L'Opinione

Storie parallele di guerre

La guerra tra Russia e Ucraina ha stimolato l’opinione pubblica a fare paragoni storici con altre guerre o con altre epoche. Ha stimolato paragoni storici tra i leader in azione oggi e alcuni politici del XX secolo o di secoli passati.
Questa ricerca di parallelismi tra eventi storici è stata compiuta sin dall’antichità da filosofi e storici. Plutarco è celebre in tutto il mondo per avere scritto Le vite parallele. Si tratta di una serie di biografie in cui la vita di un personaggio politico greco viene accostata e comparata con quella di un personaggio politico romano. Alessandro Magno è accostato a Giulio Cesare, l’oratore e politico greco Demostene è accostato Cicerone, oratore e politico romano.
Possiamo affermare che questo genere di attività del pensiero ha raggiunto proporzioni mai viste dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina.
Nelle prime settimane della guerra tra Russia e Ucraina sono comparse su tutte le televisioni le immagini degli ucraini che scavavano trincee o alzavano barricate. Alcuni hanno cominciato a richiamare alla mente le immagini in bianco e nero della Prima Guerra Mondiale. Probabilmente i giornalisti volevano comunicare due messaggi: 1) che questa guerra fosse qualcosa di simile alla Prima Guerra Mondiale; 2) che l’azione militare della Russia sull’Ucraina fosse paragonabile all’invasione del piccolo Belgio da parte dell’Impero di Germania. Una cosa è certa: questa guerra ha diviso e divide gli intellettuali, i giornalisti e i politici tra interventisti e non interventisti come nei primi mesi della Prima Guerra Mondiale. Allo stesso tempo, ben presto, sia i media che i politici hanno abbandonato il parallelismo tra Guerra in Ucraina e Prima Guerra mondiale.
Alcuni hanno cominciato a guardare al nazionalismo russo di Putin e di molti suoi alleati. Hanno cominciato a sottolineare che Putin vuole artatamente proteggere le minoranze russofone presenti in Ucraina. È scattato allora un secondo parallelismo. Putin sarebbe un novello Hitler che con la scusa di proteggere le minoranze russofone vuole espandere il territorio russo. In questa prospettiva, la situazione attuale non sarebbe quella dei primi mesi del 1914 ma quella che va dal 1936 al 1938.
Scorrendo tra i post sulle pagine internet è emerso che uno dei principali generali di Putin sia Sergej Soigu. In qualche post si racconta che il generale sia convinto di discendere direttamente da Gengis Khan. Qualche amico al bar ha cominciato ad immaginare orde di popoli asiatici che partono dall’Asia per invadere l’Est Europa.
Nei reel di facebook spesso è comparso un video in cui Putin e il premier cinese Shi Jinping si promettono collaborazione e mostrano una particolare intesa ha mostrato come si stia saldano un’alleanza fortissima tra Cina e Russia. Questo filmato sarebbe la fine dei sogni di Pietro il Grande, lo zar che nel XVIII secolo cercò di occidentalizzare la Russia approntando alcune riforme molto importanti. Putin vorrebbe, quindi, fare il “Grande” andando verso Oriente in vista della realizzazione di un secolo asiatico. Putin sarebbe sempre uno “zar” alleato dell’ “imperatore” Shi Jinping.
In questa prospettiva, alcuni intellettuali hanno cominciato a rispolverare la differenza tra l’Occidente democratico e i dispotismi orientali. Qualche professore di storia greca potrebbe azzardare un parallelismo della situazione attuale con le guerre persiane quando le polis greche si scontrarono con l’impero persiano. In altri termini, le democrazie si starebbero scontrando contro i dispotismi dei “nuovi imperi” dell’Asia. Il paragone però farebbe diventare lo stato federale e democratico dell’India un potenziale nuovo impero persiano contro le democrazie dell’Occidente.
Ma il nuovo secolo asiatico è già cominciato? Forse il ritiro delle truppe dall’Afghanistan fatto da Trump, più che essere paragonabile al ritiro americano dal Vietnam sarebbe la data simbolica in cui gli stati asiatici hanno fatto cominciare il secolo asiatico. Forse dall’Asia si sta levando forte e chiaro il grido: “L’Asia agli asiatici!”… Se c’è un motto del genere, allora Shi Jinping e Vladimir Putin sarebbero “due novelli Monroe”, ossia starebbero portando avanti una versione asiatica della Dottrina del Presidente Monroe che in un suo celebre discorso del 1823 sviluppò un tema che è stato riassunto nello slogan “L’America agli americani!”.
Nelle ultime settimane, Israele ha attaccato la striscia di Gaza ed è in corso un’escalation con l’Iran. Esiste ancora lo scontro di civiltà tra Islam e Occidente? Se non c’è lo scontro di civiltà è in corso una guerra civile islamica? Le tensioni attuali in Medio Oriente sarebbero una versione islamica della Guerra dei trent’anni (1618-1648)?
Eppure, Samuel Huntington nel famoso saggio intitolato Lo scontro delle civiltà aveva individuato una linea di faglia tra la civiltà occidentale e la civiltà slava proprio in Ucraina. Se fosse così, l’Occidente che negli anni della guerra al terrorismo comprendeva l’Europa, tutta l’America e la Russia sarebbe adesso probabilmente solo il Nord-America e l’Europa soprattutto se consideriamo il fatto che molti stati dell’America Latina vorrebbero creare un fronte comune con l’Asia contro lo strapotere degli Stati Uniti. Questo “Piccolo Occidente” in declino è ormai assediato dal resto del mondo?
E l’Europa? I piccoli stati nazionali europei non rassomigliano forse le polis greche dell’epoca di Demostene? A quel tempo queste città non riuscirono a fondare un unico stato greco e furono distrutte dalla Macedonia e dalla Persia.
In Germania non c’è una grande coalizione che sostiene il governo? Nel Parlamento europeo non c’è una grande coalizione tra PPE, PSE, liberali, verdi? Questa situazione politica ricorda molto la Repubblica di Weimar. Qualcuno comincia a paragonare l’Unione Europea alla Repubblica di Weimar che crollò nel 1933 con il colpo di stato di Hitler dopo l’incendio del Reichstag.
La situazione politica internazionale offre molteplici chiavi di letture e stimola molti paragoni storici. Alcuni di questi possono essere anche utili. Talvolta possono essere fuorvianti perché ogni periodo ha delle specificità storiche e novità non ravvisabili nelle epoche precedenti.
E si pone anche una domanda potente: l’ONU può entrare in una crisi irreversibile come quella che portò alla dissoluzione della Società delle Nazioni e alla Seconda Guerra mondiale?

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