L'Intervista

“Stato di Grazia” il film: intervista a Lorenzo Flaherty

“Stato di Grazia” è l’esordio di Luca Telese alla regia, per testimoniare l’epilogo giudiziario del regista, autore e produttore Ambrogio Crespi, in anteprima il 6 settembre alla 80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.

Tra le grandi personalità nella pellicola di Luca Telese, tratta dalla storia vera del Caso Crespi, spiccano le testimonianze dirette di: Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo, Helene Pacitto, Giovanna Di Rosa, Sergio D’Elia, Sandro Gozi, Edi Rama, Benedetto Zoccola, Peter Gomez, Gian Marco Chiocci e Francesco Storace.

Con la partecipazione di uno dei volti più famosi in Italia per i filoni di serie investigative: Lorenzo Flaherty, nel ruolo di pubblico ministero; che ringraziamo per averci rilasciato questa esclusiva intervista.

Articolo 13 della Costituzione italiana, la libertà personale è inviolabile?

«La libertà morale e fisica è un diritto inviolabile. Rappresenta il cardine sia nella società che nell’essere individuale. La libertà personale, nel rispetto del prossimo, è il valore assoluto dell’esistenza umana».

Lei ha recitato in sequel investigative con sceneggiature oltre l’inverosimile, quale traccia emotiva le ha lasciato “Stato di Grazia”?

«Ho recitato in fiction che più che inverosimili erano simili alla realtà difatti la ricostruivano attraverso una “finzione” reale. Il ruolo che ho interpretato in “Stato di Grazia” mi ha dato uno spunto di riflessione sulla consapevolezza che il nucleo familiare, se forte, può davvero essere fondamentale per una persona».

Come giudica l’esordio di Luca Telese alla regia di un docufilm?

«Luca Telese è un regista nato, accompagna per mano lo spettatore nella narrazione. Questo è un talento e certamente è merito della sua lunga carriera giornalistica».

Quale valore ha per lei l’opera umana espressa dal regista Ambrogio Crespi nei suoi lavori.

«Ambrogio Crespi istilla nelle sue opere l’uomo con la U maiuscola capace di lottare, soffrire e reagire. Non lo cataloga in un luogo comune maschile, lo rende persona».

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