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Il Giornale del Sud: il ricordo 40 anni dopo

Il quotidiano “Giornale del Sud”, diretto prima da Giuseppe Fava e poi da Umberto Bassi, con vice direttore Alfio Spadaro, è conosciuto quasi esclusivamente per la sua funzione di giornalismo d’inchiesta relativo alla cronaca nera ed agli intrallazzi politico-mafiosi. Tutto vero. I ragazzi dell’epoca erano davvero in gamba, anche se non tutti ancora iscritti all’Ordine dei Giornalisti. Claudio Fava, Antonio Roccuzzo, Miki Gambino, Riccardo Orioles, Giuseppe Messina, Elena Brancati ed altri lavoravano per migliorare l’impostazione del giornale, tra i primi quotidiani stampato a freddo su sei colonne con una miriade di interviste, indagini ed inchieste. La cronaca nera era il fondamento del Giornale del Sud, Ma c’era anche altro. Per esempio c’era il paginone centrale su 12 colonne “Cultura”, che narrava con la grande capacità intellettiva dei vari collaboratori i fatti culturali di grande spessore e che seppero essere l’alternativa al quotidiano “La Sicilia”. Il primo fra questi fu Franco La Magna, che sin dai primi numeri offrì prove di straordinaria capacità conoscitive su moltissimi argomenti: dalla letteratura al cinema, dall’arte al mondo siciliano. In queste pagine vi furono prove di rilievo di Sergio Sciacca, Gaetano Caponetto, Salvatore Silvano Nigro, Francesco Gallo, Silvana La Spina, Salvatore Lupo, Giovanna Quasimodo, Salvatore Salemi, Lucio Paternò, Nino Recupero ed altri. Tutti autori di grande spessore. Per quanto riguarda la politica pezzi di rilievo scritti da Giuseppe Fava e Giovanni Iozzia, molto bravo e capace, ma soprattutto il politico socialdemocratico Antonello Longo, che con questa collaborazione divenne giornalista professionista. Come altri, del resto.
Ma quale era la linea politica del “Giornale del Sud”? Sicuramente con simpatie socialiste e socialdemocratiche (uno dei proprietari era l’onorevole Salvatore Lo Turco), ma c’era libertà d’opinioni. Nessuno si sentiva emarginato. Poi c’erano le pagine dello “Spettacolo” bellissime: Nello Pappalardo per il teatro e cinema, Aldo Mattina per la musica, Elena Brancati, Franco Pappalardo La Rosa, Tino La Spada, Gregorio Arena, ed altri. Un esercito di collaboratori bravissimi, preparati e competenti, tanto che furono da stimolo a nuove iniziative sociali e culturali in tutta libertà, mentre al giornale “La Sicilia” c’era una burocrazia culturale, ristretta a pochi intimi inquadrati e coperti. Dunque, queste pagine “rivoluzionarie” diedero la possibilità concreta di poter iscrivere parecchi collaboratori all’Ordine dei Giornalisti, anche se i pagamenti, purtroppo, non sempre erano puntuali. Le pagine sportive erano sobrie, eleganti, con titoli di facile apprendimento, molto belli e divertenti erano quelli del bravissimo Beppe Cantone, grande esperto di tennis, di grande esperienza culturale e sociale. Il capo servizio era il giornalista professionista Fabio Tracuzzi, che, dopo 18 anni di onorato lavoro nel mondo della carta stampata, aveva colto l’invito di Giuseppe Fava, per formare un “team”con Alfio Di Marco, vice capo servizio, e lo stesso redattore Beppe Cantone, che da poco aveva lasciato il quotidiano “La Sicilia”. Dunque, nacque una redazione sportiva di grandi amici ed io fui chiamato, come al solito, di occuparmi di calcio giovanile. I collaboratori erano: Daniele Lo Porto, Niki Pandolfini, Nino Giuffrida, che si occupava quasi esclusivamente di inchieste, Tiziana Pizzo, Agostino Serra, Alfio Sciacca, Antonio Iraci, Paolo Boccaccio, Guglielmo Troina, Turi Sapienza, Sonja Bruccheri ed altri.
Nel 1981 Fabio Tracuzzi ebbe un idea geniale: un Referendum del miglior calciatore di Terza Categoria, Allievi e Giovanissimi. Fu un successo incredibile. Ogni settimana arrivavano 100, 200, 300 schede, che dovevo aggiornare di continuo in tre classifiche diverse e con moltissimi premi per i vincitori. Fu così che cercai collaboratori tutti per me: Alfio Sciacca, Antonio Iraci, Umberto Bruno, Paolo Boccaccio, Liborio Benedetto, Maurizio Ciancio, Daniele Lo Porto, Giovanni Marraneo, Dino Giannotta, Carmelo Mezzasalma, che inviai su tutti i campi di calcio catanesi quali il Duca d’Aosta, Nesima, Fontanarossa, XXXI Maggio, Zia Lisa, Monte Po, IV Novembre, Turati, San Francesco, Brodolini, Battiati e Gravina. Poi il direttore Giuseppe Fava fu licenziato e venne il bolognese Umberto Bassi, con vice direttore Salvatore La Rocca. Il 1982 fu un anno molto difficile, perché gli editori non pagavano in modo regolare, non si interessavano alle vicende giornalistiche, la cronaca nera non era più quella di una volta, poche le notizie. Solamente la pagina della Cultura era molto ampia e significativa con la collaborazione di firme di prestigio. Addirittura durante il campionato mondiale di calcio in Spagna la redazione sportiva si arrangiava con l’ANSA, con notizie copiate qua e là, e, addirittura, io collaborai quasi ogni pomeriggio vedendomi le partite in televisione e facendone la cronaca dalla redazione. L’Italia vinse il Mondiale. Noi non sfigurammo nei confronti della Sicilia, che aveva tre inviati e dieci collaboratori. In autunno la proprietà aveva deciso di chiudere e non ci dissero neanche grazie. Il 14 novembre 1982, a notte fonda, la tipografia era sparita, i mobili portati via, i giornalisti a casa. Fine di un sogno.

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