L'Opinione

Riflessioni contemporanee per un socialismo nouveau 4.0.

Siamo un paese segnato da differenze profonde che necessiterebbero di uno stato “redistributore” attraverso il fisco e l’espansione monetaria. Ciò al fine di sostenere l’equità sociale mediante la combinazione dei rapporti di forza a favore dei ceti più deboli, vittime delle fluttuazioni del mercato catalizzatrici di una latente, ma continua, lotta di classe fatta di forti dumping e di diritti sociali mancati. Equità e giustizia sociale risultano essere gli ingredienti per correggere le storture generate dalla globalizzazione con particolare riguardo anche al contrasto del dumping fiscale. Il vero problema dei nostri tempi è, infatti, proprio il dumping che ostacola l’affermazione dei diritti anche e soprattutto nel mondo del lavoro. In questo scenario i sindacati dovrebbe ritrovare la loro forza contrattuale rafforzando le tutele dei lavoratori grazie all’ampliamento dei moderni sistemi di welfare già presenti e baluardo delle istituzioni liberaldemocratiche. Certo nel contesto attuale in cui i lockdown potrebbero diventare uno strumento di politica monetaria, che la annunciata terza ondata della circolazione del virus potrebbe portare, tutto risulta più incerto e nebuloso. Anche lo stesso DDL Zan, ponendoci di fronte ad un concetto di identità che vede la stessa evocare una prospettiva dinamica, sollecita proprio il diritto, nella persona del legislatore, a dovere fare i conti con la modifica delle condizioni che hanno condotto all’affermazione del soggetto nella prima modernità. Oggi la condizione di fragilità e vulnerabilità degli esseri umani impone di ripensare i diritti sociali di tante categorie umane. Violenza, vulnerabilità ed invisibilità sono i nuovi vulnera della democrazia. Le sempre più diffuse forme di violenza che si manifestano nella società civile, segno di una pratica delle relazioni umane improntate sulla prevaricazione, stanno alla base di una seria riflessione interdisciplinare e necessaria in un momento di dilagante emersione di vari fenomeni di intolleranza sociale. Il susseguirsi di cambiamenti sociali e culturali ha portato, infatti, ad una profonda modificazione delle relazioni interpersonali, e di genere, all’interno di società sempre più multietniche, imponendo di svolgere una riflessione proprio sul rapporto tra diversità, eguaglianza e non discriminazione. Ancora oggi la distribuzione del lavoro di riproduzione sociale segue una rigida divisione dei ruoli con la vulnerabilità economica, la precarietà giuridica ed i pregiudizi culturali che finiscono per incidere negativamente sulle relazioni di lavoro in una conflittualità etnica, censitaria e di classe interna al genere stesso. Anche lo stesso rapporto tra linguaggio e sopraffazione, essendo la lingua il collante della società, vede il suo affermarsi come indice dell’alterarsi dei legami sociali e della struttura stessa dello stare insieme. L’omologazione moderna risulta essere il nuovo nemico da abbatte per un “socialismo umanista” fatto da una nuova sinistra unita e compatta. Unita e compatta verso una società più giusta, metafora di una gucciniana locomotiva di nuovo ed ancora, dopo anni, lanciata a bomba contro l’ingiustizia.

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