L'OpinionePolitica

Riflessioni sulla sinistra storica italiana

Il recente disegno di legge Zan, che ha modificato gli articoli del codice penale e le misure di prevenzione e contrasto della violenza e della discriminazione per motivi legati al genere, all’orientamento sessuale ed all’identità di genere, è risultato essere, spesso, inteso come un elemento di potenziamento della precedente legge Mancino ed un tassello che ha colmato la mancata approvazione del DDL Carfagna. Oltre ad essere ciò, tuttavia, è risultato essere certamente un momento di spaccatura fra destra e sinistra che ha indubbiamente aperto interessanti spunti di riflessione nel popolo della sinistra cosiddetta “storica”. Al riguardo, infatti, doveroso è sottolineare che amaramente si è dovuto constatare una tardiva presa di posizione su determinati argomenti di alcune realtà politiche che in quell’alveo militano e si collocano. Il partito comunista, per esempio, è sempre stato un avversario temibile in quanto organizzato in un attivismo militante che spesso ha assunto il carattere del vero interventismo quasi armato. Tuttavia il suo vero aspetto rilevante risultava essere la forte organizzazione ideologica che aveva visto nel pensiero pesante, ma completo, del Gramsci il proprio baluardo. Certamente l’eccessivo rigidismo di Togliatti, sebbene abbia rappresentato forse un’occasione di riforma perduta per il partito, ha indubbiamente imprintato una linea di fermezza al fenomeno politico che da tutti è sempre stata rispettata. Il partito ha, poi, visto l’azione del più blando “affabulatore di folle” Enrico Berlinguer ma che unico e primo ha introdotto il concetto di moralità in politica e nei partiti in generale. Seguì, poi, la segreteria di Occhetto con la fine del partito originario e la nascita del suo cosiddetto “diretto discendente”. Il partito comunista originario, però, è sempre stato un partito di lotta e di difesa delle libertà civili. Per quanto il duello del citato Achille Occhetto con Silvio Berlusconi abbia visto quest’ultimo soccombere e certamente la sua soccombenza ha avuto esegesi nella logica delle risposte pronunciate e dei principi affermati ma non nella mancanza di una presa di posizione generale su tutti gli aspetti della società. Ciò proprio perché, come diceva Emanuele Macaluso, la politica altro non è “prendere una posizione su tutto”. E questo ha sempre fatto il Partito Comunista. Ideologico fino al fanatismo ma impegnato sempre in un attivismo generale, come detto, a difesa dei diritti e delle libertà civili. Achille Occhetto è stato considerato il liquidatore del partito, epiteto questo non meritato, come tanti oggi vengono considerati o si atteggiano ad essere i degni eredi del Partito Comunista pre-riforma. Ma intanto il problema è che la politica come la intendeva Emanuele Macaluso oggi ha lasciato il posto a quella del “non impegno diretto” e della non presa di posizione sui vari aspetti della società. La conseguenza, però, è stata che a Torino nei quartieri operai ha vinto La Lega di Matteo Salvini, a Roma in realtà di frontiera e periferia gli estremismi organizzati di destra ed il PD, pronipote storico del PC, ha vinto solo ai Parioli. Se Potere al Popolo, degno erede di Democrazia Proletaria, prende da sempre posizione su tanti temi sociali importanti forse oggi i neo padroni del marchi della “sinistra storica” dovrebbero fare altrettanto. Magari non dovrebbero dimenticare di rivolgersi a tanti loro fratelli dicendo che saranno sempre al loro financo nelle lotte per la giustizia sociale. Magari dovrebbero solo ricordarsi vecchi modi di dire che hanno fatto la storia della sinistra italiana tipo “fratello non temere, sia fatto il mio dovere, trionfi la giustizia proletaria”. Ma quelli erano altri tempi, erano quelli di quando il Partito Comunista faceva paura agli avversari perché era il partito della militanza “pre-covid”. Oggi è tutto diverso…purtroppo.

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