L'Intervista

“Troppu trafficu ppi nenti” in scena al Brancati: parla Giuseppe Dipasquale

Al Teatro Vitaliano Bancati di Catania, ritorna in scena dal 2 al 10 maggio lo spettacolo tanto acclamato dal pubblico “Troppu trafficu ppi nenti“, di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale. Il testo gioca con “la teoria” secondo cui Shakespeare avrebbe anche potuto essere un siciliano ovvero un certo Michele Agnolo Florio, di origine quacquera, che sfuggì alle persecuzioni religiose, approdando via via a Stratford on Avon e a Londra. Il classico shakespeariano Troppo rumore per nulla viene rivisitato in pura venatura sicula e dall’incipit surreale viene fuori una pièce teatrale che trasforma il rigore inglese in una farsa isolana, mantenendo intatto il copione teatrale e trasformandolo in una ancora più godibile commedia. Per questo nuovo spettacolo abbiamo incontrato il regista Giuseppe Dipasquale, condividendo la storia di come nasce lo spettacolo e quali saranno le novità.

Salve Giuseppe,” Troppu trafficu ppi nenti” lo spettacolo che viene accolto con grande successo in Italia e all’estero e che celebra la grande collaborazione con Camilleri, ci vuoi raccontare come nasce?

Troppu trafficu” nasce da uno scherzo che io e Andrea Camilleri abbiamo voluto fare 24 anni fa, era proprio l’estate del 2000 e parlando insieme a lui mi è venuto in mente che un professore di nome Martino Iuvara, aveva scritto nuovamente sulla tesi che Shakespeare non era Shakespeare, era un siciliano, un quacchero palermitano scappato da Palermo e che si era rifugiato dai cugini a Stratford, una di quelle storie romanzate che oltre tutto in questi anni sono venute fuori di più a dismisura, allora parlando con Andrea gli dissi, «perché non facciamo uno scherzo? Facciamo finta di aver trovato un testo che noi tradurremmo da “Molto rumore per nulla” in siciliano antico e facciamo finta di averlo trovato in una cassa di una biblioteca e lo intitoliamo appunto in “Troppu trafficu ppi nenti“, che era la traduzione in siciliano»  …Camilleri ascoltando la mia idea si mise a ridere e mi disse: «sei un criminale, come ti vengono certe idee?» da lì gli dissi  «perché non ti piacerebbe?» e lui mi rispose: «mi piacerebbe da pazzi!»… e fu lì che gli dissi allora facciamolo!! Da lì ci siamo messi al lavoro e ne è venuto fuori questo testo che devo dire ha dato in 24 anni moltissimi risultati. 

La compagnia è sempre la stessa o ci saranno delle novità?

In 24 anni la compagnia è cambiata tante volte, ci sono attori che sono rimasti fin dalla prima edizione come: Filippo Brazzaventre, Angelo Tosto, ma gli altri sono generazioni di attori che si sono avvicendati perché è uno spettacolo che nella sua formula, per com’è nata, consente un po’ l’inserimento un po’ come nel distinguo del paragone, come una sorta di Arlecchino servitore di due padroni di Strehler, che è stato fatto per moltissimi anni ma gli attori dentro si avvicendavano, poiché lo spettacolo, la formula dello spettacolo funzionava bene e quindi non c’era bisogno cambiando gli attori di cambiare spettacolo.  Così è stata la stessa cosa per “Troppu trafficu ppi nenti”, lo spettacolo è rimasto quello, nella sua formula espressiva, nella sua messa in scena ma gli attori all’interno hanno dato a rotazione, nuovo volto ai personaggi.

Uno spettacolo che replica già da 24 anni e che riserva sempre tante novità, ci vuoi anticipare qualcosa?

Ogni volta che si fa uno spettacolo, come diceva Pirandello con altri attori, altre disposizioni ed altre luci, è sempre una cosa nuova ed appunto ogni edizione di “Troppu trafficu”, è stata pur fedele a sé stessa ma allo stesso tempo nuova, perché questo è uno spettacolo che nasce in una piazza ma poi si trasferito all’interno di un cortile (…parlo negli anni)all’interno dei teatri al chiuso, l’abbiamo portato in Polonia, in Romania, all’interno di un teatro Elisabettiano come il Globe Theatre di Gigi Proietti, dov’è stato ben tre volte a replicare, ogni volta ha dato una novità nella forma dello spettacolo.  La novità in questa edizione è essendo in un teatro al chiuso, un teatro all’italiana quindi non in uno spazio aperto, c’è maggiore possibilità di gustare e di godere di questa lingua che siamo riusciti ad inventare, questa lingua siciliana che non è un siciliano parlato ma un siciliano ricostruito attraverso il lessico, tesoro linguistico del 500 e che diventa teatralmente molto espressiva, in questo si gode molto di più in uno spazio chiuso.

l teatro è sempre alla ricerca di nuove forme di linguaggio, ma qual è il messaggio che Di Pasquale vuole dare con questo nuovo spettacolo?

Credo che questo spettacolo sia per me, lo spettacolo della gioia, uno spettacolo unico che tra l’altro nella mia carriera di regista ed unicamente lo spettacolo che ho ripreso più volte in 24 anni, perché lo considero uno spettacolo dove sono riuscito a trasferire tutta la gioia di fare teatro e lo si vede anche nel rapporto con gli attori, la compagnia è affiatatissima anche se è cambiata negli anni, ogni volta ho provato a trasferire questa necessità, che io credo fondamentale per una regia e per il rapporto con il pubblico di costruire un unico fiato, un’unica anima un unico respiro tra persone diverse, pur nella loro diversità attoriale e soprattutto diversità che devono consegnare ad i personaggi, tuttavia devono recitare come un sol uomo, ecco questo è già un insegnamento che già Shakespeare dava e che in maniera magica ed in maniera devo dire singolare, sono riuscito a trasferire in questo spettacolo e credo che possa essere una cosa di cui posso andare orgoglioso.

Foto di Dino Stornello

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