L'Opinione

L’illusione della Pace

Intrappolati da un assiduo e perenne bombardamento mediatico, ci agitiamo e ci muoviamo nella grande scacchiera della nostra quotidianità. Siamo come pedoni bianchi e neri divisi dal colore delle opinioni che ci vengono inculcate come verità assolute e che ci spingono a schierarci e a tifare per una parte o per l’altra.

Illusoriamente convinti di possedere certezze inconfutabili, non ci accorgiamo che non siamo noi a condurre il gioco ma che invece stiamo giocando una partita voluta da chi conosce già ogni mossa. E noi, piccoli pedoni inconsapevoli, spiazzati e spaventati da una guerra inaspettata, veniamo incitati a urlare tutto il nostro disprezzo verso ogni forma di violenza per giustificare il ricorso alle armi e le morti di coloro che ci vengono presentati come nemici, in quanto unico modo per difendere i nostri principi etici e morali. Infiammati da una propaganda di azione militare, veniamo indotti a voltare la testa da un’altra parte e a non soffermarci sulle ingenti somme di denaro pubblico spese per fabbricare e inviare armi e armamenti.

A ben riflettere la guerra fa parte della nostra tradizione culturale sin da tempi immemori, già lo stesso Eraclito considerò la guerra un elemento necessario per la pace e, dopo di lui, Platone, Aristotele fino ad arrivare a Machiavelli che riteneva la guerra come uno strumento di governo.

Così oggi parlare di pace è da ingenui, o addirittura da stupidi, perché siamo stati persuasi che la pace non è un valore assoluto intimamente connesso al sentimento di giustizia umana, ma che è invece una condizione che si può raggiungere solamente dopo aver seminato morte e distruzione.

E ci si dimentica che la guerra ci disumanizza, ci rende “peggiori delle bestie” così come scrisse Erasmo da Rotterdam nel suo saggio La Querela Pacis, Il Lamento della Pace, in cui si chiedeva, con una attualità disarmante, che cosa spingesse gli uomini “a un tal punto di follia da adoperarsi con tanto zelo, con tante spese, con tanti sforzi, alla reciproca rovina generale della guerra”.

Un lamento, quello di Erasmo, che ieri come oggi, è soprattutto una denuncia e una protesta per un sentimento etico che sembra essere stato dimenticato da tutti gli Stati odierni che, in un gioco di misticismi politici, sono abbagliati solamente dal luccichio economico delle armi che ha finito con il prevaricare sulla vita stessa degli uomini.

“La guerra è un gioco concertato dai potenti per mantenere la loro tirannia” scrive Erasmo nel suo Panegirico a Filippo il Bello.

Parole profetiche e sconcertanti nella loro attuale verità.

Perché siamo stati catapultati, noi tutti, in una guerra che non abbiamo cercato e che siamo costretti a subire, ma che viene osannata in modo ossessivo da chi stabilisce ogni azione a tavolino, indifferente per le perdite umane.

“Dulce Bellum inexpertis”

Dolce è la guerra per coloro che non l’hanno sperimentata, scrisse Erasmo nei suoi Adagia e ancora oggi questa affermazione possiede una sua lucida contemporaneità poiché anche adesso, così come in passato, coloro che detengono il potere, pianificano piani di guerra nella comoda e vigliacca sicurezza delle stanze di palazzo. Politici e uomini d’affari muovono pedine senza aver mai vissuto sulla propria pelle le atrocità di chi combatte in prima linea, di chi viene devastato dal terrore, di chi vede morire i propri compagni dilaniati dai proiettili, di chi vede distrutte le proprie case e città.

La guerra mostra il suo orrido volto solo a chi combatte non a chi sta comodamente seduto nelle retrovie a dirigere le operazioni. Senza avere alcuna coscienza, senza sperimentare la paura, la sofferenza e il dolore, che annichiliscono l’animo umano e lo annientano.

Così sulle mappe militari vengono spostate truppe, si stabiliscono gli obiettivi da raggiungere come in un gioco da tavolo, senza preoccuparsi che si sta giocando con delle vite umane per motivi energetici, geopolitici o equilibri di forze, che vengono giustificati e presentati a noi, popolo frastornato, come assolutamente necessari e di primaria importanza.

Ma la Pace, così come sottolineato da Erasmo, dovrebbe essere una virtù morale, insita nell’animo di ogni uomo, un dovere da perseguire sempre e comunque, ma non attraverso una guerra, perché non esiste una “guerra giusta”. Qualunque sia il motivo scatenante, sarà sempre un conflitto che distruggerà l’uomo dal punto di vista materiale e spirituale, senza vinti né vincitori.

La Pace è l’unica condizione in grado di assicurare la Vita, mentre la guerra conduce verso il baratro della Morte non solo del singolo ma dell’intera consorteria umana.

Ma questa verità così tanto sbandierata dai Governi, nella concretezza delle loro azioni si traduce in un concetto vuoto, in un’illusione.

Una sorta di paravento dietro cui continuare indisturbati la propria opera di mistificazione della realtà.

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