per il Mezzogiorno – potrebbe tentare di riequilibrare la situazione tra CentroNord e Sud, nell’interesse esclusivo del Paese.

La classe dominante estrattiva meridionale

Non dimentica, infine, l’economista, di bacchettare “la classe dominante estrattiva meridionale, predominante e idrovora, figlia spuria dell’aristocrazia”.

E subalterna al Partito unico del Nord, se si pensa che la Sicilia ha votato a favore dell’Autonomia differenziata di Calderoli.  

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