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Calcio, Catania e Napoli: amici in festa

I primi, dal 19 marzo in quel di Caltanissetta fino a domenica scorsa, 30 aprile 2023, in un Massimino tutto esaurito e tinto di rossazzurro per l’ultima casalinga della stagione, hanno festeggiato uno (a suo modo) storico ritorno tra i professionisti del calcio italiano, appena un anno dopo l’acquisizione della società da parte dell’italo-australiano Ross (ormai ribattezzato dai tifosi “Saro”) Pelligra; gli altri, che speravano di poter festeggiare domenica scorsa tra le mura amiche del Maradona (fermati dal pari nel derby con la Salernitana), hanno solo rimandato la festa di quattro giorni alla Dacia Arena di Udine: hanno vinto aritmeticamente il terzo scudetto della loro storia – il primo sotto la presidenza De Laurentiis -, a cinque giornate dalla fine, dopo un campionato impeccabile salvo pochissimi (fisiologici) scivoloni, chiudendo a +16 sulla Lazio, momentaneamente seconda.
Catania e Napoli, Napoli e Catania: sembrano camminare in simbiosi queste due città, questi due popoli, nella buona e nella cattiva sorte. Pensandoci bene non è un caso se, prima ancora che a livello sportivo, esiste una forte amicizia, quasi fraterna: entrambe figlie di un vulcano, entrambe sul mare, entrambe ottimo cibo… entrambe, purtroppo, sofferenti degrado, inciviltà, criminalità, discriminazione… entrambe ai primi posti anche in queste classifiche, da cui di certo non possono trarre vanto. Fatto sta che anche noi, a livello umano, quando siamo amici di qualcuno – tanto da considerarci addirittura fratelli di quel qualcuno – lo diciamo perché sappiamo di condividere con quella persona anche un solo aspetto della nostra vita o del nostro modo di essere e di agire, belli o brutti che siano.
Quando il Napoli vinse il suo primo scudetto nella stagione 1986/87, il fuoriclasse assoluto di quella squadra – che di certo non ha bisogno di presentazioni – che napoletano o italiano di sangue non lo era, dedicò quella vittoria ai napoletani e a Napoli, come un trionfo culturale oltre che sportivo: il tricolore, storicamente conteso fra le compagini strisciate del Nord, era adesso cucito sul petto della squadra geograficamente più a Sud di quel campionato; in un periodo in cui la differenza culturale a livello geografico era più accentuata rispetto ad oggi, il trionfo calcistico rappresentò il riscatto dell’oppresso.
Sebbene il Catania non vanti trofei nazionali di rilievo nella sua storia calcistica, l’attaccamento per i catanesi alla squadra della loro città è forte in qualunque categoria: qualsiasi partita, qualsiasi trionfo, a qualsiasi livello (non importa se si tratta di un play-off per la Serie B o di un quarto di finale di Champions League) assume un importante valore: in questa stagione, in Serie D, le partite casalinghe dei rossazzurri hanno visto numeri di presenze sugli spalti che uno squadrone come la Juventus, nel suo impianto, non riesce a registrare da ormai parecchio tempo.

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