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Brasile: sposalizio di due fiumi

Partenza alle sei del mattino da Tabatinga, questa volta decido di imbarcarmi su una lancia con qualche comfort in più, un ultimo sguardo alle barche che trasportano i prodotti della selva e animano il mercato fluviale di questa suggestiva se pur remota cittadina amazzonica. Lungo il rio veniamo più volte fermati dalla polizia fluviale, ad ogni ispezione ci rivoltano i bagagli, questi continui controlli sono piuttosto irritanti, ma mi rendo conto che il problema del narcotraffico in questa zona del Paese è una realtà alquanto pesante. Mi ritrovo piacevolmente seduta accanto a due affascinanti Argentini, che, quando l’inserviente ritira il vassoio del pranzo, appena consumato con molta soddisfazione, mi comunicano che abbiamo mangiato carne di “mono” ovvero di scimmia. Sono questi, piccoli incidenti gastronomici che capitano a queste latitudini; non posso che rimuovere il tutto e godere del paesaggio.
La prua dell’imbarcazione si anima e i viaggiatori sembrano piuttosto eccitati, improvvisamente uno spettacolo senza precedenti ed ecco che ha luogo il matrimonio fluviale di due fiumi che scorrono paralleli per chilometri all’interno della Selva Amazzonica. Alla fine di un lungo percorso due fiumi si uniscono e danno origine al Rio delle Amazzoni, il più grande bacino idrico del mondo.
Le acque chiare del rio Solimões accanto a quelle più scure del rio Negro, creano dei tumultuosi mulinelli d’acqua. Un seducente fenomeno della natura dovuto alla differente densità e temperatura delle acque del rio Negro, calde e scure per le grandi quantità di materiale vegetale, e le acque chiare e più fresche del Rio Solimões, che porta con sé i sedimenti provenienti dalle Ande; nato in territorio peruviano, a circa cento chilometri da Iquitos, formatosi a sua volta dall’unione tra Ucayali e Marañón, che scendono dalle Ande. Superato il misterioso turbinio delle acque che danno origine al Rio delle Amazzoni, arriviamo a Manaus.
La lancia ormeggia al famoso Mercato di ferro, che fu inaugurato nel 1933, da questo punto partono le numerose barche che risalgono i cosiddetti igarapés, corsi d’acqua che s’inoltrano nella selva. Sulle rive ecco spuntare le tipiche case costruite sull’acqua, tra i colorati panni stesi ad asciugare s’intravedano i visi delle donne e dei bimbi incuriositi dall’arrivo dei turisti. In compagnia dei miei amici argentini vado alla ricerca di un alloggio, mi ritrovo in un Hotel stupendo dove dall’alto della sua terrazza è possibile ammirare tutta la città e vedere il rio che corre verso la sua meta finale. Con il cielo che si colora di rosso per un tramonto amazzonico d’indicibile bellezza, riesco ad ammirare il teatro Amazonas, un pezzo d’Italia in Amazzonia.
Il teatro fu realizzato in stile neo rinascimentale nel 1896 dall’architetto italiano Celeste Sacardim. Immortalato nel film Werner Herzog, “Fitzcarraldo” è uno splendido esempio d’architettura “Belle Epoque” tropicale, con la sua grandiosa cupola rivestita da trentaseimila tegole smaltate importate dall’Alsazia. Costruito dai baroni del Caucciù fu eretto per convincere Enrico Caruso ad esibirsi nel Loro teatro e così fu lui ad inaugurarlo nel 1897 con l’opera italiana, la Gioconda. Dopo i giorni dedicati solo alla Selva Amazzonica ecco che piombo in una realtà piuttosto insolita dove i ritmi di una grande città sembrano integrarsi con quelli più pacati dell’Amazzonia.

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