L'Opinione

I Curdi, un popolo tradito

Nella grande fiera della superficialità, in cui siamo intrappolati come mosche in una ragnatela, crediamo di possedere certezze solide e di conoscere l’essenza più profonda di valori atavici come libertà e democrazia, senza renderci conto che, invece, li abbiamo seppelliti sotto cumuli di false giustificazioni pur di non intaccare il nostro illusorio benessere e abbiamo finito con l’accettare che la stessa vita umana non sia più un valore assoluto  ma che possa essere sacrificato per l’interesse esclusivo del Potere in quanto  “Il fine del potere è il potere” (George Orwell 1984)

La Libertà, la democrazia e l’identità di un popolo vengono sempre sconfitti dalle logiche del Potere che li schiaccia senza alcuna pietà.

E, alcuni giorni fa, seguendo proprio questo tipo di logica, la Turchia ha tolto il veto alla domanda di adesione della Svezia e della Finlandia, aprendo così loro la porta per l’ingresso nella Nato, favorendo ancora una volta il progetto espansionistico di un’America sempre più decisa a estendere i propri confini.

Questo osannato traguardo, è stato esaltato su tutti i notiziari come una vittoria decisiva dell’Occidente per salvaguardare la libertà e la democrazia ma, volutamente, è stato lasciato in secondo piano, quasi fosse un dettaglio insignificante, che Erdogan, il presidente di uno stato che da decenni massacra i Curdi, ha dettato delle condizioni.

Ha chiesto, o meglio preteso, la fine all’embargo di armi alla Turchia da parte dei due paesi nordici (che è stato messo in atto dal 2019 dopo l’invasione di Ankara nel nord-est della Siria).

Ha inoltre voluto che Svezia e Finlandia sospendano il loro appoggio al popolo curdo

e che inizino a cooperare con Ankara in materia di antiterrorismo (da sempre hanno sostenuto il Pkk, Partito dei lavoratori del Kurdistan, non solo militarmente ma anche offrendo rifugio ai curdi che il governo turco considera terroristi)

Per questo si impegnano a estradare 73 dissidenti curdi rifugiati presso di loro.

Se ci si sofferma un attimo, non ci vuole molto per rendersi conto che questo decantato trionfo non è altro che un’ennesima rappresentazione colorata e luccicante, da mettere in scena nel teatrino della nostra quotidianità per nascondere le complicate e oscure trame con cui si tesse la realtà: l’identità e la libertà di un popolo è stata barattata per le mire espansionistiche della Nato. E La Turchia è stata autorizzata a continuare i suoi crimini contro il popolo curdo con il beneplacito di tutti.

E, a questo punto, chi di noi è riuscito a liberarsi dall’aggrovigliata ragnatela di bugie che ci avviluppa ogni giorno sempre di più, non può non farsi una sola ma semplice domanda:

I diritti del popolo curdo valgono meno di quelli del popolo ucraino? Esistono vite umane che hanno più valore di altre?

O forse questa differenza di trattamento è dovuta al fatto che mentre l’Ucraina è uno stato riconosciuto, il popolo curdo è solo una minoranza?

Quindi questa condizione, da sola, basterebbe a giustificare il nostro tradimento, nei loro confronti di essere umani. Noi tutti insieme, organi di governo e cittadini, felicemente asserviti, abbiamo tradito la dignità di un popolo e i valori in cui diciamo di credere.

Ma non è la prima volta che l’Occidente, il paladino delle libertà democratiche, si macchia di una simile colpa. In passato, subito dopo la Prima guerra mondiale, durante la Guerra Fredda e dopo la loro vittoria in Siria sull’Isis, ha alimentato le speranze di autonomia del popolo curdo per poi abbandonarlo al proprio destino nel momento in cui non ne ha più tratto vantaggio per la propria politica estera.

Il popolo curdo sarà pure una minoranza, ma è uno dei gruppi etnici più numerosi del Medioriente, composto da circa 40 milioni di persone che vivono divisi tra Turchia, Siria, Iran e Iraq. Ma, nel corso degli anni, è stato oppresso e perseguitato soprattutto dalla Turchia.

Il loro è un conflitto che dura da decenni, spesso trascurato per non dire taciuto dai mass media, che però ha causato migliaia di vittime, stupri di massa, uccisioni indiscriminate di civili e di bambini da parte delle forze armate turche. Un conflitto in cui da una parte il popolo curdo chiede una propria autonomia e il riconoscimento di diritti politici e culturali. Ma dall’altra, la Turchia si rifiuta di riconoscerli tali, nel tentativo di negare la loro esistenza li denomina “Turchi delle montagne” e ha vietato l’uso della lingua curda sia in pubblico che in privato.

La stessa Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato la Turchia per le migliaia di violazioni dei diritti umani, per le esecuzioni sistematiche di civili curdi, le torture, la distruzione di villaggi e gli omicidi e scomparse di giornalisti, attivisti e politici curdi.

Quindi, di fronte a tanta brutalità, perché sono anni che non ci indigniamo, che non urliamo a gran voce la nostra rabbia?  Perché abbiamo deciso, giustamente, di aiutare il popolo ucraino e invece non abbiamo difeso egualmente gli stessi diritti negati al popolo curdo?

Perché, nonostante tutti i crimini commessi, la comunità europea dà credito alla Turchia di Erdogan?

Quali interessi di potere si celano dietro?

Quante domande senza risposta, mentre l’unica cosa certa è che per l’ennesima volta noi abbiamo venduto la dignità del popolo curdo, mentre continuiamo a rallegrarci delle nostre false vittorie e a sbandierare il nostro impegno in difesa della democrazia e della libertà.

Continuiamo a sguazzare sereni nel grande inganno che ci è stato costruito intorno, a credere alle parole convincenti dei nostri governi dimenticando che:

“Il linguaggio politico è concepito in modo da far sembrare vere le bugie…” (George Orwell 1984).

Nella foto: Mustafà Barzani, leader storico della lotta per l’indipendenza del Kurdistn

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