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“I mascheroni di Acireale, il barocco e la loggia giuratoria”

“I mascheroni di Acireale, il barocco e la loggia giuratoria” è stato il titolo del convegno che si è tenuto pochi giorni fa ad Acireale.
La gremita sala stampa del palazzo di città ha ospitato l’Upgc, l’Università popolare Giuseppe Cristaldi, ente che ha organizzato l’evento.
L’Associazione è una realtà operante nel contesto acese da più di venticinque anni, con progetti formativi accademici e pratici che ruotano intorno a svariati ambiti e che si concretizzano nei molteplici laboratori didattici tenuti dai soci, figure professionali appassionati in perfetta concordanza tra il mondo accademico e quello professionale.
“Acireale ha nel suo DNA tre elementi: la bellezza (il mito), l’acqua e la cultura (l’arte)”, ha esordito Rosa Maria Garozzo che ha curato la presentazione con un excursus storico-artistico, corredato da riferimenti al mito di Aci e Galatea.
È alle fonti mitologiche greche che Acireale deve la sua prima denominazione: Akis (latinizzato in Aci).
Acireale è legata, infatti, al mito di Aci e Galatea, i due giovani amanti il cui amore fu distrutto dalla ferocia del gigante Polifemo che, in un impeto di gelosia, offeso per il rifiuto della giovinetta Galatea, uccise il bellissimo rivale. Le preghiere di Galatea, incantevole ninfa del mare, che pianse tutte le sue lacrime sul corpo martoriato dell’amato, accolte dagli dei, trasformarono il sangue del pastorello in un fiume, chiamato Akis dai Greci, che scende dall’ Etna e sfocia nel tratto di spiaggia dove gli amanti solevano incontrarsi. Oggi, quasi del tutto sotterraneo, riaffiora come sorgente nei pressi del borgo marinaro Santa Maria La Scala sfociando in una fonte chiamata “U sangu di Jaci” (Il sangue di Aci), per il colore rossastro che la identifica.
La città ionica, dalle origini mitologiche al barocco, passando per il terremoto del 1693, è presentata tramite una serie di immagini e documenti, a cura di Gaetana Sciuto, dalla relatrice e curatrice dell’evento Rosa Barbagallo.
La storia di Acireale diviene esempio di rinascita e lavoro comunitario, una città che risorge dalle proprie ceneri.
Il terremoto dell’undici gennaio 1693, detto “Il terremoto di Val di Noto, infatti, fu uno degli eventi più catastrofici che hanno colpito i centri della Sicilia orientale. Ad Acireale vi furono 739 vittime e crollarono i due terzi degli edifici.
Ma il lavoro comune tra ceto nobiliare e quello imprenditoriale, promosse la ricostruzione della città che aveva subito ingenti danni urbanistici.
E ancora il contributo di abili architetti, capimastri, mastri, intagliatori e scultori che si adoperavano per costruire la città come realtà unica, originale eppure elegante e raffinata. Lo splendido barocco che arricchisce il centro storico, è dovuto prevalentemente all’architetto Paolo Amico ed al pittore Pietro Paolo Vasta, il più importante pittore acese del ‘700. Lo sviluppo urbanistico della città proseguirà nel corso dell’800, con edifici si maggiore pregio ad opera di tre architetti, Mariano Panebianco, Mariano Falcini e Stefano Ittar.
Nasce il barocco acese un tripudio di arabeschi e maccheroni dal valore apotropaico a decorazioni di balconi, facciate e balaustre.
Eccellente esempio è la Loggia Giuratoria di Acireale: il Palazzo Municipale, posto sulla piazza del Duomo, di chiaro impianto scenografico barocco, con i tipici Mascheroni che reggono le balconate.
L’ evento è stato arricchito da momenti di prosa e poesia scaturiti dall’impegno degli attori facenti parte del “Laboratorio di Teatro” dell’Università popolare “Giuseppe Cristaldi”, diretto da Alfio Vecchio: Saro Bella, Lella Costa, Carmen D’Anna, Giovanna Di Bella e Terenzio Falcotti; e dall’intermezzo musicale a cura di Gesuele Sciacca e Daniela Greco.
Presenti le Autorità Politiche: il Sindaco Stefano Alì, l’assessore Mario di Prima e il vicesindaco Palmina Fraschilla, che, a conclusione, ha ribadito il valore degli eventi socio-culturali , atte a stimolare la crescita e l’affermazione della città come centro di fruizione della cultura.

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