Cultura e censura?

Negli ultimi anni abbiamo assistito all’emergere di una classe politica particolarmente ignorante e impreparata. Qualche anno fa abbiamo ascoltato attoniti gli strafalcioni di Di Maio e il “fantasioso” inglese di Renzi (in seguito oggetto di numerosi meme). Oggi ministri come Lollobrigida e Tajani cadono spesso in gaffes o fanno apertamente mostra della loro inadeguata preparazione.
E’ di qualche giorno fa l’originale interpretazione che Tajani ha dato della bandiera dell’Unione Europea (che rappresenterebbe, a suo dire, un azzurro manto della madonna con le 12 stelle delle tribù d’Israele); e altrettanto recente è stata la candida confessione del ministro Piantedosi che, dopo aver definito “ideologica” la condanna del Decreto Sicurezza da parte della Corte di Cassazione, ha però ammesso di non aver avuto il tempo di leggere la relazione che conteneva le motivazioni di tale condanna.
Malgrado alcuni ministri diano quindi l’impressione di non avere tempo per leggere, qualche giorno fa è esplosa una nuova polemica; Augusta Montaruli, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ha depositato un’interrogazione parlamentare contro il volume di storia dal titolo “Trame del tempo” pubblicato da Laterza. “È un condensato di false notizie – ha detto – offensivo e lesivo per chi voglia studiare storia contemporanea. I testi faziosi non sono ammissibili nella scuola pubblica”.
Particolarmente di parte, a suo dire, sarebbe la sezione del testo che parla del governo Meloni che avrebbe “una stretta relazione con la sua base dichiaratamente fascista – come dimostra anche l’inchiesta di Fanpage – si distingue nell’attuazione di misure dichiaratamente liberticide”.
Forse l’avverbio “dichiaratamente” è fuori luogo, visto che stessa Meloni ha ribadito “la nostra – di Fratelli d’Italia cioè – avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari”.
Certo questa avversione è stata espressa dalla Presidente del Consiglio proprio in occasione di un’altra ambigua vicenda. Antonio Scurati aveva scritto un monologo per celebrare il 25 aprile del 2024, ma la RAI (spesso chiamata ironicamente anche “tele-Meloni”, proprio perché accusata di esprimere in pieno le posizioni dell’attuale governo) aveva deciso di non mandarlo in onda provocando una marea di proteste
Proprio per cercare di fermare l’onda della polemica Meloni, in quella circostanza, si era dichiarata apertamente lontana da ogni regime totalitario.
Per tornare al libro oggetto di questo articolo occorre inoltre precisare che è assai difficile esprimere una valutazione storica equilibrata su eventi vicini a noi dal punto di vista cronologico.
Se parliamo del governo Meloni, forse, stiamo parlando più di attualità che di storia.
Pur constatando quindi la presenza di alcune imprecisioni nella sezione del testo incriminata, la stessa idea di censurare un libro scolastico (presentando addirittura un’interrogazione parlamentare, in un periodo così denso di guerre e problemi ben più gravi) fa rinascere antichi e sgraditi ricordi.
Una delle misure prese dal neonato governo fascista nel 1923, infatti, fu proprio quella di mettere mani alla riforma della scuola, affidata com’è noto al filosofo neoidealista Giovanni Gentile. Nell’arco di pochi mesi la storia diventò “storia della cultura fascista” e si accelerò la stesura di un testo unico di Stato. Introdotto con la legge n. 5 del 7 gennaio 1929, l’abecedario fascista venne infarcito di immagini, canzoni (Piccole italiane, Soldatini di ferro, Fischia il sasso), filastrocche (Pelle dura, animo schietto, eia eia alalà!) e frasi inneggianti al regime (“Tutti i bambini d’Italia sono piccoli fascisti”).
Nel tentativo di censurare un libro di testo che definisce il governo Meloni come legato “dichiaratamente” al fascismo, la Montaruli non fa altro che richiamare alla memoria proprio il periodo storico dal quale il suo partito si vorrebbe allontanare: quel sistema totalitario che, anche con il controllo dei testi scolastici, creò la sua organizzazione del consenso.
Per ironia della sorte, inoltre, si potrebbe pensare che proprio il dibattito suscitato sul libro di testo possa aver portato qualche studente, che mai prima d’ora aveva aperto un libro di storia, ad incuriosirsi e a leggere la parte “incriminata”.
Se a questo si aggiunge il fatto che Augusta Montaruli in precedenza era stata sottosegretaria del ministero dell’Università e della ricerca e che poi da tale ministero era stata allontanata a causa di una condanna in via definitiva per appropriazione indebita e che l’onorevole è ricordata più per aver abbaiato per circa 60 secondi in TV, durante una puntata di Tagadà (LA 7), quando l’onorevole Furfaro le aveva ricordato la sua condanna, che per il suo lavoro al ministero, è lecito chiedersi se proprio lei possa arrogarsi il diritto di censurare e fare la morale a qualcuno.
Malgrado Valditara voglia segnalare il libro all’associazione italiana editori per le opportune verifiche, gli autori di “Trame del tempo” non tornano sui propri passi.
Coautore del testo insieme a Valentina Colombi e Caterina Ciccopiedi, Greppi ha pubblicato sui social la foto della pagina incriminata confermando, senza esitazioni, ogni parola scritta. “La questione ha assunto fin da subito caratteri assai gravi…Ringrazio le tantissime persone che, sui vari canali, mi e ci stanno mandando attestati di solidarietà” – scrive lo storico, mentre l’editore Alessandro Laterza afferma a sua volta: “Senza ricamarci troppo: siamo nell’anticamera della censura e della violazione di non so quanti articoli della Costituzione».
La cultura fa paura quindi, oggi come allora, perché è la cultura a fornire all’uomo l’unica vera libertà: quella di pensare con la propria testa e di scegliere in modo critico.